Il morbillo sta tornando, così come stanno facendo capolino malattie infettive che credevamo di aver quasi debellato. Il motivo? Secondo recenti dati statistici, pare proprio che stia diminuendo vertiginosamente il numero dei bambini vaccinati.
E lo scenario che si prospetta non è dei più rosei: complici le innumerevoli bufale che circolano in rete e il passaparola tra genitori, la categoria degli antivaccinisti sta prendendo pericolosamente piede. E così aumentano i rischi per la salute di tutta la popolazione.
Il solo modo per contrastare questa pericolosa tendenza, e tornare a beneficiare dei progressi della scienza con coscienza e senno, è dire la verità in merito ai vaccini. A farlo per noi è il dott. Roberto Burioni, professore di virologia e microbiologia all’università San Raffaele. Lo abbiamo intervistato per fare chiarezza riguardo a vaccini, calendario vaccinale, immunità di gregge e presunte correlazioni tra vaccinazioni e autismo.
Si è tornati a parlare di morbillo in età infantile. Eppure sembrava che questa malattia esantematica appartenesse in qualche modo al passato e fosse stata ormai quasi debellata. Come si spiega lo sgradito ritorno di malattie infettive come il morbillo? E quali conseguenze può avere tutto ciò sulla salute collettiva sia in età pediatrica, sia in età adulta?
«Il morbillo, purtroppo, è ancora ben presente nel nostro paese: nel 2014 si sono verificati oltre 1600 casi. E’ un peccato perché da un lato questa malattia, con una vaccinazione a tappeto, potrebbe essere fatta scomparire da una comunità (come è accaduto negli USA, dal 2000 al 2014); dall’altro è un’infezione molto pericolosa visto che, in un caso su 1000, ha conseguenze gravissime e permanenti».
Parliamo di vaccini: in alcune regioni italiane sta tornando l’obbligo vaccinale per poter frequentare asili nido e scuole materne. Lei cosa ne pensa?
«A causa del calo delle vaccinazioni obbligatorie in alcune zone del nostro paese si stanno accumulando individui che non sono stati immunizzati contro malattie temibili, come difterite e poliomielite. Se non invertiamo questa tendenza corriamo il rischio di vedere riapparire malattie che nel nostro paese sono scomparse. La polio è ancora presente in numerosi paesi (tra i quali Nigeria, Pakistan, Afghanistan) e l’ultima epidemia di polio in Europa, con decine di vittime, si è verificata nel 1992 proprio in una comunità religiosa olandese che rifiuta le vaccinazioni. E’ giusto fare qualcosa per contrastare questa follia autolesionista».
Come si può combattere la reticenza di molti genitori riguardo ai vaccini? Ha una ricetta efficace contro le bufale che viaggiano, soprattutto, in rete?
«Selezionare le fonti. Lascereste i vostri bimbi per una giornata sulle nevi a un tizio che dice di essere un campione di sci e il maestro migliore del mondo solo sulla base di quello che ha scritto su Internet? Ovviamente no: volete che come minimo sia affiliato ad una scuola di sci di provata serietà. Lo stesso vale per i medici: i cialtroni che raccontano bugie sono sempre dei “geni solitari” incompresi dal mondo, e mai sono affiliati a università o ospedali prestigiosi, visto che nessuno li vuole. In realtà sono dei malfattori che raccontano ai genitori bugie pericolose che, se credute, espongono i bambini e tutti noi a pericoli ingiustificati».
Perché è così importante seguire correttamente il calendario vaccinale proposto dalle ASL alle famiglie? E quali delle vaccinazioni “facoltative” consiglierebbe?
«È importantissimo non ritardare le vaccinazioni perché, facendolo, si lascia soltanto aperta la porta a infezioni temibili in un momento in cui il bambino è particolarmente vulnerabile. Infatti il neonato nasce dopo che la madre gli ha trasferito, durante l’ultimo periodo della gravidanza, il suo repertorio anticorpale. Quindi il bimbo è protetto al momento della nascita; ma questi anticorpi cominciano a diminuire e spariscono solitamente entro i sei mesi di vita, e allattare al seno non fornisce una protezione alternativa. È importantissimo che quando gli anticorpi della mamma sono scomparsi il bimbo abbia già i suoi, suscitati dai vaccini, altrimenti rimane esposto a pericoli molto gravi. Le infezioni da emofilo di tipo B prima dell’arrivo del vaccino, gravissime nei neonati, nei soli Stati Uniti colpivano mille piccoli all’anno. Da quando si vaccina sono sparite, tranne in qualche bambino non vaccinato. Le vaccinazioni sono tutte importantissime, sia facoltative sia obbligatorie: se non esistono controindicazioni (che sono rarissime) vanno eseguite tutte e nei tempi prescritti».
Potrebbe spiegarci l’importanza di quella che viene definita immunità di gregge?
«Se un numero sufficiente di persone – sopra il 95% – è vaccinata e quindi immune all’infezione, non solo i singoli sono protetti dall’infezione, ma l’agente patogeno non riesce più a circolare in quella comunità. Se un individuo che emette per esempio il virus del morbillo arriva in una comunità immune, il virus che emetterà non riuscirà a circolare; per cui il malato guarirà e nessuno verrà infettato. Se il tasso di vaccinazione è inferiore, invece, il virus può circolare: in questo caso sono a rischio non solo i bambini che non sono stati vaccinati per scelta dei genitori, ma anche quelli che per esempio non si sono potuti vaccinare magari perché si stanno curando un tumore; oppure che, a causa di terapie immunosoppressive, hanno perso la loro immunità; o molto più semplicemente che non si sono ancora vaccinati. In Romania è in corso una epidemia di morbillo: sono morti tre bambini e non erano figli di genitori antivaccinisti. Erano semplicemente tre bambini di meno di un anno che no si erano ancora potuti vaccinare, visto che questa vaccinazione viene eseguita dai 13 mesi in poi».
Come si può sconfessare, una volta per tutte, la bufala dell’esistenza di un nesso causale tra vaccino e autismo?
«Dire che i vaccini causano l’autismo è come dire che fumare in gravidanza fa bene, o che fare bere whisky a un neonato contribuisce alla sua crescita. È una bugia e chi la racconta è un incosciente: se è un medico dovrebbe essere immediatamente radiato dall’albo, perché costituisce un pericolo per i suoi pazienti».