Niente lungaggini, niente corsi in presenza: poter prendere la patente seguendo soltanto lezioni oline potrebbe essere molto più semplice. Ma, come spesso accade in questi casi, si tratta di pratiche irregolari, come avvertono le autoscuole. Per fermare il boom di corsi di questo genere è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare. Ecco perché e a cosa stare attenti.

Boom di corsi online per la patente

Da qualche tempo hanno iniziato a fare la loro comparsa molte App o siti, che offrono corsi teorici per la patente, in modalità online. «Di recente sono aumentati in maniera esponenziale e, come se non bastasse, molte delle start up che li hanno creati sono persino finanziate con fondi pubblici. Il problema è che eludono le normative in materia», spiega Alfredo Boenzi, segretario nazionale dell’Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica (UNASCA).

I corsi online per la patente non sono legali

«Queste metodologie sono irregolari perché in contrasto totale con quanto stabilito dal DM 317, articolo 5 comma 2. Le lezioni in e-learning, non in presenza, non sono possibili. Inoltre viene elusa la possibilità di controllo su chi le eroga, che invece spetta alla Provincia, a cui sono assoggettate le autoscuole sia per i corsi di teoria che per quelli di pratica, dunque per le guide – spiega ancora Boenzi – Per questo e a giusta ragione è stata presentata un’interrogazione alla Camera da parte dell’Onorevole Andrea Caroppo, rivolta al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

Perché un’interrogazione parlamentare

L’interrogazione è stata accolta con favore proprio dall’UNASCA, di fronte alla preoccupazione per la violazione della normativa vigente. In discussione ci sono sia il decreto ministeriale 317 del 1995 (sulla disciplina della autoscuole), che stabilisce chiaramente che la formazione per il conseguimento della patente di guida deve avvenire in presenza, attraverso corsi condotti da personale qualificato e competente; sia «l’articolo 123 del Codice della strada. In questo caso prevede che l’istituzione che può somministrare il corso debba avere un’abilitazione, che invece le App non hanno», spiega Boenzi.

Chi può erogare corsi legali

«A differenza di quelli erogati dalle autoscuole, i corsi delle App in circolazione non hanno oneri né abilitazioni. Gli insegnanti delle scuole guida, per essere chiari, devono avere un apposito patentino e devono essere accreditati presso la Provincia di riferimento. Non avere questi requisiti è come esercitare l’attività di avvocato senza una laurea, un esame di Stato o l’iscrizione all’Albo. È un esercizio abusivo. È chiaro che si può avere un vantaggio economico a rivolgersi a personale non qualificato, ma è illegale, oltre a essere riduttivo e approssimativo in termini didattici. In più esiste un problema di sicurezza stradale», spiega il segretario UNASCA.

Perché diffidare di chi promette “patenti facili”

I motivi per cui diffidare, quindi, sono diversi. Non ultimo il fatto che questi corsi non evitano il ricorso alle autoscuole per poter effettuare le guide pratiche: «Di fatto questi siti e corsi online promettono un’abilitazione che non c’è, perché non è prevista l’offerta di una certificazione. È come se si studiasse da soli, a casa, privatamente. Infatti, al termine delle lezioni si viene dirottati alle autoscuole, presentando gli “studenti” come privatisti. Si tratta di un vero e proprio abuso», spiega Boenzi. In cambio di un costo minore, dunque, non si ottiene una formazione “certificata” come quella delle scuole guida, ma pari o inferiore a quella che si può raggiungere studiando autonomamente.

Corsi per la patente: quando sono obbligatori

Va ricordato, infatti, che al momento in Italia è possibile accedere all’esame di teoria anche da privatisti, senza costi e senza alcun obbligo di iscrizione a una scuola-guida: «Nonostante le indicazioni europee, che con una direttiva ha previsto l’obbligatorietà, per esempio, dei corsi di primo soccorso, al momento l’Italia non ha ancora recepito le indicazioni. Sono obbligatorie solo le 6 ore minime di guida pratica: 2 devono essere in autostrada, 2 in percorsi misti e 2 in orario serale-notturno», chiarisce il presidente UNASCA.