1/4 – Introduzione

La ghisa, come il ferro battuto e l’acciaio, è una lega formata da ferro e carbonio. È una lega contenente dal 2% al 4% di carbonio, nonché quantitativi variabili di silicio e di manganese e tracce di impurità quali zolfo e fosforo. Resistente, malleabile e più economica di altri materiali, ha rappresentato il primo importante metallo strutturale, utilizzato in alcuni dei primi grattacieli. Nel 20° secolo, l’acciaio ha sostituito la ghisa in costruzione, ma la ghisa continua ad avere molte applicazioni industriali. Molto resistente all’usura, viene impiegata nella costruzione di tubi, stampi, pentole e dalle industrie automobilistiche. In questa guida vedremo come filettare la ghisa.

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La ghisa si lavora solitamente a secco e a basso numero di giri con utensili appositi. Il maschio è un utensile per filettare che può essere adoperato a mano con il giramaschi. La filettatura può essere eseguita anche attraverso l’incisione diretta del pezzo da lavorare, tramite un tornio. La scelta dell’utensile dipende dal genere di filettatura che si vuol ottenere, dal materiale e dal tipo di foro da praticare. La ghisa, al contrario di altri materiali, non fa truciolo ma produce una polvere sottile che andrà poi rimossa. Tipica della lavorazione delle ghise è infatti l’usura abrasiva dell’utensile, quindi per incrementarne la durata, si ricorre generalmente a rivestimenti, ottimizzati in base al materiale a cui sono destinati. È perciò importante utilizzare dei maschi specifici in base al tipo di materiale da filettare.

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Finito di lavorare, è fondamentale ripulire gli attrezzi prima di riporli nella custodia. Ricordando che la ghisa produce trucioli in forma di polvere, per pulire il maschio, si possono usare aria compressa e uno spazzolino a setole morbide per togliere gli eventuali residui. In seguito è importante detergerlo con un filo d’olio, in modo che sia protetto dall’usura e dalla ruggine. Qualora, dopo un uso prolungato, presentino segni di abrasione evidenti, sarà necessario affilare i taglienti affinché siano performanti ed efficaci soprattutto su materiali molto duri.

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I maschi con scanalature diritte rappresentano il tipo di maschio comunemente più usato. Adatti per la maggior parte dei materiali, sono ideali per la ghisa. Dopo aver scelto il tipo di maschio da usare, assicurarsi che il pezzo da lavorare sia bloccato saldamente e procedere alla filettatura, selezionando la velocità di taglio più consona. Per ottenere la velocità di rotazione, dividere il numero fisso per il filetto del maschio. Per esempio per filettare la ghisa con un M5, l’operazione da fare sarà 2500-3800 diviso 5. Tenere sempre presente che per la ghisa è importante lavorare a secco e avanzare di circa 8-12 m/min. L’angolo di taglio è in genere fra il 10 e il 15 %, ma è possibile un angolo di taglio molto più stretto, 5 ° circa, per materiali più tenaci come la ghisa. Infatti un angolo meno ampio permette al maschio di resistere meglio all’abrasione e di evacuare meglio il truciolo. Utilizzare taglienti non affilati, una lubrificazione non adeguata al tipo di materiale e altre scelte sbagliate, possono portare ad errori gravi, come un diametro di foratura errato, usura precoce ed eccesso di truciolo, che potrebbe poi portare alla rottura del maschio.