Sul vaccino antinfluenzale se ne sentono molte. C’è chi dice che tutti lo dovrebbero fare e chi dice che va fatto solo in certi casi. Le mamme italiane come abbiamo visto lo fanno solo se consigliate dal medico di famiglia.
Ma cosa è meglio per i nostri figli?
Per capire qualcosa di più, abbiamo intervistato il Prof. Alberto Tozzi, responsabile scientifico per la comunicazione della Società Italiana di Pediatria e coordinatore dell’area di ricerca di Malattie multifattoriali e fenotipi complessi dell’Ospedale Bambino Gesù.
Prof. Tozzi, il vaccino antinfluenzale è indicato per tutti i bambini o solo per alcuni?
Le indicazioni per il vaccino influenzale sono diverse in Europa rispetto agli Stati Uniti. In quest’ultimo Paese, infatti, esiste l’indicazione di vaccinare tutti i bambini, sani e malati. Da noi la strategia è di vaccinare solo quelli a rischio, cioè quelli che, a causa di una malattia di base, possono sviluppare più frequentemente e in modo più grave alcune complicazioni. Il nostro Ministero della Salute raccomanda e offre gratuitamente ogni anno ai bambini e agli adulti con malattie come la fibrosi cistica, le immunodeficienze, il diabete, le malattie cardiache, quelle del sistema nervoso centrale, quelle renali, ed altre. Ciò non toglie che ogni bambino, compresi quelli sani, possa ricorrere alla vaccinazione a partire dall’età di 6 mesi per proteggersi dall’influenza. Nonostante lo scarso ricorso alla vaccinazione influenzale nel bambino in Italia, secondo uno studio condotto dalla Società Italiana di Pediatria, il 54% delle mamme vaccinerebbe i propri figli se fosse consigliata in questo senso dal pediatra.
Professore, non è meglio per un bambino, prendersi un’influenza e rafforzare così le sue difese immunitarie, piuttosto che ricorrere ad un vaccino?
La vaccinazione influenzale, come le altre vaccinazioni, ha lo scopo di indurre la stessa risposta che si otterrebbe contraendo la malattia naturale senza però avere la malattia. Da questo punto di vista le difese immunitarie del bambino si rafforzano anche con la vaccinazione. La decisione di offrire qualsiasi vaccinazione su larga scala si basa si basa sulla valutazione dei rischi associati alla malattia da prevenire. Quando quest’ultima è grave o molto frequente la vaccinazione rappresenta un evidente vantaggio. Un ulteriore fattore per la decisione è rappresentato dal costo per il Sistema Sanitario. I dati dello studio di cui parlavamo prima indicano che i bambini che hanno avuto un episodio definito come influenza, in 2 casi su 100 sono stati ricoverati in ospedale ed in quasi tutti i casi hanno dovuto assumere medicinali. Inoltre nel 63% dei casi, almeno uno dei due genitori si è dovuto assentare dal lavoro.
Se una mamma decidesse di fare il vaccino al suo bambino entro quando dovrebbe farlo? Per quando è previsto il picco influenzale?
La vaccinazione influenzale stagionale può essere fatta a partire dal mese di ottobre, salvo situazioni particolari come quando abbiamo avuto a che fare con l’influenza pandemica. La vaccinazione può essere fatta anche nei periodi successivi, comunque prima che arrivi il picco influenzale. Mentre parliamo siamo in piena epidemia influenzale. Come sempre il numero più alto di casi si osserva nei bambini da 0 a 4 anni e l’andamento è simile a quello osservato nella scorsa stagione.