Parchi lussureggianti, giardini aerei, negozi di design, ristoranti chic. E, come filo conduttore, la musica rock. Manchester, l’ex città industriale inglese si è rifatta il look e rivela un’anima intrigante
Negli anni ha avuto molti soprannomi, Manchester. La chiamavano Cottonopolis, perché a fine Ottocento un terzo del cotone mondiale veniva filato nei magazzini di mattoni rossi che ora ospitano mercati di fiori e ristoranti. Le avevano affibbiato il nickname Rainy City perché in effetti piove, ma pur sempre nella media britannica. E, ancora, Gunchester, perché tra gli anni ’80 e ’90 le bande criminali avevano preso possesso di quartieri ora ben frequentati da giovani e famiglie. Nello stesso periodo, quando musica acida ed ectasy andavano a braccetto, era diventata Madchester. Ma oggi la città del Nord Ovest inglese si è del tutto ripulita e ha studi di registrazione all’avanguardia. Passo dopo passo, Manchester si sta riprendendo nome e identità. Anzi sta vivendo una vera green revolution.
Da fabbriche a parchi verdissimi
Centro industriale per eccellenza, ha ripensato i propri spazi in verde, portando piante e fiori dove prima c’era altro. Un buon esempio è il Castlefield Viaduct, un giardino aereo realizzato su un viadotto di acciaio di epoca vittoriana che ricorda la più famosa high line di New York. In pieno centro, il progetto è agli inizi. Varie associazioni locali si prendono cura delle aiuole sopraelevate piantando margherite ed erbe aromatiche, organizzando laboratori e concerti. Ma una sezione è rimasta intatta per dare un’idea di come la natura sia stata capace di riappropriarsi dello spazio dopo la chiusura della ferrovia a fine anni ’60 (nationaltrust.org.uk). Inaugurato da poco anche il Mayfield Park, il nuovo cuore verde della città lungo il fiume Medlock. Qui trionfano fiori spontanei, oasi di biodiversità e un’area giochi con ponti sospesi che fa la felicità dei bambini (mayfieldpark.com).
I giardini di Manchester
Chi vuole perdersi in un vero giardino inglese con cottage vittoriani e aiuole dai colori sgargianti deve spostarsi al RHS Garden Bridgewater di Salford. «Ogni mattina, prima di incontrare i visitatori, facciamo un giro per scoprire le nuove fioriture perché il giardino è in continua evoluzione» spiega Lesley Baker, una dei volontari che organizzano i tour del giardino. «Il mio momento dell’anno preferito è quando si raccolgono le pesche e le fragole. Mi piace fare un picnic sul prato e passeggiare lungo i sentieri che circondano la pagoda giapponese. Il Paradise Garden, progettato dal paesaggista Tom Stuart-Smith, lo stesso del giardino segreto di Marrakech e del Queen’s Jubilee Garden al castello di Windsor, è il posto giusto dove sedersi d’estate per contemplare più di 27 mila varietà di piante. Vengono dal Mediterraneo, dall’Asia e dalle Americhe e circondano uno stagno di ninfee». I tour gratuiti si tengono 3 volte al giorno (rhs.org.uk).
La vita frizzante di Manchester
Oltre a ricoprirsi di verde, tanti spazi industriali si sono convertiti in poli di attrazione per chi li abita. Manchester è una città che ha voglia di incontrarsi, confrontarsi, mangiare, ascoltare buona musica. E tutto si raggiunge facilmente a piedi. Il Northern Quarter è il quartiere più vivace, con palazzi che ospitano negozi di design come Fred Aldous (fredaldous.co.uk). Tanti anche i corner indipendenti di vintage con i classici dei mercatini inglesi (da Afflecks si comprano abiti alla Vivienne Westwood, dischi e stampe).
L’arte di mangiar bene
Ci sono buoni ristoranti e tavoli all’aperto per farsi una birra alla spina, e in un ex mercato della carne del 1858, con alti soffitti e colonne di ghisa, oggi si trova la food hall Mackie Mayor, dove scegliere tra le bistecche di Tender Cow, gli hamburger di pollo fritto di Mumma’s, i tacos accompagnati da margarita ghiacciati di Pico’s. Punta sui daiquiri invece il Diecast, ristorante-sala concerti che occupa gli spazi di una fabbrica di metalli dove, ad accogliere i clienti, c’è la grande scritta This is Brooklyn. In effetti, sembra di essere in un locale hipster del quartiere newyorchese (diecastmcr.com). La stessa atmosfera cosmopolita si respira all’Escape to Freight Island, un “hub di cultura del cibo” come si definisce, costruito nei depositi di Mayfield, proprio di fronte al parco. Qui ti aspettano tavoli all’aperto, piste da ballo e grandi schermi che mandano in onda pellicole cult e videoclip (escapetofreightisland.com).
Il punk è nato qui
La musica del resto è da sempre un motore della città. E da ben prima che Noel Gallagher scrivesse le canzoni degli Oasis in un appartamento dell’India House e si lasciasse fotografare con il fratello Liam fuori dal pub cittadino più amato, il Peveril of the Peak, rimasto uguale dai primi del Novecento. L’usanza locale prevede che i giocatori di calcio, musicisti e celebrities che vogliono farsi accettare dalla città debbano stare dietro al bancone a servire birra per almeno un turno di bevute. A Manchester, poi, è passato alla storia un concerto che, secondo i critici, ha cambiato il mondo, di sicuro quello del punk e del rock. Si tratta di un’esibizione dei Sex Pistols alla Lesser Free Trade Hall di Peter Street del giugno 1976. Il gruppo era appena nato e alla serata si presentarono solo 40 persone.
Manchester fra calcio, scienza e arte
Sotto il palco, però, c’erano tanti nomi che hanno plasmato la musica del decennio successivo: Morrissey degli Smiths, Tony Wilson dell’etichetta discografica Factory Records, Peter Hook che il giorno dopo comprò una chitarra per fondare i Joy Division e, forse, anche Mick Hucknall dei Simply Red. «È qui che Bob Dylan, anni dopo, passò per la prima volta dalla chitarra acustica a quella elettrica» spiega Mike Prescott che accompagna nei tour gratuiti alla città (freemanchesterwalkingtours.com). «Manchester è una città viva dove hanno sempre abitato la musica, la scienza (alla Victoria University Alan Turing pose le basi per uno dei primi computer), il football (il calcio qui è una religione e il National Football Museum raccoglie documenti, maglie e trofei) e l’arte». A proposito di arte. Proprio vicino a Peter Street, c’è la Manchester Art Gallery. E’ un luogo aperto alla città con comode poltrone per chiacchierare davanti alle opere, allestimenti originali e persino la possibilità di prendere il classico tè delle cinque. Rito irrinunciabile per chi passa di qui.