Vacanze finite, ormai pressoché per tutti. È tempo di tornare alla routine quotidiana, che non significa soltanto alzarsi presto per il lavoro o tornare a confrontarsi con colleghi e ritmi serrati. Spesso per i genitori il rientro dalle ferie coincide anche con un maggior carico di stress nel rapporto con i figli. C’è chi parla di “sindrome da rientro”, anche se non si tratta di una patologia vera e proprio, quanto piuttosto di una condizione transitoria. Ma come evitare che la pressione possa sfogarsi sui figli e che questi finiscano a loro volta per “scaricarsi” sui genitori?

Vacanze finite e arriva lo stress da rientro a scuola

Lo stress, che per molti sembrava un ricordo lontano, si è già riaffacciato, non appena ripreso il lavoro. A volte si presenta con una sensazione di stanchezza post vacanze, altre si accompagna a un senso di tristezza proprio all’idea che il periodo di relax sia (già) terminato. Questo può portare a sbalzi di umore e maggiore irritabilità, che in molti casi finisce con il “contagiare” anche i figli, alimentando un circuito vizioso, negativo.

Il diffondersi di questa tendenza è confermato da studi come quello commissionato da HelloFresh, il servizio di box ricette a domicilio leader del settore, all’istituto di ricerca Censuswide. Secondo i risultati della ricerca, il 56% dei genitori italiani dichiara che il proprio carico mentale aumenta soprattutto nel mese di settembre rispetto al resto dell’anno, percentuale che si alza fino al 71% per i genitori Millennial.

Una parte significativa del carico mentale provato dai genitori durante il periodo del back to school sembra essere l’organizzazione dei pasti, con il 74% dei rispondenti che afferma che la pianificazione, il budget, la spesa, la preparazione della cena per la famiglia sono tutti momenti che incidono sul livello di stress mentale quotidiano.

Altre attività che vengono considerate stressanti sono l’esecuzione corretta dei compiti dei propri figli (45%) a cui segue il ritorno ad un’efficace routine quotidiana mattutina pre-scuola (41%l’organizzazione logistica dei trasporti dei vari componenti della famiglia (31%), la preparazione delle nuove divise e la ricerca del materiale scolastico (25%).

Genitori e figli alimentano lo stress da rientro a vicenda

Complici le scuole ancora chiuse, infatti, i figli non solo sentono la mancanza di amici conosciuti in vacanza o del tempo libero in abbondanza di cui avevano goduto nei giorni estivi, ma spesso provano lo stesso senso di pressione all’idea di tornare in classe e affrontare lo studio. A questo si somma, però, il carico di ansia che spesso i genitori riversano sui figli. «Il termine contagio rende bene l’idea del meccanismo che spesso di innesca, sia che si tratti di figli piccoli, sia che si tratti di adolescenti. Non a caso si registra un aumento considerevole di mal di pancia e mal di testa», conferma Federica Benassi, esperta in comunicazione e relazione genitori-figli, da 30 anni impegnata come formatrice e autrice di Genitori e adolescenti. Manuale del pronto soccorso e Abbasso i compiti (Edizioni Paoline).

Boom di mal di pancia per lo stress da rientro a scuola

«Se si tratta di bambini della scuola primaria, specie se devono iniziare la prima, da tempo noi addetti ai lavori registriamo un aumento dello stress, che però spesso non è dovuto tanto all’esperienza in sé, al fatto di iniziare un nuovo capitolo della propria vita che è sconosciuto, quanto all’atteggiamento dei genitori. Sempre di più diventano loro i protagonisti, sono sempre più presenti nella vita dei figli e a scuola», spiega Benassi. Non solo: padri e madri spesso trasferiscono le proprie aspettative sui figli, pretendendo risultati e performance tipiche del loro mondo del lavoro e di adulti. «Non a caso statisticamente aumentano i mal di pancia e di testa che confermano uno stato di ansia di bambini e ragazzi», spiega l’esperta.

Saper prendere le distanze

«I figli sarebbero molto più tranquilli se non dovessero vivere uno stress psicologico che arriva dal genitore. Pediatri, insegnanti e formatori registrano, infatti, uno stato di preoccupazione da parte dei figli, che poi finisce col riversarsi, però, anche sui genitori, in un circuito negativo che si autoalimenta. Questo problema inizia fin da piccoli, ma prosegue anche nei ragazzi più grandi, sempre alle prese con genitori-elicottero, pronti a intervenire in loro soccorso, se non addirittura a sostituirsi: capita, quindi, che sempre più di frequente che preparino lo zaino ai figli 17enni o che gli facciano i compiti! Tutto ciò è assurdo e non fa bene ai figli né ai genitori. Occorrerebbero più distanza e leggerezza», osserva Benassi.

Responsabilizzare i figli e lasciarli sbagliare

«Premesso che occorre distinguere a seconda dell’età dei figli, resta il fatto che bisogna lasciare loro più spazio per crescere: spesso i genitori iniziano già a metà agosto a incalzare perché siano finiti i compiti delle vacanze entro i primi di settembre. Ma questo non fa altro che aumentare la tensione genitore-figlio – osserva Benassi, sostenitrice del metodo Family Speaking per favorire un dialogo più serenoCi si dimentica che se i figli sbaglieranno a preparare la cartella o non finiranno lo studio, ci saranno degli insegnanti che provvederanno: lasciarli sbagliare significa anche responsabilizzarli».

Famiglia tradizionale e famiglia contemporanea

«Oggi spesso assistiamo a un modello di famiglia contemporanea, molto più “morbido” rispetto al passato, in cui i genitori tendono a sostituirsi ai figli, ad agire per conto loro. In questo modo, però, i figli finiranno con l’aumentare la loro inattività: si metteranno in un angolo, seduti, a non far nulla, disinteressandosi di ciò che dovrebbe riguardali, o si rifugeranno nel telefono e in un mondo parallelo e irreale come quello dei social. È a questo punto che spesso la famiglia contemporanea, incapace di gestire la situazione (perché è difficile tornare indietro quando si dà il cellulare ai figli fin da piccoli), tenta il ritorno a quella tradizionale, imponendo regole o cercando istituzioni che lo facciano al posto suo, come il servizio di leva. Non è un caso che se ne invochi il ritorno da più parti», spiega Benassi.

La felicità a tutti i costi (anche dopo le vacanze)

Che fare, dunque? «Non bisogna rinunciare ai “no”: servono a insegnare ai figli ad aspettare. Soprattutto i pre-adolescenti e gli adolescenti, invece, vogliono tutto e subito, perché sono abituati fin dall’infanzia». Certe dinamiche, poi, sono amplificate in alcuni momenti della vita, come quello del ritorno alla quotidianità, che significa anche seguire regole e ritmi non dettati dalla propria volontà. Il rischio è di provare frustrazione: «Felicità a tutti costi, è quella che i genitori attuali, che sono diventati tali mediamente in età molto più adulta rispetto al passato, inseguono e vogliono per sé e soprattutto per i figli. Non si accetta più il pianto del bambino piccolo, né la tristezza o la noia in quello più grande», chiarisce l’esperta.

Come invertire la rotta

Naturalmente non può esistere una formula magica per uscire da questo circuito negativo, ma qualche accorgimento può aiutare: «Occorre un certo distaccamento tra genitore e figlio. Il primo deve cercare di smettere di creare un rapporto simmetrico e parallelo: dovrebbe sempre valutare come se fosse due passi avanti, ma rimanendo un passo indietro rispetto al figlio, lasciargli lo spazio di agire e anche di sbagliare, per responsabilizzarlo – suggerisce Benassi – bisogna disalimentare lo stress reciproco, mettendo più spazio tra genitori e figli. Concretamente può aiutare anche qualche iniziativa specifica: per esempio il coinvolgimento nel volontariato o in attività sportive, anche in questo periodo di fine estate e prima che inizi l’anno scolastico. In questo modo il ragazzo potrà avere un suo raggio di azione autonoma che poi dovrà mantenere anche alla ripresa della scuola e della routine».

I consigli di Serenis per combattere lo stress da back to school

Come sottolineano gli esperti di Serenis, con il periodo del ritorno a scuola è necessario stabilire nuovamente una serie di attività alle quali ri-abituarsi. Avere ben presenti alcuni elementi chiave può aiutare a vivere al meglio questo periodo.

  • Stress al minimo: la pianificazione è importante ed aiuta a prevenire situazioni caotiche nell’ambiente familiare, già provato dal recupero delle abitudini scolastiche e di lavoro. È importante però consentirsi delle “scappatoie” tollerabili, come poter mangiare i piatti preferiti e più pratici da preparare che non implichino uno sforzo mentale.
  • Condivisione flessibile: i tempi di apprendimento ed i livelli di motivazione nei bambini possono essere molto vari. Riorganizzare la routine insieme, come preparando insieme da mangiare, è un’ottima strategia. È importante lasciare spazio ai tempi e ai gusti di ognuno, farà sentire i genitori meno stressati e i bambini più accolti nella loro unicità.
  • Varietà, varietà e ancora varietà: i programmi esistono per essere adattati e per dare uno spunto, ma difficilmente sono utili per il benessere psicologico se seguiti in modo inflessibile. È buona norma domandarsi prima di tutto quale sia il punto di partenza e inserire regole poco per volta: basta anche una sola abitudine in più per iniziare a cambiare le cose, rimanendo all’interno della propria area di benessere.