Essere il capo non è semplice. E non lo è nemmeno gestire un progetto con la leadership condivisa. O, almeno, è uno dei modi migliori per evitare che avvenga uno squilibrio di potere, ma bisogna sempre ricordare alcuni aspetti essenziali. Se sei il capo, ma non lo sei al 100%, significa che devi saper dosare la tua dote da leader, senza dimenticare gli altri.
Sul lavoro, tradizionalmente, siamo abituati a rivolgerci a un capo, una figura di riferimento. Tuttavia, in alcuni ambienti lavorativi, si sceglie di investire sul moderno concetto di leadership condivisa. E i vantaggi ci sono, ma bisogna sapersi controllare: cosa significa? Dobbiamo emergere, ma non sovrastare, facendo attenzione a rispettare le opinioni di tutti.
Con la leadership condivisa, trovi il tuo equilibrio
Lo abbiamo anticipato: lo squilibrio di potere negli ambienti lavorativi non è mai positivo. In una forte realtà aziendale, più leader possono proporre punti di vista personali, talvolta individualisti. Tuttavia, ognuno offre una opinione differente, ed è un grosso vantaggio: magari tu sei più creativa, mentre la persona con cui condividi la leadership è orientata sull’organizzazione.
Il segreto per far funzionare la leadership condivisa è trovare non solo un equilibrio dei punti di forza di ciascun capo, ma anche quello di andare a “coprire” eventuali punti deboli. Sì, ci riferiamo proprio ai difetti, perché nessuno è perfetto sul lavoro, e non deve nemmeno esserlo. La collaborazione è la chiave del successo: dove non arriva uno, c’è l’altro pronto a dare una mano.
Nelle criticità bisogna unirsi: è lo spirito della collaborazione
Se hai avuto già un ruolo di potere in passato, sai già che nelle criticità ti sei ritrovata da sola a fronteggiare i problemi. In questo caso per fortuna puoi contare sulle altre o gli altri con cui condividi la leadership. Hai l’occasione preziosa di affrontare le difficoltà senza lasciarti sconfortare. Perché, sì, i momenti complessi arrivano. Sempre.
Può tuttavia emergere una personalità: c’è chi infatti ha la dote di leader, un talento naturale. Non ci sono corsi che ci insegnano a fare il capo. Possiamo formarci, aggiornarci, affinare alcune skill. Ma qualcuno sovrasterà sempre, perché sarà il leader da seguire: in questo specifico caso, non devi prendertela. Potresti anche essere tu la “voce” principale.
Si prendono più iniziative e si scelgono strade innovative
Quant’è stancante essere alla guida di un progetto, di un’azienda, di un reparto? Potremmo citare un passaggio letterario: la testa su cui giace la Corona è sempre pesante. A volte la gestione organizzativa può mettere a dura prova lo spirito creativo e portare a un blocco di crescita, non solo personale e professionale, ma anche dal punto di vista del progetto.
La possibilità di dare vita a più iniziative non va sottovalutata. Anzi, va promossa: perché nella gestione di un lavoro, non bisogna mai far spegnere quella passione che ci muove, che ci fa amare ciò che facciamo. E le questioni tecniche possono farlo, buttarci giù, impedirci di concentrarci. Essere leader in condivisione vuol dire darsi supporto, manforte, accelerare il processo decisionale ottimizzandolo.
Interagire è la filosofia di base: mai chiudersi nei silenzi
Il dialogo è fondamentale. Senza il dialogo, non si va da nessuna parte e l’ambiente non è stimolante, dinamico, interattivo: diventa un sistema chiuso, se non logorante. Conversare con gli altri leader del progetto ti permette di ampliare le tue vedute, e di conseguenza anche le loro. I silenzi fanno male, non solo alle relazioni, e sono nocivi. Non vanno a ridurre lo stress lavorativo, ma lo incrementano in modo esponenziale.
Un’azienda in evoluzione non può non notare determinati aspetti. Ogni leader lo diventa per un motivo: perché ha dei pregi che può offrire all’altro, dei punti di vista preziosi che possono creare dei lavori perfetti. Tra l’altro, essere coinvolgenti e aperti al confronto vuol dire mettere a proprio agio anche il team stesso. Nessuno si sentirà escluso. Tutti faranno la loro parte in modo equo.
Fissare gli obiettivi sul breve e sul lungo termine è (quasi) divertente
Infine, quando si parla di leadership condivisa, sappiamo che ognuno potrà stabilire degli obiettivi da raggiungere, sia sul breve che sul lungo termine. Sono tappe importanti, che vanno coltivate, su cui si lavorerà per la maggior parte del tempo. E sarà anche divertente fissarli, ma soprattutto sarà soddisfacente fermarsi e raccogliere i frutti del proprio lavoro.
Struttura la tua leadership in modo autentico: anche se non sarai l’unico capo, devi comunque offrire delle qualità imprescindibili. Il cambiamento lo vedi solo se riesci a farti valere, a collaborare con le altre. A dare spazio e respiro ai progetti, supportando tutte le persone che ci lavorano.
Il risultato finale ti stupirà: con la leadership condivisa, potrai ottenere riconoscimenti, ma anche crescere professionalmente, smussare i tuoi difetti e rafforzare i pregi. E, poi, diciamocelo: è bello condividere il potere senza detenerlo in modo assoluto.