1/4 – Introduzione
La noce moscata (il cui nome scientifico significa “odore fragrante”) deriva la denominazione dalle dimensioni del nocciolo (grande quanto una noce) e dall’odore di muschio. Originaria dell’isola di Banda nelle Molucche (Indonesia), giunse nel Mediterraneo al seguito degli Arabi, venendo poi diffusa su larga scala dai Crociati, per profumare gli ambienti: era così pregiata che veniva conservata in una scatolina d’argento o legno (perché l’aroma tendea svanire rapidamente se è esposta all’aria), insieme a una piccola grattugia. Il monopolio dell’importazione spettò dapprima ai Portoghesi, poi sostituiti dagli Olandesi. La noce moscata, un alberello sempreverde di 6-10 m d’altezza, con piante femminili e piante maschili (specie dioica), in fiore tutto l’anno a partire dai 15 anni d’età. Ha foglie ovali, appuntite, verde scuro, con la pagina superiore lucida e cerosa, profumate. I fiori sono poco appariscenti, campanulati, carnosi, i femminili raccolti in piccoli racemi ascellari, quelli maschili singoli. Ne derivano numerosi frutti piriformi, delle dimensioni di un’albicocca, di colore giallo pallido a maturazione, quando si aprono a metà, rivelando una noce ricoperta da un arillo (“membrana”) di colore rosso acceso. All’interno della noce c’è un unico seme, morbido, che diviene presto legnoso. Nei passi della guida a seguire sarà illustrato come coltivare la noce moscata.
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La noce moscata teme temperature inferiori a 12 °C, quindi va coltivata in vaso anche nel Sud Italia, riparandolo in serra calda o veranda d’inverno. Il substrato deve essere molto fertile, sempre leggermente umido ma molto ben drenato. È importante anche l’umidità ambientale: è bene vaporizzare la pianta più volte al giorno, soprattutto d’estate. Le annaffiature devono essere abbondanti e regolari, soprattutto durante la bella stagione. La posizione migliore è pienamente soleggiata. Si può riprodurre per seme (non quello commestibile!): germoglia facilmente, ma per avere i frutti è necessario possedere sia il maschio sia la femmina.
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Oltretutto questa pianta ha bisogno di un terreno particolarmente ricco, come quello di una zona vulcanica; le innaffiature possono anche non essere abbondanti, purché siano regolari e sia garantita l’umidità dell’aria. Per generare quanti più semi possibili, occorre fare in modo di sviluppare il maggior numero di piante femmina; pertanto si sceglie la riproduzione via talea piuttosto che via seme.
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La talea è un frammento di pianta reciso e coltivato a parte, che rigenererà una pianta dello stesso sesso. Per quanto riguarda il calore, inoltre, per garantire uno sviluppo ottimale della noce moscata bisogna tenerla costantemente ad almeno dieci gradi di temperatura. Infine, occorre armarsi di molta pazienza: la myristica fragrans infatti impiega circa sette anni per dare il suo primo raccolto.