La mia casa è un albergo. Ma non mi lamento perché, in fondo, mi fa comodo. I miei tre figli hanno dai 14 ai 21 anni e vivono tutti ancora con noi. Dividiamo cucina, bagno, divano e televisione, sovrapponendoci con moderazione. Non vivendo in Germania o in altri paesi promotori di una precoce autonomia dove la prole, al raggiungimento della maggiore età, o fa le valigie volontariamente o viene scaraventata fuori casa con la forza, ci sentiamo una famiglia, se non proprio funzionale, nella norma. Succede che i ragazzi siano spesso fuori, che qualcuno non torni a dormire, che mangino da amici, che ogni tanto io mi domandi “che fine hanno fatto tutti?” e nessuno mi risponda.
Vacanze di Natale e figli
La loro indipendenza mi sta bene, la loro latitanza non mi abbatte. Mi godo i pieni e mi adatto alle loro frequenti assenze, considerandole scivoli preparatori al nido vuoto che verrà. Mi consideravo una madre evoluta, attrezzata ad affrontare gli spazi di libertà che il futuro ha in serbo per me. Poi, qualche giorno fa, il figlio di mezzo, diciottenne, si è avvicinato con aria circospetta, i capelli pazzi, lo sguardo stralunato di chi dorme sempre troppo poco.
Le tradizioni di Natale con i figli
«Mamma, ti disturbo?» ha domandato cauto, quasi colpevole. «Non mi disturbi mai» ho risposto senza mentire. Si è seduto e mi ha comunicato che passerà buona parte delle vacanze di Natale non con noi, il sangue del suo sangue, come è sempre successo dal lontano 2006, ma con gli amici, in una località di montagna non meglio precisata. «E i biscotti alla cannella? I dolci della festa? L’albero, le palline, le luci stroboscopiche? Il Capodanno con i nonni? I regali degli zii? La passeggiata tutti insieme il primo gennaio?» Mentre, soffocata dall’incredulità, elencavo tutte le meraviglie che, senza di noi, si sarebbe perso, sapevo che una settimana di bagordi con i coetanei avrebbe fatto impallidire il nostro presepe domestico. «Dispiace anche a me. Ma il mio amico Simone mi ha invitato, saremo in quindici, una cosa epica…».
Come accettare e sopravvivere al distacco?
Avrei voluto rilanciare, dandogli un’alternativa pirotecnica: se starai con me ti porterò a vedere i pinguini al Polo Sud, a cavalcare i delfini ai Caraibi, a passeggiare sulla Luna e su Marte, a danzare nella stazione orbitante. Se starai con me ti prometto esperienze straordinarie che nessun amico potrà mai offrirti. Ti prego stai con me. Posso non averti a pranzo, a cena, il weekend, nei giorni e nelle notti feriali, ma saperti lontano nelle vacanze di Natale mi spezza il cuore. E durante la mia patetica seppur muta scalata sulle vette della prostrazione materna, ho sentito la mia voce che, comprensiva e ipocrita, diceva: «Certo, tesoro, tranquillo. Capisco benissimo. Fai bene ad andare. Ti divertirai». Mi consideravo evoluta. Invece non sono pronta a nulla. Ma imparerò a gestire le vacanze in solitudine, a costo di ubriacarmi a Capodanno con i miei suoceri.