Basta con lo sharenting, i figli sui social media. Postare in continuazione scatti dei pargoli (più o meno piccoli) non solo potrebbe nuocere ai diretti interessati, ma non sarebbe più neppure così “di tendenza”. Complici – forse – anche gli ultimi sviluppi del rapporto tra Chiara Ferragni e Fedez, che in passato hanno fatto dello sharenting un must, ora sembra giunto il momento di smettere di “mettere in vetrina” i figli, sui propri account.
Sharenting e figli sui social: quando sono i genitori a esagerare
I dati sullo sharenting, la sovraesposizione dei minori sui social, sono eloquenti: secondo una ricerca di Security.org 3 genitori su 4 pubblicano foto dei figli sui propri account, e 8 su 10 lo fa indicandone anche il nome reale. Troppo, anche per il Garante della privacy che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione, chiamata “La loro privacy vale più di un like”. Nello spot si sottolineano i pericoli ai quali si espongono i figli, postando contenuti su di loro o nei quali sono chiaramente riconoscibili, come il rischio di finire oggetto di attività illecite o nella rete della pedopornografia
Effetto vip: un fenomeno in aumento
Per quanto non si tratti di un fenomeno nuovo, con il tempo lo sharenting è cresciuto, complici i social: ai vecchi album di famiglia, orgoglio dei genitori, si sono sostituiti gli scatti su Facebook, Instagram e TikTok, trainati dai vip: «Chiara Ferragni certamente è stata un esempio, almeno finché l’ex marito Fedez non si è opposto alla pubblicazione degli scatti dei figli», spiega Elena Farinelli, esperta di social media manager e docente di Influencer marketing presso l’Istituto Europeo di Design-IEDm. «Un altro esempio su TikTok – aggiunge – è quello di Arianna Russo e della figlia Ginny», con riferimento alla prefinalista nazionale per l’edizione di #MissItalia 2024 con il titolo di “Miss Eleganza Lombardia”.
Dopo le “abbuffate social”, la disconnessione?
Da qualche tempo, però, iniziano ad arrivare alcuni segnali di una controtendenza, oggi cavalcati anche dal Garante per la protezione dei dati personali. Insomma, non occorreva attendere gli ultimi sviluppi delle vicende dei “Ferragnez”, tra i più prolifici nel postare foto e video dei figli Leone e Vittoria, per attendersi un’inversione del trend, con un maggior desiderio di disconnessione social. Che sia la volta buona che i genitori riducano la sovraesposizione dei figli dalla Rete?
Ascoltare le richieste dei figli cresciuti
«La controtendenza per ora è ancora debole, i genitori tendono ad abusare della possibilità di postare foto e video dei figli: non sono consapevoli che circoleranno senza che sia possibile poi eliminarli, perché i servizi preposti spesso non rispondono e possono continuare a girare anche copie del materiale. Quello che invece si nota è una maggiore sensibilizzazione da parte di ex bambini che, una volta cresciuti, si sono resi contro di essere stati sovraesposti», spiega Farinelli.
Campagne social per sensibilizzare
A confermare una nuova tendenza ad una maggiore riservatezza e discrezione sono anche le scelte di alcuni brand. Come spiega Il Sole 24Ore, una compagnia di telefonia mobile cinese in India ha lanciato poche settimane fa Connettersi per disconnettersi, «per favorire il dialogo in famiglia». Un esempio analogo arriva dalla Germania, dove uno spot della Deutsche Telekom (Senza consenso) mira a sottolineare un aspetto “etico”: la pubblicazione di contenuti che hanno come protagonisti i figli avviene spesso a loro insaputa, specie quando sono molto piccoli. Si calcola che ciascun bambino a 5 anni abbia in Rete 1.500 sue foto pubblicate (dai genitori).
Pubblicare senza il consenso dei figli
«Il problema etico in effetti si pone perché pubblicando la foto di un minore gli si dà una identità. Se io posto una foto di una bimba vestita di rosa, per esempio, le sto dando una connotazione forte o potrei decidere di mostrare immagini nelle quali fa cose buffe. Ma una volta cresciuta, quella bimba potrebbe provare vergogna per questo o un danno di reputazione se viene presa in giro: insomma, impongo una scelta alla quale non può opporsi, finché è molto piccola. Dai 14 anni, invece, occorre il suo consenso», sottolinea Farinelli, che aggiunge: «L’altro problema riguarda la sicurezza».
Dove finiscono le foto dei figli in rete?
«Ci sono molti siti che possono impossessarsi di foto di bambini, anche in costume da bagno, e farle finire in circuiti illegali – spiega Farinelli – Con l’intelligenza artificiale, poi, gli scatti possono essere animati e trasformati in video, di fatto facendoli agire in qualunque modo. Anche la foto di una bambina o un bambino che sorride su un prato può essere oggetto di rielaborazione. Per questo occorre stare molto attenti a ciò che si pubblica. Un consiglio è quantomeno di oscurare il viso del minore con il cosiddetto blur (la sfocatura), un’icona, emoji o altro». Secondo gli esperti, infatti, entro il 2030 il furto di identità sarà dovuto in 2 casi 3 alla condivisione online di immagini.
Come fermare lo sharenting
Come porre un argine alla sovraesposizione dei minori in rete da parte dei genitori? Sicuramente le campagne di sensibilizzazione offrono un contributo importante, perché siano i genitori a responsabilizzarsi nei confronti dello sharenting. Ma c’è chi invoca anche un intervento legislativo. Alla Camera è stata depositata una proposta di legge, a marzo del 2024, (“Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”), che prevede alcune limitazioni alla pubblicazione di immagini e video, specie a scopo di lucro (come nel caso di sponsorizzazioni). Ma che fine ha fatto?
Francia capofila nella tutela dei minori
Se in Italia la proposta è rimasta tale, l’obiettivo del testo era proprio di arginare il fenomeno dei baby influencer e dello sharenting. Nel documento si fa anche riferimento al fatto che alcuni Paesi hanno già introdotto delle norme, come la Francia, che ha previsto dei paletti fin dal 2020. Per esempio è previsto l’obbligo per i genitori di versare gli eventuali guadagni ottenuti grazie ai figli baby influencer su conti correnti proprio ai minori», sottolinea Farinelli. A livello europeo il punto di riferimento resta il GDPR, il regolamento sulla protezione dei dati personali, entrato in vigore nel 2018. L’articolo 17 prevede il diritto all’oblio del minore che, al compimento dei 13 anni, può chiedere ai genitori di rimuovere informazioni specifiche su di lui. Si tratta della stessa direzione seguita dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marinella Giannina Terragni, in Italia.
Stop ai baby influencer (a loro insaputa)
La Garante precedente, Carla Garlatti, tempo fa ha anche sollecitato l’adozione di norme per verificare i profitti generati dalle sponsorizzazioni online da parte di minori, considerandoli equiparabili a quelli di chi opera nel mondo dello spettacolo e della pubblicità. Nonostante in Italia manchi una legge ad hoc, il diritto alla riservatezza dei minori è comunque già previsto anche nell’articolo 16 della Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma quanto è rispettato? E cosa accade quando i genitori sono i primi a violarlo o si separano?
Quando serve l’autorizzazione di madre e padre
«Per poter pubblicare i contenuti relativi ai figli, la legge è chiara: i genitori devono essere d’accordo – spiega l’esperta – Se uno dei due è contrario, quindi, non è possibile e una conferma è arrivata nella vicenda di Ferragni e Fedez: quando si sono separati il cantante ha negato l’autorizzazione e infatti ora i bambini sono mostrati solo di spalle o con i volti non riconoscibili».
L’importanza dell’educazione digitale dei genitori
Di fronte ai pericoli dell’esposizione dei bambini e minori in Rete, la Società italiana di pediatria (SIP) ha fornito alcuni consigli di “educazione digitale”. Per esempio, evitare di scrivere il nome completo del figlio, di non condividere immagini nelle quali appaiano svestiti o nudi, di attivare notifiche nel caso in cui il nome del minore compaia in ricerche online. Anche la Safety Commissioner australiana consiglia di non riportare indirizzi o informazioni su casa, scuola frequentata o altri luoghi specifici tramite la geolocalizzazione. È anche bene limitare l’accesso ai contenuti solo a persone conosciute (come gli amici), modificando le impostazioni della privacy.