La pressione sul lavoro è un problema serio. Se anche la tua agenda si sta trasformando in un tetris di impegni, appuntamenti, riunioni e deadline, forse è il caso di riflettere. Che cosa sta succedendo? Il lavoro è davvero così opprimente, oppure sei tu che stai cercando di sobbarcartene il più possibile?
Paura di essere tacciate di pigrizia, di scarsa motivazione. Anche una forte ambizione può condurre nella stessa direzione: uno stress costante, un bisogno di fare sempre di più. Sempre meglio. E se questa sensazione di non avere mai fatto abbastanza fosse un complesso generato dalla società in cui viviamo?
Fai un passo indietro e valuta: la pressione sul lavoro ti sta schiacciando, ma tu puoi fare qualcosa per vivere in maniera più sana il tuo rapporto con esso.
L’etica del lavoro nella società moderna
Sin da piccole, ci viene inculcata l’importanza del lavoro. Il lavoro non è solo un mezzo per mantenersi, ma anche per realizzarsi e rendersi indipendenti. L’indipendenza è il primo step per l’emancipazione per cui generazioni di donne hanno lottato. La stessa famiglia impone un peso non indifferente sull’etica del lavoro. Ti lodava quando sceglievi di studiare invece di correre in giardino a giocare. Ti rimbrottava, perfino, quanto ti coglieva ad oziare sul divano davanti alla televisione.
Anche tra amici si discute, a volte in maniera un po’ amara, dell’amica che ancora non è riuscita a trovare lavoro. Come se si trattasse di uno stigma da demonizzare. Ecco: immagina di crescere in una simile società. Anzi, no, non devi immaginarlo. Ci sei probabilmente cresciuta.
Quante volte ci è stato detto che eravamo pigre, o magari ci siamo sforzare fino all’esaurimento di fare qualcosa per evitare di sentircelo dire? La verità – rullo di tamburi – è che la pigrizia non è sinonimo di improduttività. O meglio: non essere costantemente produttivi non significa essere pigri. La nostra mente funziona meglio quando facciamo pause frequenti. Lo abbiamo imparato durante gli anni di scuola, e sul lavoro non vi è alcuna differenza.
La stragrande maggioranza delle persone nel mondo vengono pressate per fare sempre più di quanto non sia psicologicamente possibile fare. E quando si chiede alle persone di fare molto più di quello che è possibile, queste cominceranno a sentirsi pigre per non essere all’altezza della situazione. Il punto è che lo standard imposto è semplicemente impossibile da mantenere per lunghi periodi di tempo senza andare in burnout.
Gestire la pressione sul lavoro con la flessibilità
L’inflessibilità mentale è una delle cause primarie, insieme al senso di colpa, della pressione sul lavoro. Saper vivere bene – e lavorare bene – richiede una certa conoscenza di sé e lunghe riflessioni. A volte c’è bisogno di un lavoro di ristrutturazione che parte dalle fondamenta della propria personalità.
Non stiamo parlando di lassismo, ma di flessibilità. Lasciar andare è il modo migliore per vivere più serenamente. Penserai: la fai facile, tu! Prova a venire a lavorare da me! E non ti si può biasimare. La pressione di un ambiente circostante poco positivo può generare una tensione interna addirittura insopportabile. Imporci di fare di più, di distinguerci, è il nostro modo per contrastare la negatività di una cosa che non ci piace.
Un primo step per non lavorare sotto pressione è quello di non prendere il lavoro sul personale. È successo un pasticcio in contabilità? Fai un bel respiro e vedi che cosa si può fare. Se senti che la rabbia monta dentro di te, vai a berti una tisana e, per cinque minuti, guarda fuori dalla finestra. Poi rimettiti a lavorare e fai del tuo meglio per risolvere il problema con lucidità.
Poniti obiettivi reali e raggiungibili
Imparare a spezzare i progetti in maniera da creare un workflow di obiettivi raggiungibili è essenziale. Non pretendere da te stessa più di quanto tu non senta di poter fare. Procurati un’agenda e un diario di lavoro per ottenere il massimo dalla tua giornata lavorativa ritagliandoti comunque qualche minuto per compilarlo. Sarà una forma di decompressione per te, ma anche un modo per fare ordine nel caos di una situazione d’emergenza.
Pressione sul lavoro: non trattare gli errori come catastrofi
Senti di dover fare sempre di più e sempre meglio perché tratti i tuoi successi come cose da poco. Gli errori, invece, sono montagne insormontabili e stalker che ti perseguitano fino a casa. Ti tengono sveglia la notte, con gli occhi spalancati nel buio. Insomma: dai il giusto peso ai tuoi successi e ai tuoi errori, poiché solo chi non fa niente non commette errori. Sei umana, e puoi usare gli sbagli come fonte di apprendimento e crescita personale.
Non entrare in modalità cospirazione
Lo stress e la pressione sul lavoro fanno emergere il peggio di noi. La tensione ci spinge a trovare modi per elaborare la maggior parte di informazioni in poco tempo. E quella brutta sensazione che proviamo quando sentiamo di non poterci sobbarcare un altro lavoro è anche peggio. Chi lo fa se non lo faccio io? Questa affermazione è molto probabilmente infondata. E il pregiudizio non fa che peggiorare il malessere, portandoci a guardare con sospetto gli altri nostri colleghi. Cosa fanno loro? Perché non fanno niente e devo sempre fare tutto io?
Ti stai ponendo una domanda potenzialmente sbagliata. Perché? Perché devi dimostrare a te stessa che fai molto più di loro messi insieme. Questa dimostrazione verrà osservata solo da te, che sei sotto pressione, lo sai? E dove ti porterà, se non a odiare chi ti sta intorno, peggiorando lo stress che vivi? Non è un circolo di pensieri sano, né positivo.
Prima di pensare che tutto il peso dell’ufficio gravi sulle tue spalle, rifletti. È la verità? Puoi delegare? Puoi fare un’analisi obiettiva di ciò che succede? E soprattutto: quando esci dall’azienda, riesci a non portare a casa con te questa pressione? Fai un passo indietro e lascia che il pensiero logico e il tuo buonsenso facciano il resto del lavoro.