La lingua della moda, ora è ufficiale, è l’inglese. Non più dunque Haute Couture, ma High Fashion: come confermano le ultime ricerche, a Fashion Week appena conclusa risulta evidente che le nuove parole chiave della moda siano modi di dire inglesi o inglesismi. Fashion show, fashion victim, glitz, glam, backstage, sono solo alcuni dei termini che hanno colorato i racconti del mondo della moda.

È proprio Pearson, editore leader mondiale nel settore education, a pubblicare i risultati di una ricerca commissionata a PSB Insight e condotta in Italia, Arabia Saudita, Florida, Giappone e Brasile per sondare l’impatto della lingua inglese. In quasi tutti i Paesi oggetto dell’indagine questa rilevanza è pienamente riconosciuta da oltre l’85% degli intervistati e lo sarà ancora di più nei prossimi cinque anni.

L’inglese diventa la lingua della moda

Soppiantando il francese, l’inglese non solo si impone come lingua internazionale per eccellenza in un’altra sfera, ma segna anche un importante cambiamento sul piano culturale. Se è vero che Parigi rimane capitale della moda, non si può negare che abbia perso la sua egemonia. Al fascino delle maison eleganti e trés français come Dior, Chanel e Louis Vuitton, diventano sempre più popolari brand che rivoluzionano i modelli tradizionali, sfidano le norme e rivoluzionano persino il concetto di sfilata. Risultano più accessibili, parlano ad una generazione nuova.

Non si può, inoltre, ignorare che la moda sia legata intrinsecamente all’economia. Le vendite ormai si fanno sempre più online e il settore dell’e-commerce vede come maggiori contribuenti Cina, Stati Uniti, Giappone, Germania e Regno Unito.

Inglese e moda: adieau Paris

L’inglese è diventato indispensabile anche per chiunque volesse partecipare alle settimane della moda, che ormai si tengono in alcune delle metropoli più importanti al mondo. Una fra tutte, New York, che negli ultimi anni “apre le danze” per la presentazione delle nuove collezioni.

Sempre più importante diventa anche la moda cinese, che vede la sua capitale nella città di Hong Kong: non si può pretendere che gli amanti della moda e gli “addetti ai lavori” imparino una lingua complessa come il cinese o famigliarizzino con la sua cultura, tanto affascinante quanto lontana. Per questo la lingua inglese, semplice da imparare e ben nota persino in oriente, è ormai un must.

Non solo moda

Come prova la ricerca di Pearson, una buona conoscenza della lingua inglese nel mondo di oggi permette di migliorare la propria qualità di vita, non solo per chi lavora in determinati ambienti. Oltre l’80% delle persone intervistate ha affermato che la conoscenza dell’inglese è una condizione fondamentale per avere vantaggi a livello economico in campo lavorativo, mentre il 40% ritiene che possa portare a un aumento salariale anche di più della metà. Persino in Italia, il 91% degli italiani ritiene che l’inglese sia importante per la vita lavorativa: per accedere ad una gamma di posizioni professionali più ampia il 44% degli italiani è disposto ad imparare la lingua, mentre il 42% è spinto dall’opportunità di migliori retribuzioni.

Ma il mondo del lavoro non è che una delle aree in cui l’inglese contribuisce a migliorare le condizioni di vita. In primis, chiunque desiderasse viaggiare di più non può più prescindere da una conoscenza dell’inglese perlomeno base: è il 69% degli intervistati a confermarlo. L’uso quotidiano dell’inglese o di inglesismi all’interno delle conversazioni, inoltre, è molto più comune di quanto si pensi (36%). Le giovani generazioni, cresciute con un facile accesso alla musica e a media internazionali, hanno fatto propri termini dialettali e slang inglesi e americani. Soprattutto chi ha competenze avanzate, come emerge dai dati di Pearson, fa dell’inglese una parte imprescindibile della vita quotidiana.