Arriva “Sfebbramamma”, un servizio dedicato alle mamme lavoratrici costrette a uscire al mattino presto. Se il bambino ha il mal di pancia o il raffreddore, possono portarlo nella sede di “Sfebbramamma”, un progetto creato dall’associazione culturale no profit “One xall” di Milano.

Come funziona “Sfebbramamma”

Come funziona? Dalle 4,30 è possibile lanciare un SOS e gli educatori professionisti si attivano per aprire le porte di questa “seconda” casa in via Bessarione a Milano. Tutto è nato dall’idea di Carmen Lorenzo, una mamma manager che si è ritrovata ad essere single quando le sue figlie avevano 18 mesi e tre anni: “E’ stata un’avventura. Non ho mai potuto accettare alcun lavoro da dipendente ma ho dovuto fare sempre consulenze esterne. Quando le bambine erano malate, non avendo i nonni vicini, erano guai”.

Ora le sue figlie sono grandi, hanno ormai 18 e 22 anni ma Carmen non ha dimenticato quella lezione della vita e si è data da fare per aiutare altre donne. “Sfebbramamma” è un servizio unico in Italia: “Non mi risulta che vi sia qualcosa di simile in altre città. Non l’ho copiato da nessuno, è farina del mio sacco, della mia esperienza”, spiega la mamma manager.

Le regole del servizio

Le regole sono chiare: non sono accettati bambini con malattie infettive, con febbre oltre i 37,7 gradi e nemmeno con la congiuntivite. Porte aperte, invece, per chi si ritrova con il figlio con il mal di pancia o qualche sintomo di raffreddamento dovuto alla stagione o allo spiffero d’aria fredda. In via Bassarione possono arrivare bambini già a partire dai due anni. I costi sono calmierati per andare incontro alle esigenze delle famiglie: dieci euro per mezza giornata d’accoglienza, venti per l’intero giorno oltre alla tessera associativa.

Nel solo mese di aprile una trentina di persone ha già chiamato “Sfebbramamma”: “Sono donne avvocato, medici, infermiere. Tutti professionisti di Milano. Finora nessun papà ci ha interpellato ma solo madri e nonni disperati. È il welfare famigliare che va in crisi: gli anziani magari hanno qualche visita medica, non sanno a chi lasciare i nipoti, così trovano una soluzione con il nostro servizio. Chiamano noi e poi chiedono alla figlia se possono portarli”.

Il sogno di Carmen è quello di vedere un servizio simile al suo anche in altre città d’Italia. Non è gelosa della sua invenzione ma è pronta a dare una mano a chi anche a Milano vuole dar vita ad una simile esperienza: “È sufficiente avere degli educatori che sono disponibili ad essere reperibili, fondare un’associazione e organizzare dei turni. Non servono particolari autorizzazioni comunali. E’ chiaro che bisogna puntare sulla qualità e dare garanzie ai genitori: i nostri operatori hanno fatto corso di manovre di disostruzione pediatrica; abbiamo nove educatrici professionali e una psicologa che è la coordinatrice del servizio”.

Nulla si improvvisa, insomma. La mamma manager spera che la sua sia solo la prima di una serie di iniziative: “Mi auspico che altre mamme facciano la stessa cosa, si aiuterebbero molto. Chi lavora in ambito ospedaliero o chi fa i turni, e magari vive la mia stessa esperienza di essere una madre single, ha bisogno di una mano”.