1/7 – Introduzione

La questione dell’autoproduzione energetica è sempre aperta, con alti e bassi, anche se negli ultimi anni le cose stanno andando decisamente meglio e la legislazione sembra un po’ più elastica, consentendo per esempio la costruzione di impianti per la cogenerazione eolica o solare con una quantità ridotta di permessi e con relativamente poca spesa. In ogni caso per la messa in opera di un impianto eolico fai da te, servono le approvazioni da parte del comune le famose firme dell’ingegnere, oltre che in alcuni casi quelli della soprintendenza alle belle arti. Tralasciando volutamente gli aspetti burocratici, vediamo come costruire un impianto eolico fai da te. Prestate attenzione però: è un lavoro pericoloso e potenzialmente mortale, se non avete esperienza, fatevi aiutare da un professionista!

2/7 Occorrente

  • Pala eolica
  • Traliccio
  • Montante a L
  • Alternatore
  • Dinamo
  • Inverter
  • Accumulatori
  • Minuterie
  • Perizia dell’ingengnere
  • Sommatore di rete

3/7 – Individuare il sito

Il primo passo per la progettazione e costruzione di un impianto eolico fai da te è l’individuazione del sito. Si dovrà trattare di una posizione con un’ottima esposizione ad un vento frequente o costante, lontana da edifici e strutture a rischio, e con un buon suolo adatto all’installazione. Evitare quindi per esempio i terreni franosi e quelli paludosi o tendenti ad allagamenti, perché il nostro impianto potrebbe crollare e le fondazioni non reggere. Meglio prediligere un suolo compatto, in cui sia facile scavare e fare le gettate per i piloni. L’impianto eolico si può altresì fissare ad un edificio, ed in questo caso si deve trovare la parte esposta, che sia distante da proprietà altrui, e che permetta un intervento per fissare il braccio che terrà il generatore, che per via del fatto che è sottoposto a continue vibrazioni potrebbe arrecare danni alla struttura o costituire una fonte di disturbo acustico. Prima di procedere è bene chiedere una consulenza ad un ingegnere o almeno ad un geometra.

4/7 – Scegliere il tipo di pale

Le pale per i generatori eolici sono sostanzialmente di due tipi: le classiche a ventola, e quelle elicoidali. Le prime si montano con l’asse parallelo alla direzione del vento, in alcuni casi su un braccetto mobile che gli consenta di orientarsi al variare del flusso. Le seconde invece si montano verticali e non hanno bisogno di orientamento, ma tendono ad avere un’efficienza leggermente minore. Il tipo di pale influenza solo in parte il modello di generatore elettrico che vi si dovrà raccordare, ed in particolare la necessità o meno di una cassetta di ingranaggi con i riduttori e gli invertitori in caso di cambiamento di intensità e direzione del vento. Le pale che ruotano al cambio della direzione del flusso d’aria, però non lo fanno automaticamente, ma tramite un programma che le gestisce, altrimenti si rischiano stalli.

5/7 – Scegliere il tipo di traliccio

Una volta stabilito il sistema per raccogliere l’energia prodotta dal vento si può passare alla progettazione del traliccio. Se solidale ad un edificio, di solito si impiega una staffa ad L in tubo metallico con rinforzo e base di aggancio ampia da imbullonare alle pareti. La soluzione a muro però non permette una completa orientabilità della pala, a cui in parte sopperisce il sistema della retromarcia che consente ala ventola di produrre energia anche se il vento cambia senso di provenienza. In ogni caso i tralicci a muro sono di solito forniti come opzione con il generatore. Se invece si sceglie il traliccio in campo aperto, la soluzione migliore è sempre quella piramidale con base a tre o quattro lati, perché tende a flettere poco col vento e non si attorciglia se il vento è molto intenso. Questo tipo di traliccio ha solitamente bisogno di una gettata di cemento per essere messo in posizione, ma le sue dimensioni influenzano molto la quantità di materiale necessario per l’ancoraggio. Su internet si trovano tabelle indicative per le gettate per i tralicci di questo tipo.

6/7 – Scelgiere il tipo di gestione energetica

La corrente elettrica prodotta può essere prodotta da una dinamo o da un alternatore, il primo genera DC, mentre il secondo AC. In base al tipo di generatore scelto e alla distanza da coprire, potrà servire un inverter che riporti al corrente in AC per il trasporto, oppure un raddrizzatore e caricabatteria se si intende utilizzarla in seguito. Di solito si usa la corrente AC convertita a 220 Volt 50 hertz perché è quella di rete, ma dipende dagli impieghi che si intende fare del generatore. In generale, comunque le opzioni di uso sono tre: cogenerazione, impiego alternato, uso esclusivo. Nel primo caso si usa un po’ della corrente fornita dalla comune rete, sommata a quella generata, per ridurre i costi in bolletta senza alterare la potenza disponibile. L’impiego alternato prevede che il generatore fornisca la corrente quando può, mentre in altri momenti la potenza sia prelevata da rete, il meccanismo non è on/off per evitare distacchi e problemi. In Uso esclusivo invece si impiega solo il generatore e quando non c’è vento si sfrutta l’energia accumulata nelle batterie, che però potrebbe non durare a lungo. Delle tre, l’ultima soluzione è quella più rischiosa, e sarebbe meglio complementarla con altri sistemi per la generazione della corrente, come pannelli solari.

7/7 Consigli

  • Ricordatevi che state lavorando con generatori di corrente e se non siete esperti potete avere incidenti anche mortali. Non cimentatevi nell’impresa se non siete esperti

Alcuni link che potrebbero esserti utili