L’arte della Geisha
Non è per una geisha desiderare. Non è per una geisha provare sentimenti. La geisha è un’artista del mondo, che fluttua, danza, canta, vi intrattiene. Tutto quello che volete. Il resto è ombra. Il resto è segreto.(“Memorie di una geisha”, 2005)
Contrariamente a ciò che può pensare l’opinione comune, la geisha non era una prostituta e il sesso non faceva parte del suo mestiere, ma era una professionista nell’arte di intrattenere e allietare noiose cene d’affari, banchetti e feste.
L’arte della geisha nasce nel periodo di Tokugawa (1600-1868) in Giappone; in origine era un uomo di piacere, nato per intrattenere uomini d’affari nelle “sale da the’ pubbliche e private”. Ben presto anche le donne comparvero nel mondo Geisha assumendone via via il dominio del nome.
La geisha è la donna più affascinante, raffinata e colta di tutto il Giappone. Viene tolta alla sua famiglia in tenera età (in genere intorno ai 9-10 anni) e fatta entrare in una scuola, dove imparerà a curare al meglio il suo aspetto fisico, a vestirsi di kimono in seta, a truccarsi il viso con un pesante cerone bianco, occhi marcati di nero e bocca rossissima, fino a rendersi quasi una maschera sotto la pesante acconciatura.
Imparerà quindi a muoversi con grazia ed eleganza, a servire da bere in modo raffinato, a conversare con intelligenza, a calibrare ogni minimo gesto per renderlo maggiormente elegante.
La sua estetica deve rappresentare al tempo stesso la fragilità della carne e la forza dello spirito: quando lavora controlla tutto il suo essere, in ogni gesto, parvenza, emozione; perfino la modulazione del respiro, ora leggero, lieve, ora vivo, affannoso, seppure impercettibile.
La sua figura deve essere snella e slanciata, così come il suo volto deve apparire pallido. La sua voce deve avere un tono particolarissimo e raffinato, adattato perfettamente ad ogni scopo e circostanza.
I suoi capelli, di color corvino, sono sempre raccolti, come a forma di nido. E ai piedi solo delle calze di seta, chiamate “tabi”, deve indossarle sempre, anche d’inverno, per esprimere la sensualità di un corpo che si nasconde interamente sotto il kimono.
La geisha, come ho detto prima, non è da considerarsi una prostituta. Se fornisce prestazioni sessuali, lo fa a sua discrezione o come parte di una relazione duratura. Molte geishe, raggiunta una certa età sono state spose di uomini facoltosi e di alto livello sociale.
Una figura ben distinta dalla geisha è quella della “maiko” (danzatrice), giovanissima che studia per divenire geisha. Una maiko è ben riconoscibile dal kimono molto più colorato, con maniche e obi allungato. Anche le maiko sono richiestissime sul lavoro, poiché la loro giovinezza e candore compensano la mancanza di quell’esperienza che soltanto le geisha più affermate possiedono.