VBAC è l’acronimo di vaginal birth after cesarean che in italiano significa letteralmente parto naturale dopo un cesareo.
Fino a pochissimi anni fa la tendenza dei ginecologi a preferire il taglio cesareo a chi ne abbia già subito uno era molto elevata. Così come era elevata la tendenza delle donne a preferire il ginecologo all’ostetrica.
Il ginecologo è un medico e, per definizione, cura la patologia, l’ostetrica segue la gravidanza nella sua naturalità e fisiologia. Senza medicalizzazione inutile. Questa la differenza. Un po’ per questo motivo, un po’ per la filosofia allarmista e sensazionalista del nostro sistema sanitario ma anche per la poca informazione che gira intorno ad argomenti pecuniariamente sconventienti come il parto naturale e la gravidanza vissuta in maniera fisiologica, l’Italia ha attualmente un tasso di tagli cesarei troppo alto.
Secondo l’elaborazione dei dati Ocse 2013, nel nostro Paese la percentuale di parti cesarei è più che triplicata: da poco più dell’11,2% nel 1980 a circa il 37,57% nel 2011. Considerando i differenziali regionali, i dati segnalano percentuali altissime in Campania: 62,41%!
La nascita è un evento naturale e si dovrebbe cercare di tutelarne la normalità. Sebbene il taglio cesareo non debba essere demonizzato in quanto in grado di salvare vite umane, è un intervento chirurgico che andrebbe eseguito solo in caso di reale necessità. Quando ciò si verifica, molte donne sono convinte che, per aver partorito una volta con taglio cesareo, sono condannate a non poter partorire mai più in maniera naturale: in realtà non è per niente così, nella maggior parte dei casi infatti i rischi legati a un secondo intervento chirurgico sono più elevati rispetto a quelli legati al parto naturale dopo un cesareo.
Il compito di informare la coppia di questa possibilità è dell’ostetrica (o del ginecologo) di fiducia della donna.
In questi casi viene effettuato quello che si chiama travaglio di prova. Per tentare un VBAC occorre però che la gestante abbia alcuni requisiti: non essere stata sottoposta a più di due tagli cesarei e che la gravidanza non abbia avuto complicanze. In ogni caso è importante valutare singolarmente ogni gravidanza.
La complicanza più grave alla quale si può andare incontro durante un travaglio di prova (che corrisponde alla paura più grande delle donne precesarizzate che tentano un VBAC) è la possibilità che l’utero si rompa o che la cicatrice si apra. Si tratta però di un evento molto raro e il rischio che avvenga è minore rispetto ai rischi legati all’esecuzione di numerosi tagli cesarei.