Nella Repubblica di Venezia Marco Polo nacque e morì, fra la seconda metà del Duecento e l’inizio del 1300. Viaggiatore fra viaggiatori, come lui il leggendario Corto Maltese, marinaio e pirata, figlio di un inglese e una gitana, partorito negli anni Sessanta dalla creatività di Hugo Pratt, nato a Rimini anche lui da padre inglese. Accompagnano i nostri passi a Venezia le orme di questi naviganti, pazzi e viaggiatori, anime romantiche e inquiete.
Poeta e avventuriero, Giacomo Casanova, nato a Venezia all’inizio del Settecento e morto in terre lontane, in Repubblica Ceca, lo immaginiamo fra le corse dei bambini in Corte delle Muneghe, dove si trovava la casa e di nonna Marzia e in cui il celebre personaggio abitò da quando aveva otto anni, orfano di padre. Violinista e compositore, Antonio Vivaldi visse e insegnò al Pio Ospedale della Pietà di Venezia per quarant’anni: orfanotrofio, convento e conservatorio, qui le Figlie di Choro studiavano da musiciste, sostenute dalle donazioni, e componevano musica. Camminiamo ricalcando le orme di chi è venuto prima di noi, le ombre ci osservano e così andare alla scoperta diventa perdersi: una mappa di scoperta che si scrive andando, passo dopo passo.
Per secoli Venezia è stata porto da cui partire e a cui tornare dalle avventure per mare; ha accolto la magia dei commerci e delle storie in arrivo dall’Oriente. Il tempo nella Serenissima si scrive fra le piccole strade dove si affacciano le botteghe artigiane, i cantieri dell’arsenale e le facciate colorate delle case, che spuntano nella foschia del mattino, ad accogliere i naviganti antichi e contemporanei. Perché, in fondo, siamo tutti parte di un unico tempo: a Venezia i confini si confondono e la dimensione del sogno sembra possibile, per un attimo eterno.
“Non c’è più niente da dire, non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto il fuoco dei missili, quando i cittadini ucraini si nascondono nei rifugi, quando i manifestanti russi vengono messi a tacere. Da russo, non presenterò il mio lavoro al padiglione russo della Biennale di Venezia”
Kirill Savchenkov, artista
Biennale d’arte 2022
Nel 2022 torna la Biennale d’Arte. La prima inaugurazione di una Esposizione biennale artistica si celebrava nel 22 aprile 1894. Da allora la manifestazione si interromperà solo in occasione dei due conflitti mondiali e, di nuovo, a causa della pandemia dovuta al Covid-19. Nel frattempo, un’altra guerra scuote il cuore dell’Europa, motivo per cui Raimundas Malasauskas, curatore del Padiglione Russia durante la scorsa primavera rassegna le dimissioni.
La 59. Esposizione Internazionale d’Arte organizzata dalla Biennale di Venezia è a cura di Cecilia Alemani. Titolo e tema su cui si gioca l’ispirazione degli artisti presenti? “Il latte dei sogni”, dal taccuino di storie e disegni della scrittrice e artista inglese Leonora Carrington, scritto negli anni Cinquanta a Città del Messico e pubblicato postumo nel 2013. Inaugurata sabato 23 aprile, la mostra sarà aperta al pubblico fino a domenica 27 novembre 2022 ai Giardini e all’Arsenale.
Il tema della Biennale nel 2022 è tratto da un’opera surrealista, apparentemente nata per bambini e in realtà ingarbugliato sogno di un’età che ci riguarda tutti e, un po’ come Venezia, riguarda la bellezza, le paure, i mostri che nutriamo dentro di noi, che ci rendono irrequieti senza sapere perché. La curatrice della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, Cecilia Alemani, a New York, dove vive, si occupa del programma di arte pubblica dell’High Line Art, la ferrovia sopraelevata trasformata in uno spazio di espressione artistica. Di questa Biennale, così attesa e sospirata dopo l’interruzione a causa della pandemia, salviamo una parola: metamorfosi.
La trasformazione è il processo di cambiamento che impariamo dalle favole, strumento necessario per scrivere di nostro pugno una storia differente, ma anche ciò che possiamo apprendere come lezione di vita da eventi che ci travolgono, quale la pandemia appena trascorsa. Vivere il cambiamento significa farsi spazio: darsi un tempo vuoto in cui far accadere le cose e i desideri, lasciar andare ciò che non va più e iniziare ad abitare nuovi spazi.
“Chiudi gli occhi e leggi con le dita la fisionomia delle statue, i bassorilievi, le modanature scanalate. Gli alfabeti scolpiti nelle lapidi ad altezza d’uomo. Venezia è un ininterrotto corrimano Braille”
Tiziano Scarpa, romanziere e poeta
“Visitare una città d’arte con i bambini vi sembra difficile? Non se scegliete i punti di interesse più adatti a loro” spiega Paola Toia, autrice del blog Viaggiare con i bambini: “Fra una gita sui canali e uno stop al museo scoprire Venezia sarà bellissimo. Per esempio a Ca’ Giustinian i bambini sono i benvenuti: la Biennale ha creato all’interno del palazzo una stanza tutta dedicata a loro, dove riposarsi sfogliando un libro illustrato o dedicarsi ad attività creative. Pausa pranzo? Nel verde, come alla Serra dei Giardini, caffè botanico all’interno di un padiglione dove ammirare l’architettura stile Liberty: 180 metri quadrati, divisi fra negozio di piante e caffetteria, per rilassarsi e giocare mentre mamma e papà si godono atmosfere d’altri tempi. Se i bambini sono abbastanza grandi, perché non lasciarsi guidare da loro? Basterà acquistare una cartina illustrata oppure una guida della città con tanti adesivi da apporre: per i bambini ogni meta raggiunta sarà una vera soddisfazione!”
Venezia dei musei
Passeggiare per la Biennale non è (solo) overdose di arte bensì (avam)posto dove liberare la mente, raccogliere le forze e lasciarsi ispirare. Prendi il vaporetto: i Giardini, realizzati da Napoleone, sono gli stessi che hanno accolto la prima edizione nel 1895. Guardati intorno: i padiglioni dei Paesi stranieri, oggi 29, sono stati costruiti nel 1907 e insieme al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, edificato nel 1894, creano un percorso dove a dialogare sono spazio interno ed esterno, dipanando un filo che attraverso il verde si snoda tra appartenenze differenti e intreccia idee, ricerche, intuizioni.
“Vivo a Venezia da dieci anni ma la osservo ancora con gli occhi di chi scopre questa città, con gioia e incanto, ogni giorno” racconta Anna Turcato, Image Consultant & Style Strategist: “Da docente di Storia della Moda non posso non menzionare due musei poco conosciuti della città. Il primo è “Palazzo Mocenigo”, il museo del costume della città di Venezia al cui interno si trova anche il museo del profumo (la città di Venezia ebbe una grande tradizione profumiera) dove si possono ammirare dei veri e propri tesori, specialmente nei depositi visitabili su prenotazione. Il secondo è il Museo Fortuny che fu dimora dello stilista Mariano Fortuny e di sua moglie Henriette e che è stato recentemente restaurato. Una coppia, i Fortuny, che visse d’arte e nell’arte, innovando anche nella moda grazie alla creazione dell’abito Delphos la cui plissettatura è ancora oggetto di studio e di segreto. Vi affascinerà sicuramente”.
Perdersi a Venezia: che cosa vedere
Dalle principali città italiane il treno porta direttamente qui, nel cuore della laguna. Venezia Santa Lucia: mentre cammini sui binari immagina che un tempo proprio in questo luogo sorgevano la chiesa e il convento di Santa Lucia, demoliti intorno al 1863 per far posto alla stazione. A pochi passi dalla scalinata ecco che inizia una delle città più antiche al mondo. Davanti a te i passanti e le facciate dei palazzi, il Ponte della Costituzione, il ponte pedonale in vetro e acciaio che attraversa il Canale Grande progettato dall’architetto spagnolo Calatrava.
“Ma quando siamo usciti, stanchi e intontiti, dalla stazione di Venezia e abbiamo visto il Canal Grande e i palazzi marmorei che sfioravano l’acqua melmosa, quel gioiello di cultura che si dondolava sui canali fetidi e muffosi, abbiamo improvvisamente compreso quanto forte e tenace è l’uomo e quanto meraviglioso è il suo spirito, e si è destato in noi un tale amore per l’umanità, l’umanità con le sue pene e le sue epidemie; e siamo penetrati ad occhi aperti dentro un sogno, perché Venezia è il sogno di ogni città”
Abraham Yeshoua, scrittore e drammaturgo
Siamo nel sestiere di Cannaregio, che insieme al Canal Grande è l’unico interno al centro a essere attraversato dai vaporetti, che collegano il Canal Grande alla laguna. In questo sestiere, sotto la dominazione asburgica, con la costruzione della stazione ferroviaria di santa Lucia si realizzò il primo collegamento fra Venezia e la terraferma. Da un sotoportego ai piedi del ponte delle Guglie, l’unico ponte di Venezia a essere decorato con pinnacoli, si entra nell’antico ghetto. Guardando bene ai piedi del ponte troverai ancora i cardini delle porte con cui ogni sera questo quartiere veniva chiuso, dimora degli ebrei dall’inizio del Cinquecento.
Sembra che la parola “ghetto” derivi proprio dal dialetto veneziano, gheto, “fonderia”, perché qui si trovavano le fonderie pubbliche che fino al Quattrocento produssero le bombarde per l’artiglieria. Qui si trovano le sinagoghe e il Museo Ebraico. Dal ponte degli Scalzi del sestiere Cannaregio la strada ti porterà fino al cuore più antico, Rialto. Anticamente, il porto del Lido, difeso dal forte di San Nicolò e dal forte Sant’Andrea, era il principale accesso al mare della Serenissima. Sullo sfondo le isole, Vignole e Sant’Erasmo, che separavano la laguna dall’Adriatico.
“Eccolo ancora una volta davanti a lui, l’approdo indescrivibile, l’abbagliante insieme di fantastiche costruzioni che la Serenissima offriva allo sguardo ammirato del navigatore in arrivo: la meraviglia lieve del Palazzo e il Ponte dei Sospiri, le due colonne sulla riva col leone e il santo, il fianco splendente del tempio favoloso, la prospettiva dell’arco e dell’orologio dei Mori. E, guardando, riflettè che giungere a Venezia col treno, dalla stazione, era come entrare in un palazzo per la porta di servizio; e che in nessun altro modo se non per nave, dall’ampio mare, come lui ora, si sarebbe dovuto porre il piede nella città inverosimile tra tutte”
Thomas Mann, scrittore e saggista
Dal 1097 a Rialto la giornata si sveglia con il mercato, che nel Settecento Giovanni Antonio Canal, meglio noto come Canaletto, dipinge nei suoi quadri, fra le facciate di palazzi color sabbia illuminati dal sole e lontani passanti che si perdono nella folla. Gioielli, preziosi, spezie d’Oriente, la carne che arrivava dal macello cittadino e i pesci scaricati alla fine della notte dalle reti dei pescatori, senza contare carbone, vino, metalli, frutta e verdura, lana, cordami: attraverso i banchi delle mercerie, dove venivano esposte stoffe provenienti da Venezia e da ogni angolo del mondo conosciuto, il mercato si prolungava idealmente fino a piazza san Marco in un intrico di canali percorsi da imbarcazioni cariche di merci.
“Ero a Venezia sul Ponte dei Sospiri; un palazzo da un lato, dall’altro una prigione; vidi il suo profilo emergere dall’acqua come al tocco della bacchetta di un mago”
Lord Byron, poeta
I ponti di Venezia
“Un luogo di Venezia che mi piace tantissimo – banale ma lo trovo stupendo – è il Ponte dei Sospiri, per la sua storia e le sue leggende” spiega Andrea Petroni, travel blogger: “Amo i luoghi che si portano dietro questi aneddoti fra realtà e leggenda. Una cosa che non ho ancora fatto a Venezia? Mi piacerebbe visitare Palazzo Ducale, in cui non sono mai riuscito a entrare, ma anche Burano e Murano”. Le Prigioni Nuove, costruite nel Seicento, sono collegate a Palazzo Ducale attraverso il Ponte dei Sospiri, che l’architetto Antonio Contin pensò in pietra bianca d’Istria.
“A Venezia, quando c’è la luna, par di passeggiare in una acquaforte”
Carlo Dossi, archeologo e scrittore
Venezia è… andar per ponti: sono circa quattrocento, di cui una settantina privati, oltre a un centinaio di canali. Se il più antico è considerato Rialto e il più lungo Ponte della Libertà (quattro chilometri per venti metri di larghezza!), il più recente è invece l’avveniristico Ponte della Costituzione, ideato e costruito dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava. Commissionato nel 1997 e oggetto di infuocate discussioni, viene aperto al pubblico nel 2008. A ricordare tempi ormai passati rimane un ponte dall’anima antica, forse il più antico fra tutti: è il piccolo ponte in legno di Poste Vecie, privato, che si trova all’ingresso di una trattoria dove scoprire affreschi antichissimi e celebri piatti veneziani.
“Venezia ha un suo ritmo da sempre: e bisogna scoprirlo passeggiando per le viuzze o girando per i canali, meglio su una barca silenziosa”
Enzo Biagi
Venezia segreta
Ai piedi del Ponte di Rialto una testa dorata ricorda la più antica spezieria di Venezia, nota come “Alla testa d’oro”: qui veniva preparata la Theriaca d’Andromaco, chiamata anche triaca, medicamento dalla ricetta segreta. Del luogo, così come della misteriosa medicina tramandata dalla Grecia del primo secolo a.C. non rimane nulla, se non questa testa scolpita, come un monito sull’importanza di fare attenzione e imparare a osservare tutto ciò che silenziosamente porta traccia delle storie che hanno fatto la Storia.
“E quando lasciamo Venezia scopriamo che i nostri orologi hanno problemi a tornare di nuovo al tempo reale”
Mieczysław Kozłowski, filosofo
Un consiglio noir su Venezia segreta? La scrittrice Barbara Baraldi, autrice della serie «Aurora Scalviati, profiler del buio» (Giunti) e sceneggiatrice per Dylan Dog non ha dubbi: “L’affascinante Ca’ Dario, di cui è possibile vedere la facciata che si specchia sul Canal Grande, conosciuto come il “Palazzo Maledetto”. Si dice che chiunque lo abiti sia destinato a terribili sciagure. La leggenda nasce dal fatto che tutti i proprietari morirono per cause accidentali o suicidandosi. Oggi nessuno osa abitarlo”.
A piedi per Venezia
Una mappa per perdersi… è possibile? Forse sì, dimenticando strade e percorsi, lasciandosi guidare dall’istinto e dalle emozioni. Venezia è il posto perfetto per iniziare. Lascia che siano i tuoi piedi e i tuoi occhi, insieme al cuore, a decidere il cammino. E allora ecco, in ordine sparso, ciò che potresti incontrare. Perché quando accettiamo di perderci a rimanere sono tutti gli istanti di bellezza che ci fanno sorridere di meraviglia.
Cose da fare alla scoperta di Venezia
- camminare all’alba in piazza San Marco, quando le persone scompaiono e fermarsi a respirare guardando la distesa azzurra, fra gli uccelli in volo, in questo immenso spazio vuoto dove lasciar andare a briglie sciolte l’immaginazione
- salire sul vaporetto in una mattina di nebbia e seguire tutta la linea 2, oppure la 1, più lenta, da Canal Grande a Piazza San Marco attraverso il Canale della Giudecca e il Tronchetto.
- scendere gradino dopo gradino nella cripta sommersa della chiesa di San Zaccaria, poco distante da San Marco, dove trovavano sepoltura i primi Dogi di Venezia, per lasciarsi disorientare dal riflesso dell’acqua fra le colonne dei sotterranei quasi costantemente allagati
- lungo il Rio dei Vetrai nell’isola di Murano sbirciare l’opera dei maestri al lavoro nelle fornaci e i misteri della millenaria arte del vetro (chi desiderasse approfondire può farlo al Museo del Vetro sull’isola di San Donato di Murano)
- passeggiare al tramonto alla Giudecca, la più grande delle isole di Venezia, per ammirare lo spettacolo del sole che si inabissa fra i cantieri per il rimessaggio delle barche e giardini segreti come gli spazi del complesso di Santa Maria della Presentazione, detto delle Zitelle, il Giardino Eden (putroppo vietato al pubblico) e gli orti ancora oggi coltivati dai frati del convento collegato alla Chiesa del Redentore
- mentre la sera lentamente scende raggiungere il faro di Murano con la sua luce intermittente che ci attrae e guida
- campo della pescheria al mattino presto, quando sotto alle Logge della Pescaria inizia il mercato del pesce di Rialto e, accanto, si preparano la frutta e gli ortaggi nell’adiacente Campo de l’Erbaria
- in bicicletta sull’isola di S. Erasmo, l’orto di Venezia (raggiungibile con la linea 13), dove nel mese di maggio si celebra la Festa del carciofo violetto di Sant’Erasmo
- gradino dopo gradino Scala del Bovolo a Venezia, la scala a chiocciola voluta da Pietro Contarini nel Quattrocento
- scegliere una mostra che solletichi la curiosità in un palazzo storico come La Casa dei Tre Oci, Palazzo Venier dei Leoni o fra le sale della Peggy Guggenheim Collection, per dimenticare i problemi e lasciarsi ispirare
- sentire il batticuore scendendo nell’oscurità fra antichi scheletri dipinti sui muri e il buio che avvolge all’interno della Cripta di San Simeon Piccolo
- camminare per l’antico ghetto immaginando la vita di un tempo, alla scoperta delle sinagoghe (ne esistono ben cinque), passo dopo passo nelle piazze e lungo le piccole strade in cui si affacciavano artigiani, banchi dei pegni (oggi è possibile visitare il “Banco Rosso”) e le panetterie dove assaggiare la cucina ebraica kosher
- una sera al Teatro La Fenice, per lasciarsi rapire dalla potenza della musica
- meditare sul tempo e sulla vita in un giorno d’inverno al cimitero ebraico del Lido (da ottobre a marzo aperto solo al mattino), fondato nel 1386
- lasciarsi sconvolgere da una vertiginosa vista sulla città di Venezia dal campanile di san Marco
Serve prenotare l’ingresso a Venezia?
Sarà la prima città al mondo a utilizzare un sistema di prenotazione. Il progetto pilota del Comune si appoggerà su un portale dove sarà possibile acquistare un codice QR Code da esibire. Chi prenota in anticipo godrà di sconti e accessi facilitati: il contributo d’accesso, ovvero la tassa per l’ingresso in città, sarà più alta in giornate quali Pasqua e festività. L’idea è di varchi in luoghi strategici: un modo per disciplinare il traffico di turisti. Come specificato sul sito web del Comune di Venezia il contributo d’accesso sarà richiesto a partire dal 16 gennaio 2023: le autorità hanno annunciato che sarà possibile rivolgersi a una mail dedicata per richiedere informazioni e gestire le prenotazioni tramite app.