Passione, impegno, talento e fortuna non bastano più in uno scenario lavorativo come quello attuale, in continua evoluzione. Collaborare e sostenersi a vicenda in ufficio assume primaria importanza. In un contesto in rapido cambiamento, aiutare i colleghi sul lavoro si rivela un’arma vincente nella maggior parte dei casi.

Non sempre, però. Allora, quando è meglio lasciar stare? In questo articolo troverai qualche consiglio sulla gestione della quotidianità in ufficio: quando devi effettivamente aiutare un collega in difficoltà e quando invece l’aiuto non deve rientrare tra i tuoi compiti giornalieri.

Aiuta per costruire relazioni

In un mondo particolarmente competitivo come quello contemporaneo, i rapporti interpersonali spesso non assumono il valore che meriterebbero. Il clima lavorativo nel quale si opera, però, si rivela determinante nella permanenza in azienda e spesso è proprio questo che porta a drastiche decisioni. Le relazioni con i colleghi influenzano inevitabilmente l’ambiente lavorativo e costruirne di sane è fondamentale per sentirsi sostenuti e supportati sul piano personale, prima che sul lavoro.

Trascorriamo in ufficio buona parte della nostra vita. In una giornata feriale, sono 8 o 9 le ore che passiamo in compagnia dei colleghi. Inevitabilmente, diventano le persone con le quali condividiamo la maggior parte del nostro tempo, volente o nolente. È per questo motivo che instaurare relazioni sane con i vicini di scrivania potrebbe rivelarsi non solo fondamentale ma anche piacevole.

Le migliori amicizie, del resto, nascono da un impegno lavorativo e la collaborazione ai fini della realizzazione di uno stesso progetto è sicuramente il primo passo per conoscere un collega anche sul piano personale. La condivisone di obiettivi, infatti, porta a cooperare e la sintonia che ne deriva potrebbe stupire piacevolmente entrambi e rendere più piacevole la permanenza in ufficio.

Aiuta per concludere un lavoro

La collaborazione è fondamentale ai fini della conclusione di un progetto lavorativo. Incontrerai colleghi in difficoltà perché messi alla prova con nuove sfide in continuazione o messi alle strette dalle scadenze.

I colleghi più anziani potrebbero aver bisogno di aiuto per la comunicazione sui social network o per comprendere il funzionamento di un supporto tecnologico di ultima generazione. Ma non solo questo: una collega potrebbe trovarsi in difficoltà a causa di ritardi nei processi lavorativi precedenti e chiedere il tuo aiuto per ultimare un compito che altrimenti non riuscirebbe a portare a termine nel rispetto della dead line.

Dal networking al team building, aiutarsi creando una rete di relazioni professionali basate sulle competenze e sulla fiducia reciproca in un contesto aziendale significa incentivare e motivare nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi e della co-creazione di valore.

Le scadenze sono le peggiori nemiche in ufficio e, con l’avvicinarsi delle date in cui presentare i progetti, la frenesia dilagante potrebbe causare ancora più ritardi. Scadenze vicine e lavoro accumulato non sempre giovano alla produttività e più di un collega potrebbe chiederti aiuto.

Ricorda che dal suo risultato dipende quello dell’intero progetto o, addirittura, del reparto di riferimento. L’obiettivo è comune e se un tassello viene a mancare è possibile che ne risenta l’intero risultato.

Aiuta te stessa

Ovvero: quando non devi aiutare i colleghi.

Le tue risorse e le tue energie migliori non sono infinite. Le persone che hanno l’inclinazione ad aiutare gli altri devono porre attenzione al livello delle proprie energie. Dire di no a volte è un atto di egoismo sano, necessario alla propria sussistenza.

In altre parole: pensa prima a te stessa e al lavoro che devi portare a termine. Se ti avanza tempo, poi, aiuta i colleghi in difficoltà. Se invece non hai scelta e sei costretta a fornire il tuo supporto al vicino di scrivania, la negoziazione efficace potrebbe rappresentare un buon compresso.

Ricorda: l’eccesso di generosità porta allo sfruttamento e lo sfruttamento al burnout lavorativo.

La teoria di Adam Grant

Adam Grant è un professore della Wharton Business School dell’Università della Pennsylvania. Sostiene che sul luogo di lavoro convivano tre tipologie di persone: il taker, il giver e il matcher.

Il taker è colui che chiede in continuazione anche quando non ne ha bisogno. Chiede aiuto a tutti, sempre: è molto bravo a scaricare le proprie responsabilità sul prossimo e prova ad ottenere il più possibile dagli altri.

Il giver è l’opposto del taker: è colui che dà incondizionatamente. In ufficio è il collega sempre a disposizione di tutti, che si fa carico di impegni e responsabilità che non gli competono. Il giver è colui che aiuta senza limiti, senza vincoli e senza chiedere nulla in cambio. Aiuta per il semplice gusto di aiutare e di sentirsi utile.

Il matcher è colui che tende ad un equilibrio sostanziale ed è la figura alla quale devi aspirare. Aiuta in modo consapevole, chiede in modo limitato. Collabora ai fini della produttività senza perdere di vista i suoi incarichi e le sue reali possibilità nel contesto lavorativo in cui opera. Partecipa attivamente alla creazione e allo scambio di valore mettendo a disposizione la propria professionalità e usufruendo, all’occorrenza, di quella degli altri.