Giulia Donelli ci descrive quindi nello specifico come viene strutturata una lezione tipo con i bambini.
Il primo passo è quello di presentarsi al gruppo mettendosi in cerchio, come in qualunque rito per la condivisione di un’esperienza: il cerchio aiuta a convergere le energie, a dare delle regole, a coinvolgere tutti.
Poi è importante stabilire alcuni elementi fondamentali che saranno le basi della lezione.
Il più importante su cui mettere un forte accento è, senza dubbio, quello della finzione ed è necessario stabilire insieme un linguaggio comune per viverla e interpretarla.
“Io, ad esempio, insegno ai bambini che il bello del teatro è che puoi diventare chi vuoi o fare quello che desideri, dal supereroe alla strega buona, purché sia un gioco al quale sia tu che chi recita con te crediate davvero. È, cioè, un terreno di libertà meraviglioso, l’unico in cui si ha l’occasione di non essere solo te stesso, ma puoi vivere migliaia di esperienze e avventure, senza uscire dalla stanza.” Ci racconta infatti l’insegnante.
L’ora e mezza della lezione è poi strutturata con un riscaldamento iniziale fisico-ludico in cui, il più delle volte, si lavora in gruppo. Può riguardare l’ascolto della musica e la consapevolezza del corpo (come si muove su una determinata musica tutto il corpo, o solo la pancia, o il mignolino destro, e cosa succede se la musica si ferma), piuttosto che l’uso dello spazio in gruppo, in due o da soli (dove mi metto per essere visibile a tutto il pubblico preoccupandomi anche di non coprire le persone in scena con me), oppure può riguardare la voce attraverso giochi specifici.
Dopo il riscaldamento si può dedicare la restante parte della lezione all’improvvisazione, cioè al diventare altro da sé, qui e ora, fingendo di cambiare corpo, voce e carattere per interpretare un personaggio.
“Le primissime volte tuttavia è meglio che questo accada con improvvisazioni più guidate. I bambini, divisi in gruppetti, si accordano sulla storia da preparare e su chi possono fingere di essere.” Chiarisce l’insegnante “Così, una volta che mostrano la loro scenetta ai compagni, improvviseranno comunque i dialoghi, ma sapranno da dove iniziare e dove andare a finire. Questo permetterà loro di occuparsi di altre piccole regole assolutamente teatrali come lo spazio, le spalle, la voce forte, l’ascoltare l’altro e così via. Col passare del tempo un’improvvisazione potrà, invece, avvenire senza preparazione anche tra bambini.”
Infine è importantissimo il momento finale, in cui salutarsi insieme: il rito collettivo è finito, abbiamo vissuto insieme la magia e magari chi ci ha creduto di più o ha lavorato meglio quel giorno può proporre un modo particolare, inventato da sé, per salutarsi.