Chi più chi meno, tutti cerchiamo di comportarci in maniera educata con gli altri e di non dire frasi sconvenienti. Ma anche mettendoci tutta la buona volontà del mondo, può capitare di sbagliare. Perché? Semplice: perché quelle che noi consideriamo parole ed espressioni gentili, in realtà non lo sono. A stabilire che cosa non si dice e che cosa non si fa è il galateo.
Inutile negarlo: sarà sicuramente capitato anche a te di dire “salute” a una persona che ha starnutito, “piacere” a qualcuno che hai appena conosciuto o “buon appetito” prima del pranzo di Natale. Ecco, sappi che sono state tutte uscite errate. Vediamo alcuni degli scivoloni più comuni in fatto di buone maniere ed etiquette.
“Salute” dopo uno starnuto
Ecco il primo grande classico: per molte persone, il “salute” dopo uno starnuto è quasi d’obbligo. E, invece, secondo il galateo non andrebbe mai detto. Per quali ragioni? Innanzitutto perché se qualcuno sta starnutendo, evidentemente, non è molto in forma: non è dunque particolarmente carino rimarcarlo. Ma non si tratta dell’unico motivo per cui questa parola è vietata.
Non si dice “salute” nemmeno per non creare imbarazzo nell’altro. L’ideale è fare finta di nulla, così da non metterlo in una situazione scomoda. Eventualmente, spetta a lui parlare di quanto successo, per esempio chiedendo scusa o buttandola sul ridere dicendo frasi come “non preoccupatevi, non ho il Covid. Sono solo allergico alle conversazioni troppo impegnate”.
Non si dice nemmeno “buon appetito”
Questo, ormai, lo sanno tutti. Ma passare dalla teoria alla pratica non è così semplice e il rischio di fare degli scivoloni è sempre dietro l’angolo. Al pranzo di Natale, alla cena in famiglia, alla pizzata con gli amici capita ancora che qualcuno auguri a tutti buon appetito. Non vergognarti, dunque, se anche a te ogni tanto sfugge questa espressione: sei in buona compagnia.
Ma perché non si dice? Perché secondo il galateo è sconveniente augurare ai commensali di avere più appetito del dovuto. Molto meglio dire “buon pranzo” o “buona cena” perché in questo caso non si fa riferimento al cibo, ma si spera che tutti i presenti trascorrano un momento lieto.
“Piacere” quando conosci qualcuno
Non si dice nemmeno “piacere” quando si incontra una persona per la prima volta. Ammettilo: se dai la mano (o il gomito in tempo di Covid) a qualcuno per presentarti, ti viene automatico pronunciare questa parola. Ecco, la prossima volta morditi la lingua.
Secondo il galateo, non è di buon auspicio pronunciarla all’inizio dell’incontro, perché non si può sapere che cosa succederà e se quella appena iniziata si rivelerà un’occasione effettivamente piacevole. Molto meglio, dunque, aspettare e vedere come evolve l’incontro.
Se tutto procede per il meglio, puoi sempre recuperare alla fine dicendo cose come “è stato un piacere fare la tua conoscenza”, “piacere di averti conosciuto”. E se invece l’appuntamento è stato un incubo? Allora sfodera la tua diplomazia e limitati a salutare con cortesia, senza aggiungere altro.
“Non era necessario” quando ricevi un regalo
Probabilmente lo consideri un segnale di umiltà. Quando ricevi un regalo, un complimento, un invito pronunciare frasi come “non dovevi sentirti in obbligo”, “non era il caso” o “non era necessario” ti sembra il modo migliore per dimostrare la tua riconoscenza e la tua deferenza e per non mettere in imbarazzo l’autore del gesto. Invece, sono parole che rischiano di suscitare l’effetto opposto.
Come dice anche il galateo del ringraziamento, infatti, si tratta di affermazioni poco eleganti ed educate, che possono denotare una mancanza di rispetto nei confronti dell’altro e che possono anche sminuire la sua cortesia.
Limitati, dunque, a dire “grazie” e a fare un ampio sorriso. Sì, anche a commentare in maniera positiva, per esempio dicendo “grazie, è proprio del mio colore preferito”, “grazie, mi fa molto piacere”.
Non si dice mai “è una sciocchezza”
Non devi fare attenzione solo quando ricevi un regalo, ma anche quando lo fai. Il galateo è rigido pure in questo. Perfino nell’eventualità in cui la situazione ti imbarazzi tantissimo, tu abbia scelto un regalo pessimo di cui ti vergogni, il tuo sia solo un pensierino, non devi mai dire cose come “è una sciocchezza”, “non è nulla”, “è solo una cosuccia”.
Altrimenti, rischi di sminuire il tuo gesto e di fare sentire poco importante l’altra persona. Non si dice nemmeno “ho visto che non ce l’avevi” perché così facendo si può mettere in imbarazzo l’altro sottolineando una sua mancanza.
“Cin cin” durante un brindisi
“Cin cin” è una di quelle espressioni che mettono allegria e che non mancano mai nelle cene e nei momenti conviviali, anzi spesso nelle occasioni goliardiche sono ripetute più volte. Eppure è una di quelle cose che non si dice, ovviamente sempre stando al galateo. La ragione? Così si evita il fastidioso e poco elegante tintinnio di bicchieri che accompagna il momento del brindisi.
Come fare dunque? L’etiquette vuole che si alzi il calice in direzione del festeggiato guardandolo negli occhi senza fare altro. Se la cosa ti sembra triste, puoi aggiungere una frase benaugurale, ma sempre con massima sobrietà e discrezione per rispettare le buone maniere.