La strada è ancora lunga e spesso tortuosa. I pregiudizi e gli episodi di discriminazione nei confronti delle persone trans, sono molti e dolorosi. Chi decide di liberarsi di un corpo che non sente proprio, e di cambiarlo verso una forma e un’essenza propria, affronterà un percorso faticoso.

Ciò avviene sia dal punto di vista fisico che mentale. Oggi 31 Marzo, in tutto il mondo si celebra il Transgender Day of Visibility (TdoV), la Giornata Internazionale della visibilità Transgender, da non confondere con il Trangender Day of Remembrance, durante il quale si ricordano le vittime della transfobia.

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Che cos’è la Giornata della Visibilità

La Giornata della Visibilità è una ricorrenza annuale, nata nel 2009 grazie a Rachel Crandal, attivista trans americana, allo scopo di colmare un vuoto legislativo e sociale. Era necessario fissare una data sul calendario per ribadire l’importanza della visibilità delle persone transgender. Un atto di sensibilizzazione contro le discriminazioni che spesso hanno reso la vita delle persone trans un calvario emotivo. Una commemorazione pacifica, un segno di svolta per dire ‘basta’ ad ogni forma di discriminazione. Nel 2014 la giornata fu adottata dagli attivisti LGBT a livello internazionale.

Visibilità significa portare allo scoperto, esporre, ma anche esistere, e quindi lavorare per ridurre le difficoltà che le persone trans si trovano ad affrontare ogni giorno, a partire dall’accettazione. Il 31 Marzo si celebra l’inclusione, ma anche la rivendicazione di ogni superamento dei condizionamenti e delle costrizioni.

Perché è importante essere visibili (e celebrarla)

La Giornata Internazionale della Visibilità Transgender risulta di fondamentale importanza in una società in cui stereotipi, pregiudizi e discriminazioni sono ancora presenti e radicati. Di visibilità le persone transgender hanno sempre bisogno, visto che è fondamentale per combattere gli stereotipi e i pregiudizi.

Una giornata che andrebbe celebrata 365 giorni l’anno per diffondere un messaggio: le persone transgender sono un modo altro di essere nel mondo, un modo spesso condannato e ostracizzato, ma che merita dignità, rispetto, diritti, al pari di ogni orientamento.

#iononrestopiùacasa il messaggio del MIT

Nel corso del 2020, l’hashtag più utilizzato, figlio dell’emergenza dettata dalla pandemia, è stato #iorestoacasa. Un invito alla responsabilità che, attraverso il tam tam in rete, è stato scritto e pronunciato da chiunque almeno una volta. Il MIT, Movimento d’Identità Trans, lo ha sovvertito in chiave simbolica in #iononrestopiùacasa, a significare l’esigenza e la volontà delle persone transgender di non nascondersi più, di uscire allo scoperto e vivere una vita tranquilla e normale.

A unirsi nel messaggio di speranza, sono stati: Valentina Coletta, portavoce politico del MIT e diversi attivisti, tra cui il presidente di Gender X Giole Hyland, Vladimir Luxuria, il sindaco di Tromello (Pavia) Gianmarco Negri, l’agente di polizia locale Edoardo Cofani, la responsabile dello Sportello Trans di Milano Antonia Monopoli, l’architetta Ottavia Voza e all’operatrice sociale e vicepresidente di Atn (Associazione Transessuale Napoli) Loredana Rossi.

Una comunità marginalizzata

Sono tante le ragioni -politico, sociali, economiche -per le quali è importante celebrare la Giornata Internazionale della visibilità transgender. Oltre alla discriminazione sociale, che si traduce nella difficoltà di ottenere un posto di lavoro, al diritto all’identità, a ricevere pari trattamenti economici, ad esempio, esiste il dramma della solitudine, dell’invisibilità.

Sul versante assistenziale, poi, le cose si complicano ulteriormente. Basti pensare alle cure sanitarie e all’accesso ai servizi specialistici delle persone transgender. Parliamo di una comunità che conta 400 mila persone in Italia. Le difficoltà che possono incontrare le persone trans che hanno ottenuto il cambio anagrafico, quando devono accedere ad alcuni programmi di screening previsti invece per tutto il resto della popolazione, ne sono un esempio. O ancora, le eventuali interazioni e reazioni della terapia ormonale, spesso sottovalutate.

Visibilità significa normalità

La parola normalità fotografa ciò che in realtà è la variabilità della comunità trans. Un termine che spesso non definisce i diversi mondi rappresentati. Ci sono uomini, donne, giovani o meno, diversi per cultura, razza, religione. Ci sono stimati professionisti, politici, rappresentanti delle forze dell’ordine.

Proprio grazie alla Giornata Internazionale della Visibilità Transgender, si vuole ribadire la necessità di normalizzare la loro esistenza. Ciò è possibile grazie all’ascolto, ai rapporti interpersonali e alla conoscenza. L’identità di genere è soltanto un aspetto della vita di una persona, non è totalizzante e la non la identifica.

Scegliere la propria identità come diritto umano

La Giornata Internazionale della visibilità Transgender ha preso sempre più piede anche grazie all’avvento del social che hanno saputo fare da cassa di risonanza. Ciò ha permesso di celebrare la ricorrenza ovunque nel mondo, e di essere riconosciuta anche grandi organizzazioni internazionali.

Ne è un esempio UN-Woman, l’organizzazione delle Nazioni Unite creata nel 2010 per la sensibilizzazione in materia di diritti delle Donne a livello mondiale. E più in generale alla parità e uguaglianza di genere. La mission è stata inserita nell’agenda di obiettivi #planet5050. Entro il 2030 donne e uomini, non solo dovranno godere dei medesimi diritti, ma anche le stesse opportunità lavorative e sociali. Lo slogan della campagna, chiarisce bene il messaggio. “Defining my own gender is my human right” ( definire la mia propria identità di genere è un mio diritto umano) .