Esistono 70enni super energiche e 40enni che dimostrano più anni di quelli che realmente hanno. Nel mezzo ci sono molte 50enni che possono sembrare più o meno giovani. Non è solo una percezione, ma un dato di fatto e ora anche i medici concordano: ci sono un’età biologica e una anagrafica, che non sempre coincidono. Colpa dell’inflammaging, un processo di infiammazione cronica che sta diventando “la malattia” dei tempi moderni e fa sì che in alcuni casi si invecchi prima e peggio che in altri.
Un esempio? Cristiano Ronaldo: il grande campione del calcio ha 33 anni, ma secondo studi medici il suo è un fisico da 23enne. Come è possibile? Ma soprattutto: è possibile intervenire nei processi di decadimento fisico? La risposta è sì, anzi: si può persino rallentare l’invecchiamento e in qualche caso anche “ringiovanire”. Ecco cosa dicono gli esperti.
Inflammaging: cos’è
Si tratta di un termine di derivazione inglese che è la crasi di inflammation (=infiammazione) e aging (=invecchiamento). «L’infiammazione è un processo fisiologico, che fa parte dei meccanismi di depurazione e riparazione dei tessuti: si “distrugge” per poi ricostruire. Quando però lo stato infiammatorio è eccessivo, cronico, ecco che si distrugge in continuazione e i tessuti vengono meno. Questo porta a un malfunzionamento degli organi, che velocizza l’invecchiamento» spiega a Donna Moderna Ida Ferrara, docente SIMF, Società Italiana di Medicina Funzionale, cioè quella che «non si ferma alla cura del sintomo attraverso i farmaci, ma scava i meccanismi che causano la patologia, intervenendo sullo stile di vita» dice l’esperta.
I sintomi dell’infiammazione cronica
Nel caso dell’inflammaging, l’infiammazione cronica, si possono avere conseguenze più “superficiali”, come la comparsa maggiore di rughe, ma anche vere e proprie malattie più gravi: “Dipende dall’organo che viene colpito. Si va dalle patologie vascolari, all’aterosclerosi a malesseri che possono non essere riconosciuti subito come sintomi di qualcosa di più profondo: a livello di sistema nervoso ci si può sentire ansiosi o depressi, si può avere la sensazione di confusione al risveglio, con le idee poco chiare. Sono tutti segnali di una infiammazione, di una patologia degenerativa, che in casi più gravi può arrivare all’Alzheimer con un invecchiamento del cervello.
Altre conseguenze possono essere tumori o diabete: in questo caso a provocare l’infiammazione è la resistenza all’insulina, che può portare problemi alla vista, alla deambulazione, ecc. «Possiamo dire che il diabete è la patologia infiammatoria per eccellenza» dice la dottoressa Ferrara, che è specialista in Ginecologia e spiega come anche gli aborti ricorrenti siano legati a processi di infiammazione cronica.
Come intervenire sull’infiammazione
«Sono ormai molti gli studi che indicano com’è possibile intervenire sulle infiammazioni, che sono come piccoli fuochi, braci che possiamo spegnere, dilatando la nostra giovinezza e prolungando gli anni primaverili, arrivando persino a invertire il processo di invecchiamento» spiega a Donna Moderna Eliana Liotta, autrice di L’età non è uguale per tutti (Ed. La nave di Teseo), scritto in collaborazione con i medici e gli esperti dell’Istituto Humanitas di Milano.
Le abitudini che ringiovaniscono
1) Praticare attività fisica
«Il movimento è importantissimo. Sono consigliabili attività aerobiche, come il nuoto, la camminata a passo svelto, la bicicletta e quei movimenti ripetitivi che permettono di allenare il cuore. Sono però utili anche alcuni esercizi che consentono di allenare i muscoli riducendo il grasso: la massa magra consuma più di quella grassa, quindi a parità di piatto di pasta, si perde più peso».
Occorre comunque evitare gli eccessi, che invece possono portare a una maggiore ossidazione e dunque invecchiamento. «Il consiglio è di fare di 20/30 minuti al giorno, possibilmente all’aria aperta per aumentare l’ossigenazione, magari anche in gruppo: l’aspetto giocoso del movimento permette di ridurre il cortisolo, l’ormone dello stress, che ha un ruolo decisivo nelle infiammazioni» spiega la dottoressa Ferrara.
2) Mangiare i cibi giusti
«Esistono alimenti che aumentano lo stato infiammatorio e altri che invece sono utili a ridurlo. Io li chiamo cibi smart, della giovinezza: l’olio extra vergine di oliva, ad esempio, contiene l’oleocantale che è utilissimo. Lo stesso effetto “salutare” lo abbiamo con la frutta a guscio: noci, nocciole, pistacchi e mandorle contengono grassi insaturi e sono degli ottimi ‘spezza fame’ da portarsi anche in spiaggia, senza eccedere nelle quantità (massimo 30 grammi)» dice Liotta.
Anche il pesce, in particolare quello ricco di Omega 3, è un alleato prezioso: «La sogliola è meno adatta perché ne ha meno, ma tutto il pesce azzurro contiene Omega 3, dunque via libera a salmone fresco, sarde, sgombri e anche trote di lago» consiglia la scrittrice.
«Quanto a frutta e verdura sono da privilegiare le verdure a foglia verde, i pomodori (ricchi di licopene che ha proprietà antiinfiammatorie che si mantiene anche sotto forma di salsa in bottiglia), ma anche i frutti di bosco e quelli rossi (ciliegie, fragole, mirtilli, ecc), che contengono antocianine. D’inverno si possono mangiare arance che hanno virtù antifiammatorie riconosciute» prosegue Liotta.
3) Ridurre lo stress
Nei processi infiammatori un ruolo chiave è giocato dal cortisolo, l’ormone dello stress: «Questo ormone è stimolato da cibo e stress. Se il suo compito è importante per far fronte alle infiammazioni, in caso di stato infiammatorio cronico e costante la sua presenza diventa però negativa per l’organismo” spiega la dottoressa Ferrara.
«Oltre al cibo utile a contrastare lo stress (per esempio salmone e tonno, agrumi, spinaci, semi di zucca, noci brasiliane e carciofi, creali integrali, tè nero e verde), occorre trovare il modo di rilassarsi. Gli studi ci dicono che le discipline meditative, come Tai Chi Chuan o Yoga, aiutano moltissimo ad abbassare i livelli di infiammazione. In generale tutte le attività fisiche che ci fanno sentire bene e ci piacciono hanno un effetto benefico: cantare, ascoltare musica o suonare uno strumento, stare coi propri figli»spiega Liotta.
4) Dormire meglio
«Alti livelli di cortisolo sono presenti nelle persone che dormono poco la notte e non hanno un’adeguata fase di recupero e riposo: sono sempre in stress ossidativo e inflammaging, con conseguenze negative in termini di invecchiamento. È lo stesso tipo di stress che interessa chi mangia male» spiega Ferrara. «Al pari dell’alimentazione e della meditazione, con il suo potere rilassante, anche il sonno non va trascurato”.
«Non dimentichiamo, infine, il sorriso» consiglia Liotta. «Occorrono, insomma, anche pillole di curiosità, socialità, gioia e serenità. Se si potesse, sarebbero da prescrivere anche molti abbracci e carezze».