Durante la cerimonia le pre-adolescenti vengono truccate e vestite come piccole principesse, per essere poi unite in matrimonio con l’albero del Bel e, quindi, con il dio, che assicura loro feritilità e progenie.
Il rito, nonostante l’apparenza, serve a tutelare le bimbe dalle forme di sottomissione all’uomo che ancora esistono nella società indù: essendo questo il vero matrimonio, da grandi potranno sposarsi, ma anche divorziare, rimanere vedove e risposarsi, perché il legame primario e fondamentale resta quello con la divinità.
Le bambine, in virtù del loro stato di purezza, sono spesso oggetto di venerazione e a volte anche di adorazione, come la vergine bambina scelta all’età di 4 o 5 anni per essere venerata come dea vivente, oggetto di un culto quotidiano da parte dei locali e grande attrazione per i turisti.
Anche tra le mura domestiche, nelle caste superiori, le bambine spesso sono oggetto di venerazione da parte di alcuni membri della famiglia. Il padre si prostra ai piedi della figlia perché è una vergine. Così la madre, il fratello più grande e sua moglie. Una volta sposate, lo status sociale delle adolescenti precipiterà, e toccherà a loro prostrarsi ogni mattina ai piedi del marito e della suocera. Con il matrimonio, infatti, ogni donna passa sotto il controllo del marito e della sua famiglia.
Un particolare della cerimonia…
Il volto, agghindato e truccato, di una delle spose bambine.
Un’altra immagine del rituale, che coinvolge tutte le bambine della comunità, e le loro famiglie.