Tra le ricorrenze del calendario, c’è anche il 12 maggio, cioè la Giornata Internazionale dell’Infermiere. Mai come adesso è importante fermarsi un attimo, almeno nel giorno dedicato alla loro festa, per dedicare un pensiero di ringraziamento a questa categoria di operatori sanitari che si prendono cura degli altri.
Il ruolo degli infermieri durante la pandemia
Diciamo la verità, la Giornata Internazionale dell’Infermiere dovrebbe essere celebrata anche più di una volta all’anno. Da quando è scoppiata la pandemia nel 2020, l’importanza di questi eroici professionisti è diventata più lampante.
«Sono la spina dorsale dei sistemi sanitari»
Solo un anno fa Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, definiva gli infermieri «la spina dorsale di qualsiasi sistema sanitario e oggi, molti di loro si trovano in prima linea nella battaglia contro Covid-19». Una definizione calzante per spiegare come l’assistenza sanitaria, senza infermieri, non potrebbe esserci né assicurare l’assistenza ai malati.
Sempre in occasione della ricorrenza, nel 2020 il Ministro della Salute italiano Roberto Speranza ha lanciato una riflessione che certo vale oggi come l’anno scorso: «In questi giorni durissimi, il volto provato degli infermieri è diventato il simbolo dell’impegno per affrontare l’emergenza. Oggi, nella Giornata Internazionale dell’Infermiere, celebriamo la vocazione di un servizio che ha rivestito, e rivestirà sempre di più, un ruolo fondamentale negli ospedali e nel rapporto con i malati e le famiglie sul territorio. Il loro lavoro va sostenuto sempre per tutelare il diritto alla salute di tutti noi».
Il lavoro più faticoso della prima linea
A rendere doveroso il ringraziamento alla categoria professionale nella Giornata Internazionale dell’Infermiere è proprio il pensiero di tutta la fatica e il dolore che proprio loro, gli infermieri e le infermiere, stanno facendo per tutti noi, soprattutto durante la pandemia.
Ormai non sono più una novità, ma colpiscono sempre in maniera emozionante, le immagini degli infermieri che, indossando quella tuta che li rende simili a degli astronauti, assistono anche i malati più gravi (e contagiosi) di Covid.
Sono proprio gli infermieri a prendersi cura dei nostri cari affetti da questa malattia, sono loro che, in virtù del loro lavoro, sono più che mai esposti al rischio di contagio. Non per niente, i report evidenziano che è la categoria professionale che ha registrato il maggior numero di contagi.
Ci sono infermieri, in questo anno di pandemia, che hanno dato l’ultimo saluto a chi non ce l’ha fatta, a nome dei loro familiari. E, ancora, sempre loro hanno potuto ascoltare la prima parola da i pazienti che hanno ripreso a respirare in maniera autonoma.
Un lavoro fondamentale quanto gravoso
Proprio su questo bisognerebbe riflettere spesso, sul lavoro degli infermieri, sia da un punto di vista fisico, sia da un punto di vista emotivo. Gli infermieri sono un po’ angeli, un po’eroi, una commistione di entrambi gli aspetti.
La fatica fisica
Turni lunghi, anche notturni, tante ore in piedi e un’assistenza continua. Ecco perché quello dell’infermiere è un mestiere fisicamente stancante, specie in questi periodi di emergenza sanitaria, quando i turni diventano più lunghi e massacranti del solito, perché certo non è facile muoversi e compiere manovre sui pazienti (per non parlare delle proprie necessità fisiche) indossando quelle tute protettive.
Anche le immagini dei volti segnati dalle maschere sono diventati celebri. In Italia, l’infermiera Alessia Bonari (invitata poi a Sanremo 2021) ha pubblicato uno scatto poi diventato virale in tutto il mondo. Era la foto del viso della giovane infermiera, segnato dalla mascherina indossata per tante ore consecutive.
Il carico emotivo
Oltre a tutto, gli infermieri si fanno carico anche di un impatto emotivo non da poco. Assistere le persone malate, infatti, non è certo qualcosa che non provochi emozioni continue, che possono essere di gioia e di dolore, a seconda del percorso del paziente.
Questo, naturalmente, vale per i pazienti affetti da Covid-19, e per tutti gli altri.
A volte, proprio il sorriso dell’infermiere che assiste noi o i nostri cari nei momenti più difficili, fa la differenza. Se è vero che la medicina (e i medici) curano le malattie, è vero anche gli infermieri curano – prendendosene cura, appunto – le persone. Questo è un lavoro totalizzante e nobile senza alcun dubbio. È anche uno dei (tanti) motivi per cui è importante celebrare la Giornata Internazionale dell’Infermiere e ringraziare questa categoria professionale.
La storia della ricorrenza
La Giornata Internazionale dell’Infermiere compie 56 anni nel 2021. La ricorrenza che cade il 12 maggio è stata infatti istituita nel 1965 dal Consiglio Internazionale degli Infermieri (International Council of Nurses, abbreviato nell’acronimo ICN).
In realtà, già nel 1953 Dorothy Sutherland, un ufficiale del Dipartimento della salute, educazione e benessere degli Stati Uniti d’America propose al presidente Dwight D. Eisenhower di proclamare un «giorno dell’infermiere», ma non venne ascoltata.
La data di nascita di Florence Nightingale
Sai perché la Giornata Internazionale dell’Infermiere cade proprio il 12 maggio? La data è stata scelta nel 1974 per celebrare l’anniversario della nascita di Florence Nightingale, la quale è considerata la fondatrice della moderna assistenza infermieristica. Durante la guerra di Crimea, i soldati la videro girare giorno e notte, instancabile, per assistere i feriti, e fu denominata la “dama della lampada”.
Proprio in occasione del bicentenario della nascita di Florence Nightingale, il 12 maggio del 1820, prima dell’emergenza Coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato il 2020 l’Anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica.
L’edizione 2021 in Italia
In occasione delle celebrazioni 2021 della Giornata Internazionale dell’Infermiere, la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) ha scelto come tema della ricorrenza questo tema: «OVUNQUE PER IL BENE DI TUTTI – Infermieristica di prossimità per un sistema salute più giusto ed efficace».