1/6 – Introduzione
Nelle nostre abitazioni sono sempre più diffuse guzmanie, achmeae, bromelie e orchidee, ma prendono piede anche bellissime felci australiane o africane appartenenti al genere Platycerium dall’accattivante foglia a corno d’alce. Queste piante prendono il nome e sono conosciute meglio come “Piante Epifite” e sono tutte quelle piante che vivono sopra altre piante ma con fine di supporto e non di nutrimento. La cura di queste piante non è difficile ma è bene avere qualche accortezza per cui seguite e leggete con attenzione la guida per curare le vostre piante epifite e mantenerle sane e rigogliose.
2/6 – Habitat e simbiosi
A differenza delle piante parassite, come il vischio o la rafflesia, le epifite sono autotrofe: non danneggiano l’ospite né lo sfruttano per trarne sostentamento ma ricavano gli elementi nutritivi dalle proprie radici e foglie. L’habitat ideale per questo genere di piante è sicuramente quello pluviale tropicale e subtropicale umido. In particolare queste piante si sviluppano sopra altre piante come gli alberi tropicali per raggiungere un’illuminazione solare adeguata in ambienti ombrosi come quelli della foresta pluviale umida. Ecco perché le epifite sfruttano le altre piante puramente come sostegno.
3/6 – Habitat casalingo
Questa tipologia di pianta ama un’esposizione in mezzombra e tollera la luce filtrata, ma non diretta. Una collocazione in un angolo sufficientemente luminoso della stanza, lontano da forti correnti d’aria e da termosifoni (o altri elettrodomestici che riscaldano) è ideale per favorire una crescita sana e rigogliosa. La loro collocazione ideale è quindi sì lontano da qualsiasi fonte di calore, ma in una stanza luminosa rivolta possibilmente a est o a nord, così da usufruire della luce solare diretta nel momento più fresco della giornata. Mimare quanto più possibile l’ambiente subtropicale darebbe l’ideale, questo dettaglio non è da sottovalutare anche perché è motivo della sofferenza della pianta per cui molti coltivatori per passione spesso non riescono a mantenere viva e vegeta la loro epifita.
4/6 – Clima e crescita
Le piante aeree, tropicali o temperate mal sopportano i repentini sbalzi climatici e le temperature inferiori ai 15-12 ° C, motivo per cui vanno rientrate in casa durante l’inverno. Le prime prosperano in condizioni climatiche comprese tra i 27-30° C e i 15-18° C tuttavia occorre farle adattare gradualmente alle nostre latitudini poiché nel loro habitat naturale le stagioni non sono particolarmente differenziate e l’escursione termica annuale si situa all’interno di 2 o 3 gradi. Le piante aeree temperate, invece, crescono in habitat caratterizzati da una fascia climatica più dinamica, contrassegnata da una stagione arida e da una stagione delle piogge;.
5/6 – Cure e innaffiature
Le piante epifite prosperano in condizioni di elevata umidità ambientale per cui le annaffiature devono essere frequenti e costanti nel periodo più caldo. Orchidee, quesnelie e bromelie possono essere bagnate anche ogni 2-3 giorni, mentre per il Platycerium può essere sufficiente un’irrigazione settimanale sotto forma di doccia o immersione in acqua. Una volta trascorso un lasso di tempo sufficiente a favorire l’assorbimento (circa 30-45 minuti), l’acqua in eccesso va eliminata dal sottovaso per evitare pericolosi ristagni idrici che favorirebbero l’insorgenza di agenti patogeni come funghi e muffe. Molto gradita è anche la nebulizzazione su substrato, foglie e radici aeree: in questo caso occorre tuttavia evitare l’esposizione diretta ai raggi del sole, che causerebbe ustioni alla pianta. Le piante epifite con sviluppo delle foglie a rosetta, come alcune appartenenti al genere delle Bromeliaceae, possono essere infine irrigate facendo confluire dell’acqua poco calcarea al centro delle foglie e colmando la cavità che vi si forma. È sufficiente svuotare la cavità dalle sostanze organiche almeno una volta al mese benché siano proprio queste ad assicurare il corretto apporto nutrizionale alla pianta.
6/6 – Vasi e terriccio
Il substrato ideale per le piante epifite deve tenere conto dell’evoluzione riscontrata nell’apparato radicale e favorire il passaggio dell’acqua attraverso una sapiente miscela di terriccio universale mescolato a torba, corteccia, sabbia od argilla espansa sul fondo. Se coltivate in vaso, la scelta del recipiente atto ad accoglierle deve tenere conto della sua grandezza ed eventuale porosità. La scelta ideale ricade pertanto su vasi di plastica, possibilmente sospesi, dal diametro leggermente superiore a quello della pianta.