Purtroppo il problema dei padri poco collaborativi non è vissuto solo dalle madri separate. Il tempo dedicato ai figli da parte di entrambi i genitori è ancora enormemente sproporzionato (naturalmente a sfavore delle madri). Ma una recente ricerca ci dice che, forse, le cose stanno migliorando
L’aiuto con la gestione dei figli, soprattutto per una madre lavoratrice, sembra non bastare mai. Figuriamoci per le mamme single!
Un confronto con altri paesi europei su congedi parentali e flessibilità lavorativa può farci capire quale potrebbe essere la direzione da seguire per agevolare la vita delle famiglie e delle mamme, single e non
Il mercoledì è il mio giorno feriale libero, come se fossi una colf, e a questa pausa non rinuncerei mai. Forse dovrei preoccuparmi? Sono sbagliata io a credere di potercela fare da sola ? «Le madri senza marito ci sono sempre state e nessuno ha mai messo in dubbio la loro capacità di tirare su i figli. Anzi» mi conforta Giovanna Campani, docente di Antropologia di genere all’università di Firenze e autrice di Madri Sole (Rosenberg & Sellier). L’esperta snocciola tanti esempi di artisti e talenti geniali cresciuti su da signore- non-accompagnate, da Caravaggio a Charlie Chaplin. O, per tornare a oggi, il presidente degli Usa Barack Obama.
«È nell’America degli anni ’60 che, partendo dal problema delle donne nere e sole, povere e con figli, si inizia a studiare il fenomeno sociale delle single mothers» mi spiega. «Dieci anni dopo la categoria viene “importata” in Europa, per stigmatizzare le divorziate. Ma ora che secondo l’Istat in Italia ci sono oltre 2 milioni e mezzo di famiglie con un unico genitore, siamo in una fase nuova: la questione va affrontata senza angosce e senza sensi di colpa. Delle madri, soprattutto».
Ceno alle 19 per tenermi leggera e mi sveglio all’alba per fare yoga e meditare. Ho dimezzato le lavatrici e non stiro più (io non porto camicie!). Nei weekend liberi , se i bambini stanno col padre, esco e resto a dormire da un’amica o dal mio nuovo compagno. E per 48 ore torno alla vita da ragazza, senza pensieri. Sono in buona compagnia, a quanto pare.
«Non mi vergogno della gioia di trovare casa vuota e mangiare solo quello che mi va, anche insalata direttamente dalla busta» mi dice Elena Guerrieri, stilista del brand Eli, divorziata dopo 25 anni di matrimonio, con tre figlie over 15. Aggiunge Enrica Tesio, torinese, 36 anni, due figli , due gatti, un mutuo e (per fortuna) un lavoro in un’agenzia di pubblicità: «Vogliamo iniziare raccontando la nostra vita dal bello che ti resta dopo la separazione e non solo da quello che hai perduto?». Quando Matteo la lasciò, le promise di rimanere un padre presente e di continuare a volerle bene. L’accordo raggiunto, non così comune, Enrica lo racconta nel blog “TiAsmo”, che è diventato un grande successo e le ha ispirato il libro La verità vi spiego sull’amore (Mondadori). A lei confido le domande imbarazzanti che ogni tanto i ragazzi mi fanno: «Mamma, ma se fai un altro figlio, lo fai con papà?». Ed Enrica tira un sospiro di sollievo: «I miei non me l’hanno ancora chiesto, sono troppo piccoli e vivono la separazione come un dato di fatto. Ma è giusto tranquillizzarli : nulla potrà cambiare l’amore che io e il papà proviamo per loro. Anche se non viviamo più tutti insieme».
Per fortuna il mio freezer è stipato di polpette al sugo… Come tante altre donne, ho un lavoro precario che faccio da casa. Così seguo di più i ragazzi e risparmio sulla baby sitter. Offro colazioni a destra e manca a chi mi copre se ho un imprevisto e ritardo a prendere i miei figli all’uscita di scuola. Ma non è poi questa la vita di ogni mamma, anche con marito?
«Quando la tua storia d’amore è esaurita , separarsi è un rilancio di energia» sottolinea sempre la mia amica Martina, 40 anni, due bambine di 8 e di 4, separata di fresco. La domenica al telefono proviamo a capire come “allinearci” tra noi spaiate e organizzare il pranzo. «Pasta al forno e pollo arrosto, venite tutti da me: da soli è triste». Ha ragione la sociologa Elisabetta Ruspini dell’università Bicocca di Milano quando dice: «Oggi possiamo scegliere la forma di famiglia che vogliamo». E concordo anche quando sostiene che ciò che ci serve davvero, con un compagno o senza, è «lavoro, reddito, più welfare, politiche di conciliazione, padri attivi, dentro casa o fuori». Perché, ammettiamolo, l’aiuto non basta mai , anche quando un marito ce l’hai. Figuriamoci senza.
«Ho l’emicrania, porti i bambini in piscina?». «Sono bloccata in tangenziale, vai tu dal pediatra?». «È saltato il decoder e non possono vedere i cartoni, aiuto!». Se succedono queste cose, sei sempre sola . Prima pensavo che sarebbe stato un sogno avere una rete tra noi “scoppiati”. Ma adesso ce ne sono tante. Per esempio, Giuditta Pasotto, 34 anni, ex pubblicitaria, due bambini a carico, ha creato Gengle.it, sintesi di genitori e single: un social network per conoscersi,darsi una mano e divertirsi. In 5 mesi, 6.000 iscritti. Più una. Io. Felice di aver trovato la mia nuova amica gengle Flaminia, che mi tiene i ragazzi alle 5 del pomeriggio del venerdì, quando vado in palestra.