Le parole gentili sono poche e tutti le conosciamo bene, anche se spesso tendiamo a darle per scontate. Che nel tempo abbiano perso il loro significato o si siano svalutate ai nostri occhi, non ha importanza. La gentilezza è una forma di eleganza che non tramonterà mai.
Essere gentili sul lavoro, nella vita privata, con i propri affetti e, soprattutto, con se stesse. Ci sono parole volitive e positive che possono cambiare le vibrazioni di un’intera giornata, se usate dalla persona giusta nel momento giusto.
Ecco cinque cose che dovremmo ricordarci di dire. Perché la gentilezza, proprio come la positività, è contagiosa e funziona sempre, meglio di qualsiasi altra tecnica di diplomazia.
Parole gentili: un grazie vale più di mille parole
La parola grazie è forse la più abusata in assoluto di tutte le parole gentili. Specie sul posto di lavoro, tendiamo ad adoperarla come tecnica diversiva per dare calore al testo di un’email o tagliare un discorso poco chiaro, senza avere l’impressione di sembrare scortesi.
In una società dove l’impressione vale molto più di quello che dovrebbe, la parola grazie non va usata spesso, ma va usata nel momento giusto. Un grazie che viene dal cuore, usato nel momento giusto, concretizza il nostro voler essere gentili e disponibili, mantenendoci caldamente ancorate al discorso.
L’autenticità di questa parola utilizzata nel momento giusto coltiva amicizie e rinsalda i rapporti con il partner. È così semplice ringraziare che talvolta tendiamo ad abusarne o a dimenticarcene. L’equilibrio di un ringraziamento sentito, però, non ha prezzo.
Parole gentili: come stai?
Sì, è vero, la formula “come stai?” è l’incipit della maggior parte delle conversazioni educate. Però adesso ti faccio una domanda a cui devi rispondere con assoluta sincerità. Quante volte ascolti davvero la risposta? Le parole gentili sono facili da pronunciare e spesso vengono spontanee. Tuttavia, la reazione di chi abbiamo davanti è tanto importante quanto la nostra decisione di utilizzarle.
Imparare a chiedere “come stai?” non per abitudine, per rompere il ghiaccio, ma per sincero interesse, è il primo modo per aprire il cuore all’eleganza senza tempo della gentilezza. Non fermarti alla semplice frase di circostanza, ma individua nella risposta un possibile appiglio per approfondire la discussione sullo stato di salute della persona. L’obiettivo, ovvio, non è quello di essere indiscreti, ma quello di dimostrare genuinità nella nostra volontà di sapere come sta la persona che abbiamo davanti.
La vera risposta alla domanda potrebbe infatti essere nascosta nell’inflessione della voce. Approfondire il discorso, con metodi opportuni e senza insistenze, è il modo giusto per dimostrare che ti importa davvero.
L’arte del: posso aiutarti?
Poche persone accanto a noi non hanno bisogno d’aiuto. La maggioranza delle persone che avrebbero davvero bisogno di supporto sono tuttavia in imbarazzo nel chiederlo. Le rimanenti persone, invece, troverebbero la domanda diretta: “posso aiutarti?” una forma di grande disagio.
Questa domanda richiede delicatezza, e la capacità di saper leggere la gente. Una persona che ha bisogno di aiuto e non lo chiede potrebbe indispettirsi davanti alla domanda diretta. Al tempo stesso, potrebbe ringraziarti di cuore davanti a un piccolo gesto d’aiuto che fai senza che ti venga domandato.
Se una persona sembra in difficoltà, sforzati di capire se domandarle “posso aiutarti?” possa essere un’affermazione di suo gradimento. A volte puoi semplicemente attivarti per farle trovare pronto qualcosa. Fosse anche solo un caffè in un momento di grande stress sul posto di lavoro.
L’annosa questione della parola scusa
Quanto è difficile chiedere scusa? È facilissimo. Specialmente per le persone che vivono in un mondo del lavoro complicato dove spesso “grazie” e “scusa” sono formule veloci per tagliare una conversazione sgradevole.
Imparare a chiedere scusa quando ce n’è davvero bisogno è l’arte da imparare e mettere in pratica ogni giorno. Quando senti di aver concretamente ferito la persona che hai davanti. Quando senti di aver assunto un comportamento sbagliato e sei pronto a rimediare, facendo molto più di un semplice chiedere scusa. La parola “scusa” fa breccia attraverso la falsità e, se espressa con la giusta sintonia emotiva, è un balsamo potentissimo.
Parole gentili: ti voglio bene
È vero che l’amore non si dice, ma si fa. Tuttavia, accompagnando le proprie azioni alla dolcezza di una formula come “ti voglio bene” troverai la vera armonia. L’eleganza delle parole gentili sta nel misurare la propria intenzione e dimostrare con i fatti ciò che si è detto.
Alcune persone trovano difficile esprimere a parole i loro sentimenti, ed è assolutamente normale. Abusare del “ti voglio bene” porterebbe infatti a un risultato contrario a quello sperato. Sfruttarlo per addolcire un momento di tenerezza, sia col partner che con la propria famiglia o gli amici, è il modo giusto per colpire nel segno. Voler bene è un atto di coraggio in un mondo dove la frase più comune che sentiamo dire è: me ne frego.
Ecco perché la gentilezza è uno strumento così potente: impara a padroneggiarla e sentirai che è la decisione migliore che tu abbia mai preso.