Lavorare insieme non è sempre facile. Soprattutto quando si hanno ruoli diversi. E questo vale in ogni ambito, dal lavoro allo sport. E ovunque ci siano persone che devono collaborare tra loro per raggiungere degli obiettivi comuni. Dopo tutto, come disse Henry Ford “Ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo”. Ma come è possibile, quindi, che nei film, di fronte a un’apparente sconfitta, bastino poche frasi per ridare la carica a tutti e la voglia di vincere ogni sfida? Semplice, quelle frasi (poche e dirette) sono parte di un discorso motivazionale, detto nel momento giusto e, soprattutto, nel modo giusto.
Parole in grado di emozionare e dare la carica anche a noi, comodamente accovacciati sul divano. E che hanno un unico vero scopo: riportare o suscitare la giusta motivazione in chi le ascolta. Un discorso che attragga l’attenzione, che susciti emozioni. Un momento memorabile, che sappia infondere ottimismo, ispirazione, voglia di agire e passione in ogni uditore.
Ecco, allora, qualche semplice consiglio per fare un discorso motivazionale che sia davvero efficace, pieno di carisma e in grado di riunire e smuovere gli animi e le intenzioni del vostro team. Per ricordare a loro e a voi, che il valore di ognuno è il valore di tutti.
Studiare un incipit
Scrittori, giornalisti e più in generale chi si occupa di scrivere lo sa bene. L’attenzione del lettore la si cattura dalla prime parole. E questo non cambia quando alla scrittura si sostituisce la parola. Un discorso motivazionale, infatti, per essere efficace, deve per prima cosa essere ascoltato. E l’unico modo per creare il giusto grado di attenzione nel “pubblico” è quello di catturare sguardi e udito fin dall’inizio. Con un incipit che lasci senza fiato, capace di coinvolgere e suscitare curiosità ed emozioni in chi ascolta.
E per farlo è necessario sapere a chi si sta parlando, pensando di essere uno di loro. Capirne i problemi, i desideri. Le paure e ciò che può cancellarle. In altre parole, è necessaria la giusta empatia. Un tassello chiave per supportare e motivare chi si ha di fronte. E un’arma preziosa per iniziare il vostro discorso con la carica e l’intenzione giusta.
Essere chiari
Nel messaggio da dare, nelle parole da usare, nella sincerità di ciò che state dicendo. Ma anche nei punti che si vogliono toccare e comunicare. Essere chiari, quindi, significa per prima cosa sapere esattamente quello che si vuole dire. Come una sorta di scaletta mentale (o anche scritta) che indichi la via a chi parla. E che permetta a chi ascolta di non distrarsi o mal comprendere ciò che viene detto.
Spesso, infatti, capita di assistere a discussioni, meeting, riunioni, ecc. e arrivare a un certo punto in cui ci si domanda “ma alla fine cos’è che voleva dire?”. Ecco, in discorso motivazionale questo non deve accadere. Pensate prima a come strutturare la vostra orazione (ovviamente nulla vieta di improvvisare qua e là ma sempre senza divagare dal punto centrale), usate frasi brevi, parole chiare e semplici da comprendere (così che il messaggio arrivi a tutti). E, soprattutto, un tono di voce sicuro e che infonda fiducia (verso di voi e nelle vostre parole) in chi ascolta.
Visualizzare
Collegandoci alla chiarezza, in un discorso motivazionale che sia davvero efficace e capace di suscitare una reazione positiva, è opportuno introdurre una visualizzazione. Ovvero la visione di ciò che avete in mente, dell’obiettivo da raggiungere, del percorso da seguire, ecc. In modo da rendere partecipi tutti della concretezza delle vostre parole e della possibilità reale di vederle realizzate.
Questo si può fare in due modi. Anticipando l’obiettivo o sogno a cui si aspira, un po’ come se lo si fosse già conquistato (ricorderete tutti le parole di Martin Luther King del 1963 “Io ho un sogno”, in cui descriveva il futuro che sognava per i suoi figli), o mostrando il processo di cambiamento da seguire. Aiutando chi ascolta a visualizzare nella sua testa tutti i passaggi necessari da fare per arrivare con successo all’obiettivo. Vivendoli e percependoli come possibili.
Coinvolgere
Se lo scopo di un discorso motivazionale è quello di caricare di energia e ottimismo la propria squadra, è esattamente a questa che ci si deve rivolgere. Non seguendo un copione standard (che non avrebbe nessuna efficacia) ma personalizzando ciò che viene detto e coinvolgendo in prima persona chi sta ascoltando.
Primo perché in questo modo eviterete il pericolo “noia” e secondo perché è proprio grazie all’interazione reciproca che si crea la motivazione. Sentirsi chiamati in causa in prima persona, con domande (anche provocatorie) o frasi a effetto che implicano una risposta affermativa (e qui sarete bravi voi a trovarle) è il modo migliore per responsabilizzare chi si ha di fronte. Infondergli la fiducia necessaria per proseguire e donargli la giusta motivazione per perseguire e portare a termine ciò per cui si sta lavorando.
Stimolare domande
Che lo abbiate fatto presi dall’impulso o dall’esigenza del momento (può capitare) o che l’abbiate premeditato e programmato, fate sempre in modo che alla fine del vostro discorso motivazionale ci sia tempo e spazio per delle domande. Piuttosto evitate di parlare troppo a lungo. Come detto prima meglio pochi concetti chiari e diretti.
Ma lasciate sempre la possibilità alla vostra squadra di manifestarvi eventuali dubbi (se mai ce ne fossero ancora) e di farvi tutte le domande che ritengono necessarie a comprendere e interiorizzare meglio ciò che avete appena finito di dire. Questioni che tra le altre cose potreste essere voi a suscitare volontariamente. Avendo così l’occasione di ripetere concetti fondamentali e di renderli indelebili nella memoria di tutti.
Per tornare al famoso discorso di Martin Luther King sopra citato, pensate che la celebre frase “I have a dream”, (Io ho un sogno), venne ripetuta per ben otto volte. E di fatti è passata alla storia.
Chiudere con “effetto“
Si tratta generalmente di saper riassumere in pochissime parole il senso del vostro discorso motivazionale, evidenziando ciò che si vuole ottenere dal team o ciò che si desidera che imparino da quanto vissuto e detto. Come una sorta di monito positivo, un consiglio. Che sia in grado di invogliare chi ascolta a metterlo davvero in pratica, per realizzare i propri sogni e obiettivi e per lavorare al raggiungimento di quelli comuni.
La tipica chiusura ad effetto alla Steve Jobs, che con il suo “Siate affamati. Siate folli”, ha ispirato e continua farlo, milioni di persone. A fare sempre meglio, a essere creativi, a vivere a pieno e imparando da ogni esperienza. Senza mai abbattersi ma affrontando ogni difficoltà come una nuova occasione di crescita.
Un modo per generare ispirazione (ed esserlo in prima persona) nei vostri uditori. Per far si che ciò che hanno appena sentito non sia solo un discorso motivazionale circoscritto al momento. Ma possa essere, invece, qualcosa da ricordare nel tempo, con o senza di voi. Consapevoli del valore e della forza della propria squadra e, soprattutto, di se stessi.