“Con le mani sbucci le cipolle” canta Zucchero. Ma la verità è che i gesti delle mani costituiscono un vero e proprio linguaggio a sé, grazie al quale possiamo comunicare emozioni, pensieri e non solo.

L’Italia è un Paese di grandi gesticolatori, anzi sappiamo bene come all’esteso spesso ci prendano in giro proprio per via di tutto questo agitare le mani di cui non riusciamo proprio a fare a meno. Vi sorprenderà sapere che la scienza, analizzando proprio i gesti delle mani, ha scoperto che in realtà questi non solo contribuiscono a rafforzare il nostro parlato, ma possono essere utilissimi per raggiungere uno scopo. Un esempio?

Pensiamo al classico colloquio di lavoro: prepari un bel discorso, misuri e scegli le parole con il dizionario accanto, lo impari come si faceva alle recite scolastiche (più o meno). Ma che peso avrebbe il miglior discorso del mondo se non fosse accompagnato dai giusti gesti delle mani? Questo principio vale anche in ambiti non professionali, nella vita di tutti i giorni osservando il modo in cui il nostro interlocutore gesticola possiamo capire tanto, ma proprio tanto di lui.

I gesti delle mani non sono soltanto un “tic”, qualcosa che facciamo involontariamente. Anzi, conoscerli e imparare a controllarli ci può tornare molto utile.

Il linguaggio delle mani

Gli influencer sono gli oratori del nuovo millennio ed era inevitabile che diventassero in qualche modo “oggetto di studio”. Cosa li rende così speciali? Come fanno ad attirare quantità abnormi di follower (anche quando non hanno argomenti proprio interessanti)? Insomma, qual è il loro segreto?

La scienza ci dà delle risposte piuttosto precise. Gli studi hanno confermato che i gesti delle mani aumentano del 60% l’effetto del nostro parlato. Gli influencer lo sanno benissimo e studiano molto attentamente i gesti delle mani. Ciò gli conferisce un’aura di carisma che attira le persone come le calamite.

Ma facciamo un passo indietro. I gesti delle mani non sono di certo una prerogativa dei professionisti della comunicazione. È interessante, ad esempio, quanto ci dicano dei bambini: secondo uno studio i bimbi che gesticolano di più sviluppano maggiori capacità linguistiche. Insomma, gesticolare è un po’ un segno di intelligenza.

Spencer Kelly, professore associato di psicologia e co-direttore del Center for Language and Brain alla Colgate University (Hamilton, New York), ha scoperto che i gesti fanno sì che le persone prestino maggiore attenzione all’acustica del discorso. Lo stesso Kelly ha affermato che “i gesti non sono semplici aggiunte al linguaggio, costituiscono effettivamente una parte fondamentale di esso”.

I gesti delle mani ci vengono in modo naturale e Spencer ha scoperto che persino i ciechi li utilizzano quando parlano con altri non vedenti. Usare i gesti delle mani mentre si parla è spontaneo, aiuta a rafforzare il discorso, comunica pensieri non detti ed è utile per ricordare.

“Sono determinata”

Andiamo al sodo e analizziamo alcuni gesti delle mani che tutte facciamo, ma di cui spesso neanche ci rendiamo conto. Quando ad esempio stringiamo il pugno e lo agitiamo in aria oppure contro qualcuno, il messaggio che arriva all’esterno è di solidità, determinazione, fierezza. È un gesto piuttosto intenso ed espressivo, ma va usato con cautela. Lo stesso movimento del pugno associato a una voce irritata potrebbe trasmettere rabbia.

“Lascia che ti dica una cosa”

Uno dei gesti delle mani più comuni (e facilmente fraintendibili) è puntare il dito. Essere additati non è bello, ammettiamolo, e nella maggior parte dei casi ci mette anche un po’ a disagio. È come se l’interlocutore ci accusasse o comunque ci dà l’impressione che stia invadendo il nostro spazio vitale. Tuttavia in alcuni contesti possiamo indicare con il dito per attirare l’attenzione di qualcuno oppure per fare letteralmente un punto. Ad esempio questo gesto rafforza messaggi come “sai, mi sono appena ricordata qualcosa di importante” o “questo è importante”, e ancora “lascia che ti dica una cosa”.

“Sono divina”

Mani divaricate e palmi rivolti verso il pubblico: una posa decisamente divina. I gesti delle mani come questo indicano grandezza, probabilmente anche un pizzico di “presunzione”. Nell’ambito di un discorso trasmette agli astanti un senso di potere, perciò anche se non è nostra intenzione potremmo apparire un tantino esagerate.

“Ascoltami”

Anche i palmi rivolti verso il basso mostrano in qualche modo potere e dominio. Non è un gesto delle mani proprio positivo, piuttosto dominante. Questo gesto è utile quando dobbiamo dare una direttiva o un ordine molto forte. Ma facciamo attenzione a non usarlo continuamente, perché rischiamo di apparire prepotenti e impositive. Quando parliamo le mani dovrebbero essere rivolte verso l’alto, verso l’esterno o in verticale, non rivolte verso il basso.

“Fermati”

Quando facciamo avanti e indietro con il palmo della mano verso qualcuno, gli stiamo suggerendo di fermarsi. Non è proprio un gesto simpatico e può mettere molto a disagio il nostro interlocutore. In generale usarlo qualcuno sta parlando suggerisce che non abbiamo più voglia di ascoltarlo, perciò gli intimiamo di fermarsi e smettere di proferir parola. Diciamo che un gesto del genere va usato soltanto in situazioni di emergenza. Non facciamolo diventare un’abitudine.

“Tu”

Ogni volta che indichiamo qualcuno con il dito stiamo usando gesti delle mani che invadono lo spazio personale dell’interlocutore. Ma se lo facciamo con il palmo della mano aperto anziché indicando con aria accusatoria, l’effetto che otteniamo è di coinvolgere l’altro in prima persona nel nostro discorso. Il gesto “tu” può essere inclusivo oppure può evidenziare che ciò di cui stiamo parlando calza perfettamente con il nostro interlocutore. Utile per richiamare l’attenzione quando l’altro appare un po’ distratto.

“Noi”

Braccia aperte, poi chiuse come in un gigantesco abbraccio. Questo gesto utilizzato ogni volta che parliamo a un gruppo di persone è estremamente conciliante, trasmette un senso di appartenenza positivo. Anche facendolo in piedi accanto a qualcuno, mettendo le mani dietro di lui comunica all’altro “sei nella mia cerchia”. È un bel gesto di unione se usato correttamente.

“Non ho nulla da nascondere”

Quando le mani formano un angolo di 45 gradi, con i palmi rivolti verso l’alto stiamo dicendo all’altro “non ho nulla da nascondere”. Mostriamo di essere persone aperte e oneste, quindi ciò che diciamo a parole è qualcosa di vero e trasparente. Insomma, portiamo l’interlocutore a fidarsi di noi!