Ti sarà capitato, tra una storia di Instagram e un post di Facebook, di vedere la pubblicità di una di quelle app che promuovono il digiuno. In inglese si chiama “fasting” e negli ultimi anni è diventata una vera e propria moda: ne vanno pazzi gli imprenditori della Silicon Valley, come il Ceo di Twitter Jack Dorsey che digiuna a volte anche per quattro giorni di fila, e le celebrity più disparate, da Fiorello, che segue la dieta “cancella cena” del nutrizionista tedesco Dieter Grabbe, alle sorelle Kardashian, tanto che Kourtney ne ha pubblicizzata una, Zero, sul suo sito di lifestyle Poosh. Le app più famose si chiamano Simple, Fastic, BodyFast Digiuno intermittente, Digiuno intermittente, Tracker digiuno intermittente e Do Fasting, giusto per citarne alcune.

Di per sé non sono dannose, ma quello che preoccupa esperti e associazioni dei consumatori è il modo in cui vengono pubblicizzate sui social, dove una parte di utenti – quelli molto giovani, ad esempio (le pubblicità ci sono anche su TikTok, dove la maggior parte degli utenti è under 25), o quelli che già soffrono di disturbi alimentari – possono utilizzarle impostando obiettivi di peso irrealistici. Le pratiche del digiuno controllato e del digiuno intermittente sono oggi suggerite da molti esperti nutrizionisti, sebbene sull’argomento si tende a essere molto cauti perché non esiste, ancora, una vasta letteratura medica in materia: alcuni studi recenti ne hanno confermato i benefici, se praticata in sicurezza e con la guida di un esperto, ma sono ancora troppo pochi per avere un quadro più generale.

Perché le app possono diventare pericolose

Il problema di questo tipo di pubblicità, come sottolinea Imogen West-Knights su Vice Us, è che troppo spesso sembrano contenuti organici alla piattaforma e sono perciò ingannevoli, come uno dei video di Simple su TikTok, «che inizia con l’attrice che sussurra a se stessa “Sta registrando?” per assomigliare il più possibile ai contenuti non sponsorizzati». Ci sono ragazze che raccontano di aver utilizzato l’app per smorzare la fame “da quarantena”, fumetti che mostrano come il digiuno migliora il corpo e fa perdere peso, quiz che invitano a rivedere il proprio regime alimentare incoraggiando il digiuno.

È ben noto che piattaforme come Instagram e TikTok hanno un problema con le app di questo tipo e con il marketing di app e prodotti dimagranti: qualche anno fa finirono sotto accusa i lecca lecca “sopprimi fame” sponsorizzati sempre dalle Kardashian, Kim e Klhoé, mentre moltissimi influencer hanno fatto la loro fortuna pubblicizzando tè e beveroni “detox” che promettevano di regalare pancia piatta e una serie di benefici per il corpo e la mente. Anche le app per il digiuno vengono sponsorizzate sottolineando come la pratica aumenterebbe la capacità di concentrazione e con essa addirittura la mindfulness, depurando il corpo dalle tossine in eccesso e riattivando i “naturali ritmi” del corpo umano.

Il problema nasce quando queste pubblicità arrivano a un pubblico sensibile in maniera così martellante e invasiva, come succede sui social: in generale i programmi sono riservati a chi ha compiuto 16 anni, ma nulla impedisce di registrarsi con una data di nascita finta e usare l’app per impostare obiettivi di peso pericolosi. L’altro aspetto preoccupante è il “rinforzo” che gli utenti a rischio possono trovare nelle community online: basti pensare agli hashtag pro anoressia che spopolavano su Instagram fino a che la piattaforma non ha preso provvedimenti per cercare di oscurarli, tra l’altro non riuscendoci del tutto. È facile, infatti, trovare gruppi e thread in cui gli utenti si motivano a vicenda con foto e condivisione degli obiettivi raggiunti, finendo vittime di una spirale negativa e ossessiva.

Si può fare con il consulto di uno specialista

Ma il digiuno fa male? Come ha spiegato a Donna Moderna Stefano Erzegovesi, direttore del Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano e autore del libro Il digiuno per tutti (Vallardi), il testo da leggere se si vuole iniziare questo percorso, «Nonostante l’uso della tecnologia, noi continuiamo a funzionare con un orologio biologico che segue i ritmi del sole. Significa che il sistema è più efficiente al mattino, quando consuma e brucia più calorie. E se dal tramonto non si tocca più cibo, allora si favorisce il programma di autopulizia dell’organismo, che si attiva circa 4-5 ore dopo la digestione (…) Questo lavoro di pulizia abbassa il rischio di infiammazione cronica e previene sovrappeso, diabete e malattie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento. Un corretto comportamento alimentare ha effetti positivi anche sulla longevità e lo si è visto studiando le popolazioni della Blue Zone, quelle in cui si registrano percentuali elevate di persone longeve come la Sardegna in Italia, la California e il Giappone».

Non c’è un solo modo di praticare il digiuno e consultare un esperto ci aiuta anche a riconoscere quello più adatto al nostro corpo, alle nostre esigenze e al nostro stile di vita. Roberta Mannucci, collaboratrice IEO e responsabile protocolli digiuno del Pittsburg Hospital di Chianciano e dell’IHC Fonteverde (San Casciano dei Bagni), ha spiegato a Donna Moderna: «Li chiamiamo tutti digiuni, ma in realtà non lo sono. Diciamo che riduciamo bruscamente le calorie che ingeriamo (a meno di 800) “mimando” un digiuno. Ne simuliamo così gli effetti benefici, spingendo il corpo ad auto-ripararsi senza privarlo dei micro-nutrienti necessari al suo funzionamento. Ma bisogna scegliere la modalità che si pensa di poter sostenere: se hai una vita lavorativamente faticosa è meglio optare per un giorno di magro a settimana. Ami uscire a cena con le amiche? Allora è inutile scegliere il digiuno intermittente serale, quello che prevede di non mangiare più dalle 17 in poi».