Da sempre Google ci ha abituato a celebrare, con i propri Doodle, anniversari e compleanni più o meno celebri. Piccole pillole di conoscenza che, se a volte servono solo per ricordare avvenimenti più che noti, altre permettono di scoprire nozioni quasi sconosciute.

Il Doodle è l’immagine che sostituisce il classico logo nell’home page del motore di ricerca e il doodle di oggi ripercorre la storia di uno degli oggetti purtroppo più utilizzati ai giorni nostri. Quale? La mascherina.

Proprio il 10 marzo, infatti, ricorre il 142 anniversario di nascita di Wu Lien-teh, un medico malese, noto soprattutto per essere stato uno dei maggiori fautori dell’uso delle mascherine chirurgiche per la lotta alla trasmissione di malattie per via aerea, e per aver realizzato il primo tipo di mascherina in cotone che contribuì notevolmente alla fine dell’epidemia di peste in Maciuria nel 1911.

Chi era Wu Lien-teh

Wu Lien-teh, celebrato oggi con un Doodle, nacque il 10 marzo del 1879 a Penang, in Malaysia, da padre immigrato da Taishan, Cina, e madre malese, che gli diedero anche quattro fratelli e sei sorelle. Dopo aver studiato medicina all’Università di Cambridge, in Inghilterra, conseguendo diverse borse di studio, iniziò la propria carriera al St Mary’s Hospital di Londra e conseguì specializzazioni alla Liverpool School of Tropical Medicine, al Pasteur Institute, alla Halle University e al Selangor Institute.

Nel 1903, tornò in Malaysia e poco dopo sposò Ruth Shu-chiung Huang. Successivamente si stabilì in Cina, dove nel 1908 fu nominato vice-direttore della scuola militare di medicina dell’Impero Cinese. Oltre ai successi, in quegli anni visse anche una terribile esperienza: la morte della moglie e dei tre figli. In seguito si risposò e ebbe altri quattro figli.

L’invenzione delle mascherine

Nel 1910 fu mandato in Manciuria per studiare una malattia allora sconosciuta ma letale, che costò la vita al 99,9% delle vittime contagiate e alla fine uccise circa 60.000 persone in soli due anni in Manciuria e Mongolia. Dopo diversi studi arrivò a identificare questo terribile killer responsabile di una delle più grandi pandemie della storia come peste polmonare.

Il medico malese fu tra i primi a condurre un’autopsia, all’epoca non ancora prevista in Cina, su una donna giapponese morta di peste. Proprio grazie ai risultati dell’autopsia, si rese conto che la pandemia si stava diffondendo per via aerea e per questo motivo progettò delle mascherine chirurgiche che aveva visto utilizzare in Occidente. All’inizio non tutti accolsero la novità favorevolmente.

Basti pensare che Gérald Mesny, medico francese chiamato a sostituirlo, non volle indossarla; una scelta che gli costò cara visto che pochi giorni dopo perse la vita proprio a causa della peste. Fortunatamente però, la maggior parte degli specialisti dell’epoca riconobbero la validità dell’uso delle mascherine chirurgiche di Wu Lien-teh, che vennero prodotte in massa, diventando un’arma importantissima per difendersi dalla peste. La sua idea ha fatto da l’apripista alla realizzazione delle mascherine più moderne, in grado di cambiare la storie e utilizzate in seguito per tutte le epidemie e pandemie dovute a malattie a trasmissione aerea, comprese la spagnola che colpì l’Italia tra il 1918 e il 1920 e l’odierno Covid-19.

In Manciuria, nel 1931 durante l’invasione giapponese, il luminare venne arrestato e interrogato dalle autorità nipponiche, accusato di essere una spia del governo cinese.

Altre intuizioni di Wu Lien-teh usate ancora oggi contro le pandemie

Al medico ricordato oggi con un doodle di Google si devono anche altre importanti idee per la lotta alle epidemie per via aerea, che portiamo avanti ancora oggi. Il medico maltese, infatti, per combattere la peste in Manciuria e Mongolia, oltre all’utilizzo di mascherine chirurgiche, proposte la quarantena, la disinfezione degli edifici e l’abbattimento dell’ospedale dove si è era diffuso il virus. Suo anche il suggerimento di cremare le vittime morte di peste, che una volta attuato rappresentò il punto di svolta per la fine della pesta, visto che pochi giorni dopo le prime cremazioni, la diffusione cominciò a diminuire fino a raggiungere quota zero.

Una carriera costellata di riconoscimenti

La carriera di Wu Lien-teh fu dunque estremamente brillante, al punto che nel 1915 fondò la prima associazione medica non governativa e che fu chiamato a presiedere la Conferenza internazionale sulla peste a Mukden nell’aprile 1911.

A suggello della sua professionalità e del suo talento, nel 1935 arrivò anche la candidatura al premio Nobel per la Medicina. Il riconoscimento fu conseguente al lavoro svolto nel contrastare la peste e gli valse anche l’onore di diventare la prima persona malese a essere candidata a un premio tanto prestigioso.

Visse gli ultimi anni in Malaysia e morì a Penang il 21 gennaio del 1960. Poco prima di andarsene a causa di un ictus, completò la sua autobiografia di 667 pagine intitolata Plague Fighter, l’autobiografia di un moderno medico cinese.

Dopo il decesso, per celebrarne l’apporto straordinario in campo medico, gli vennero intitolate diverse strade in Malesia. Inoltre, presso l’università di Nanyang, è presente la Wu Lien-teh Collection, che comprende ben 20mila libri donati dallo stesso medico.

Nel 1995, infine, Yu-lin Wu, figlia del luminare e anch’essa medico, pubblicò un nuovo libro su suo padre Ricordi del dottor Wu Lien-teh, combattente della peste.

Oggi, invece, è suo il doodle di Google.