1/5 – Introduzione

I cespugli di rovo crescono selvatici in gran parte dell’America settentrionale, così come nei paesi mediterranei ed il succoso frutto che ci regalano è la mora. Ne esistono varietà provviste di tralci spinescenti così come privi di spine; chiaramente i cultivar senza aculei sono i prediletti per le coltivazioni. Presentano lunghi rami angolosi, fogliame lussureggiante e infruttescenze abbondanti che, con la maturazione, assumono colore rosso, per diventare nero-bluastre verso la metà dell’estate. Grazie alla loro rusticità le more selvatiche si possono agilmente coltivare anche in giardino: vediamo come.

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Il “Rubus fruticosus” o rovo selvatico, appartenente alla famiglia delle Rosacee, è un arbusto perenne provvisto di foglie caduche e produce fiori che hanno 5 petali bianchi o rosati. La fioritura avviene da maggio a giugno, mentre la fruttificazione da metà luglio fino settembre. Le more sono autofertili, ma l’impollinazione viene facilitata dalla presenza di api e bombi e dal vento. Il rovo sopporta bene sia il freddo invernale che le temperature estive elevate ed è la pianta ideale per ricoprire i muri di recinzione dei giardini sotto forma di filari o spalliere. Essendo peró un arbusto assai vigoroso ed invadente, non fatica ad assumere l’aspetto di una folta, intricata massa spinosa, che risulta impenetrabile.

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Il rovo è infatti un arbusto perenne che si propaga come le fragole: annualmente produce polloni i quali, quando toccano terra, formano nuove piantine, che fruttificheranno l’anno seguente. Per evitare tale incontrollabile proliferazione è opportuno piantare questo cespuglio in contenitori, oppure delimitare lo spazio attorno alle radici con fogli di lamiera. Prima della messa a dimora, a fine inverno, occorre vangare e concimare con letame maturo e disporre le file ad una distanza di 1-1,5 m.

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Il rovo ha buone capacità di adattamento, ma cresce meglio in terreni sciolti, aerati, umidi e ricchi di humus, leggermente acidi, concimati con letame o terricciato. Teme però i ristagni idrici. Va infatti irrigato solo in caso di prolungati periodi di siccità e durante la fase di maturazione dei frutti. Le more selvatiche possono essere coltivate con buoni risultati anche in vaso, purché quest’ultimo abbia una capienza di almeno 30 lt. Riempitelo con torba o terriccio leggero e subacido ed alimentate le vostre piantine distribuendo concime con l’acqua d’irrigazione oppure fornendo loro del concime complesso a lenta cessione in primavera.

5/5 Consigli

  • Il rovo è anche chiamato: more di rogo, more di pruno, more campagnole, mora selvatica, spina malesia, mora salvadega, spino comune, spino della Madonna, ruvetta.
  • Per quanto riguarda i parassiti, il rovo é particolarmente sensibile alla “muffa grigia”, malattia fungina che fa marcire le more durante la maturazione e curabile con l’impiego di fungicidi.