Da quando decifra lo stampatello minuscolo, mio figlio avrà notato che qualche volta non resisto e nelle storie che leggiamo gli “uomini” diventano “persone” se la parola si riferisce a tutti noi, “ciccione” diventa “grasso” e chi non è alto anziché “nano” è “basso”.
C’è chi dice che non si può intervenire sul lessico
La regina Camilla non approverebbe, lo so. Stando alla stampa, come molti altri si schierò senza esitazione contro i ritocchi con cui l’editore inglese volle adattare ai tempi la lingua dell’amatissimo scrittore per bambini Roald Dahl.
Ma i linguisti non sono d’accordo
Io, invece, di esitazioni ne ho, a volte le parole mi mettono in difficoltà perché, come le immagini, sono concentrati di idee e, attraverso libri, film, canzoni, ci trasmettono una visione del mondo. La linguista Annalisa Nesi spiega che le parole hanno una storia, il loro uso cambia in seguito alle trasformazioni sociali e culturali.
La lingua evolve nel corso del tempo
Mi viene da pensare, allora, che nel 2024 “uomo” vale come sinonimo di “essere umano” se si vuole escludere dal discorso mezzo mondo e che vent’anni fa “ciccione” poteva passare come un insulto bonario, ma oggi sappiamo che sottintende un giudizio di valore.
La scelta delle parole “sbagliate” può creare divisioni
Questa visione delle relazioni che esclude e divide non è quella che voglio passare a mio figlio se, come credo, in una società dove ognuno ha cittadinanza stiamo meglio tutti.
L’aspetto educativo è fondamentale
Allora che fare? Una risposta semplice non c’è. Da un lato, adeguare il lessico dei romanzi confina con la deformazione dell’opera d’autore e può far pensare alla censura. D’altra parte, se il lettore è un bambino, come ignorare l’aspetto educativo, in particolare quando la lettura non è più mediata da un adulto che possa rispondere a dubbi, o anche porli?
Proporre testi sempre diversi può essere una soluzione per evitare la scelta delle parole sbagliate
Da parte mia, cerco di proporre la maggiore varietà possibile di storie, testi e immagini, e di coltivare, prima di tutto in me stessa, la coscienza che le parole fanno cose, rafforzano il modo in cui guardiamo la realtà o possono cambiarlo.