Prendere in mano una matita, un gessetto o un pennarello e tracciare dei segni su un foglio: comincia così, tra i 3 e i 5 anni di età, la grande avventura della scrittura.

Scrivere a mano è la prima grande conquista

«Scrivere a mano è una delle conquiste più affascinanti e importanti dell’infanzia per lo stupore di poter tradurre un suono in un segno (una magia!), di poter scrivere e leggere il proprio nome, e -più in là- di poter trasferire i propri pensieri su un foglio» spiega Simona Cassarino, esperta di disgrafia, formatrice e autrice di Il piacere di scrivere a mano (edizioni Leone Verde). «Ed è anche uno dei gesti di motricità fine più specifici che possiamo apprendere nella vita, complesso dal punto di vista motorio, perché è un grande gesto di coordinazione che coinvolge i muscoli del braccio, dalla spalla fino alle dita, ma anche da quello cognitivo, perché attiva molte aree del cervello».

Scrivere a mano: già a 12 mesi i primi segni

L’interesse dei bambini verso il gesto che porterà alla scrittura, in realtà, comincia prestissimo: dai 12 ai 18 mesi. «È l’età dello scarabocchio, una sorta di protoscrittura che, nelle ultime fasi della sua evoluzione diventa “scritturale”, cioè tenta di imitare la grafia adulta, purché i bambini abbiano visto mamma e papà scrivere a mano» commenta Roberto Travaglini, docente di Pedagogia ed educazione della scrittura a mano e del disegno infantile all’Università di Urbino e direttore della rivista online Graphos (graphos.info) «Certo, i segni sono buffi, per noi incomprensibili, ma il bambino va incoraggiato perché la poca abitudine a scarabocchiare, a tenere in mano una matita, può portare poi a difficoltà nella scrittura e alla disgrafia».

No all’uso precoce di tablet e tastiere

Come l’uso precoce e poco controllato di tablet e tastiere. «Perché scrivere con un dito, cioè premendo su un touch screen o una tastiera, per il cervello non è per niente stimolante: compiamo sempre lo stesso gesto per ottenere lettere diverse. Quindi, azzerare la fisicità in quella fase della vita vuol dire rendere la scrittura un’esperienza povera. E, alla lunga, si impoverisce anche la sfera psicologica, emotiva e linguistica di un bambino». Vediamo allora, nel dettaglio, perché è importante che i bambini imparino a scrivere a mano.

Scrivere a mano stimola le capacità cognitive

Lo dimostrano numerose ricerche, come quella della Norwegian University of Science and Technology pubblicata nel 2021 sulla rivista Frontiers in Psychology: scrivere a mano potenzia la connettività cerebrale. «Date una matita in mano a un bambino di 2 o 3 anni: comincerà a tracciare segni ovunque, anche sui muri, e questo gli permetterà di cominciare a esplorare il mondo, di affinare le competenze manuali imparando il controllo del gesto, ma anche di comunicare cose specifiche. E questo sarà ancora più evidente quando imparerà a scrivere» aggiunge Roberto Travaglini. Sono gli effetti della “cognizione incorporata”, un ramo delle neuroscienze che studia il legame tra il movimento e l’attività cerebrale.

Scrivere a mano potenzia la memoria

Se gran parte dei docenti di Harvard, oggi, chiede agli studenti di prendere appunti a mano, una ragione ci sarà. E persino Paesi come la Svezia, gli Stati Uniti o il Canada, che più di altri avevano promosso le “scuole senza carta”, sono tornati sui loro passi: gli strumenti digitali indeboliscono la memoria. Con foglio e penna, lo studente compie infatti uno sforzo complesso. Per esempio, deve sintetizzare quello che ascolta, usare meno parole (i programmi di scrittura vocale invece trascrivono tutto quanto viene detto) trovando quelle giuste e creare mappe concettuali. Tutte operazioni che esercitano l’attenzione e fissano nella mente i concetti più importanti.

Scrivere a mano migliora la lettura

I bambini che hanno imparato a scrivere su una tastiera hanno più difficoltà di lettura (per esempio faticano a riconoscere lettere speculari, come ‘b’ e ‘d’). Come mai? «Non aver “sentito” con il proprio corpo come si scrivono quelle lettere rende più difficile riconoscerle a vista» spiega Simona Cassarino. «E questo rende più stentata la lettura, soprattutto se si deve leggere un testo scritto a mano».

Scrivere a mano arricchisce il linguaggio

Lo ha verificato sul campo Benedetto Vertecchi, professore emerito di Pedagogia presso l’Università Roma Tre, e autore del libro I bambini e la scrittura (Franco Angeli) con un esperimento che ha coinvolto gli allievi di terza, quarta e quinta elementare di due scuole. «Per più di tre mesi abbiamo chiesto ai bambini di iniziare la giornata scolastica scrivendo per 15 minuti un piccolo testo su un tema dato» racconta. «L’obiettivo era semplicemente quello di allenarli a scrivere a mano, dunque non contava tanto l’argomento o il contenuto del testo. Ebbene, al termine dell’esperimento in tutti i bambini si è visto un netto miglioramento grafico, ortografico e lessicale, a dimostrazione di come la scrittura stimoli anche le competenze linguistiche. Ma l’altro aspetto interessante è che i bambini ne erano gratificati e si sono appassionati moltissimo a questa attività».

La calligrafia parla di noi

Verso la fine della scuola primaria, superata la fase di apprendimento, ecco che i bambini cominciano ad acquisire un proprio stile personale: è il momento in cui ogni madre può riconoscere tra mille la calligrafia del proprio figlio. «Non esistono due calligrafie uguali, ognuno fa le g in modo diverso e io devo trovare la “mia g” all’interno di una vasta gamma. Ma anche imparare a leggere e accogliere le calligrafie degli altri, e questo è un altro aspetto su cui riflettere e del quale la scrittura digitale -nella sua piattezza- inevitabilmente ci priva». Imparare a scrivere consente ai bambini di trovare la “loro” scrittura. E li abitua ad accogliere le calligrafie degli altri. Due esperienze impossibili con gli strumenti digitali.

L’impugnatura giusta per scrivere

Sai che anche il modo in cui si tiene in mano la penna o la matita è importante? «Quello giusto è con le tre dita -pollice, indice e medio- “a pinza” e non -come si vede oggi- con la mano chiusa “a pugno”, un postura che irrigidisce polso, spalla e collo: scrivere così diventa faticosissimo e non lo si fa volentieri» spiega Simona Cassarino, esperta di disgrafia e formatrice.

L’importante è intervenire subito. «A 6 anni può essere tardi: un bambino ha già interiorizzato una presa e correggerla richiede molto lavoro. Il problema è diffuso perché -come mi raccontano le insegnanti- oggi la gran parte dei bambini ha poca manualità e coordinazione: c’è chi a 8-9 anni non riesce ad allacciarsi le stringhe o a fare le capriole. 

Come migliorare la coordinazione oculo-manuale

Così suggerisco delle attività utili per allenare la padronanza del gesto, come il gioco dello shangai oppure, per la coordinazione oculo-manuale, l’esercizio di lanciare la palla in un canestro, un gesto che obbliga a guardareil canestro e non le mani». Un altro aiuto viene dalle matite triangolari, che favoriscono la corretta posizione delle dita. Tra le novità, le linee ergonomiche proposte da Carioca per l’inizio della primaria: grandi e in grado di offrire al bambino la presa corretta, alleggerendo le tensioni muscolari. Tutte, dalla matita HB Maxi alla linea Supercolor Maxi fino alle Tita Maxi, sono ideali per le mani più piccole. E hanno la mina resistente alla caduta.