Ricordiamo tutti le restrizioni del periodo Covid, quando per accedere ovunque era necessario prenotare, comprese le spiagge (e le scogliere, in Liguria). Ora il caso si ripropone, ma senza alcuna esigenza di tipo sanitario. Accade, per esempio, in alcune delle più belle spiagge di Napoli, dove è possibile entrare solo se ci si è registrati prenotando tramite un apposito portale. Ma è legale? Cosa dice la legge?

Boom di app per la prenotazione delle spiagge

Beacharound, BookYourBeach, Cocobuk. No, non sono app relative a spiagge esotiche o estere: sono applicazioni dove è possibile prenotare il proprio posto in una spiaggia italiana, con tanto di ombrello e sdraio. E sono tante. Sono aumentate dopo la pandemia, appunto, e tra loro ce ne sono anche alcune con nomi italianissimi, come Spiagge.it. Proprio quest’ultimo sito, da cui è possibile riservare un posto presso stabilimenti e lidi preferiti, conferma come la corsa alle prenotazioni ha fatto registrare un +25% e fa sapere quali sono quelli più gettonati nell’estate 2024.

Le spiagge più prenotate d’Italia

Secondo il sondaggio, i villeggianti italiani per l’estate 2024 hanno preferito Grado, nel Friuli-Venezia Giulia, e Jesolo, nel Veneto, seguite però anche da Diano Marina in Liguria e da Marina di Ugento in Puglia. Il 57% delle prenotazioni delle spiagge di queste località arriva proprio da turisti italiani che hanno già riservato il proprio ombrellone. Le regioni che a oggi riscontrano le percentuali più alte di prenotazioni da parte degli italiani sono la Basilicata con il 98%, seguita da Lazio (96%) e Marche (89%).

Spiagge libere e su concessione: attenzione alle differenze

Finché si tratta di spiagge in cui ci sono stabilimenti balneari (anche le concessioni sono scadute lo scorso anno), il problema non si pone. Ma se la prenotazione viene richiesta anche per le spiagge libere, la questione cambia. È legale? «Innanzitutto la legge stabilisce che la fruizione della battigia è libera e gratuita. Per battigia si intende la striscia di sabbia su cui l’onda va a infrangersi. Infatti l’art. 11 della legge n. 217 del 2011 prevede “il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione”», spiega l’avvocata Barbara Puschiasis, vicepresidente dell’associazione Consumerismo.

L’accesso deve sempre essere consentito

Anche in caso di spiagge in concessione, cittadini e bagnanti hanno comunque i loro diritti, come ricorda ancora l’avvocata Puschiasis: «La legge n. 296 del 2006 stabilisce “l’obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”. Fin qui la questione riguarda la possibilità di accesso o meno alla battigia. Ma esistono diversi casi nei quali viene richiesta una prenotazione anche per poter entrare in spiagge libere, come accaduto a Napoli.

Il caso di Napoli

Proprio dal portale Consumerismo si legge che alcuni dei lidi più belli del capoluogo campano sono soggetti «a forti restrizioni» e richiedono «la possibilità di accedervi solo tramite un’apposita prenotazione che avviene attraverso un portale dedicato. Dalle verifiche effettuate sul portale dai legali di Consumerismo, oltre a numerose violazioni della privacy, si riscontrano delle gravi anomalie che fanno pensare che le misure adottate e la gestione stessa dei processi possano essere non conformi alla regolamentazione vigente e ai diritti dei bagnanti». Uno degli esempi è rappresentato dalla spiaggia della Gaiola. Ma cosa prevedono le norme in materia?

Cosa dice la legge

Come spiega Consumerismo, ci devono essere motivi specifici perché una spiaggia libera diventi soggetta a contingentazione. «Il caso Napoli evidenzierebbe diverse violazioni della normativa imperativa. In particolare non risulterebbe rispettata la normativa privacy, così come non sussisterebbero più le ragioni di urgenza né di salute pubblica che avevano motivato precedenti ordinanze dell’era Covid limitative degli accessi» chiarisce ancora l’avvocato.

Quando si può contingentare l’accesso

In particolare, si può prevedere una limitazione nell’ingresso e fruizione delle spiagge per «esigenze di ordine e sicurezza pubblica che possono portare a contingentare gli accessi nelle spiagge libere. In particolare, esigenze di sanità pubblica come quelle che abbiamo sperimentato negli anni passati con la pandemia Covid avevano legittimato l’adozione di misure limitative degli ingressi. Altre motivazioni potrebbero essere legate a motivi di sicurezza o salute e salubrità dell’ambiente». Le restrizioni, però, devono essere adottate con Ordinanza motivata da parte della pubblica autorità», chiarisce ancora l’esperta.

Il ticket per Venezia è diverso

A Venezia è stato introdotto un ticket di ingresso per i non residenti, in certe giornate, per evitare l’overtourism, cioè il sovraffollamento in una città dagli equilibri anche ambientali molto fragili. Può essere un buon motivo per introdurre un costo per accedere anche nelle spiagge libere? «Si tratta di una situazione diversa e che non può portare al superamento di quanto previsto dalla normativa imperativa. Solo motivi contingenti, urgenti e di ordine pubblico possono motivare restrizioni nelle piagge libere e nell’accesso alle battige», dice l’avvocato.

Gli esempi all’estero

In alcune spiagge negli Usa, come per esempio Hanauma Bay alle Hawaii, è previsto un sistema di prenotazione, con un anticipo di non oltre 48 ore, e un ticket di ingresso per non residenti. Ma si tratta di un’area protetta, in passato danneggiata dall’afflusso massiccio e quotidiano di turisti, un pericolo per la fragile barriera corallina e l’ecosistema. «La tutela della salute, dell’ambiente, dell’ordine pubblico sono motivi che possono ben legittimare restrizioni che ben possono essere gestite attraverso sistemi agevoli di prenotazione e contributi per l’accesso. Ma questi devono essere puntualmente motivati e giustificati, nonché previsti da specifici provvedimenti. In Italia, ad esempio, accade a San Teodoro in Sardegna (Cala Brandinchi e Lu Impostu)», chiarisce Puschiasis.

App di prenotazione: attenzione alla privacy

Quanto ai siti e app per le prenotazioni, occorre cautela. Nel caso di Spiagge.it, «Il portale non solo non rispetterebbe gli standard previsti dalla legge su cookies e privacy, ma appare gestito da una generica società specializzata nella distribuzione del food per locali e ed alberghi – avverte Consumerismo – La pagina del disclaimer privacy sembrerebbe completamente assente, quindi non si conosce chi è il titolare del trattamento dei dati personali degli utenti e le modalità di gestione e conservazione degli stessi». Come orientarsi, quindi?

Come orientarsi e tutelarsi

«I nostri dati personali hanno un gran valore e per questo, prima di comunicarli a terzi, è bene accertare sempre chi è il soggetto al quale li dobbiamo trasmettere, le finalità per le quali vengono richiesti e i tempi di conservazione – spiega Puschiasis – Per capire come farlo cerchiamo la sua sede legale, i suoi contatti e i suoi dati fiscali. Neghiamo l’utilizzo dei dati per finalità diverse da quelle legate alla prenotazione, come ad esempio marketing e statistiche. Qualsiasi pagamento dovesse esserci richiesto facciamolo solo dopo aver accertato che esso sia realmente dovuto e utilizziamo sistemi di pagamento sicuri come ad esempio carte prepagate o PayPal evitando di memorizzare i dati del pagamento sulla specifica app o sul sito», conclude l’esperta.