1/6 – Introduzione

Col termine svezzamento si fa riferimento, sia che si parli di uomini e sia che si parli di animali, al passaggio dal cibo liquido a quello solido. Nel gatto questa fase ha generalmente inizio al compimento delle quattro settimane di vita: entro i tre mesi il micio dovrebbe non essere più dipendente, dal punto di vista prettamente nutrizionale, dalla sua mamma. Lo svezzamento dovrà essere graduale, ragion per cui forzare i tempi dettati da Madre Natura sarebbe un errore madornale. Separare il cucciolo dalla mamma prima che compia dodici settimane significherebbe, inoltre, andare inevitabilmente incontro a vari problemi di natura comportamentale: l’allattamento forgia il micio dal punto di vista caratteriale, determinando il suo livello di socievolezza e le sue inclinazioni. Ecco dunque qualche dritta su come svezzare un cucciolo di gatto senza che risenta troppo dei cambiamenti a cui si appresta ad andare incontro.

2/6 – Cibo umido o secco nella prima fase dello svezzamento

Il passaggio al cibo solido dovrebbe iniziare intorno alla terza settimana di vita. Non dovrà essere, come già detto, repentino, ma graduale. Tra una poppata e l’altra si potrebbe perciò offrire al micio qualcosa di diverso dal latte a cui è abituato: potrebbe trattarsi di cibo umido ma anche secco, a patto però che lo si allunghi con un po’ di latte per ammorbidirlo. Il gatto, ricordiamolo, in questa fase non avrà dentini sufficientemente sviluppati da poter sminuzzare alimenti troppo elaborati.

3/6 – Come comportarsi se il gatto ignora il cibo

I primi tentativi potrebbero non andare a buon fine: è assai probabile che il cucciolo di gatto osservi con una certa titubanza i bocconcini di carne o le crocchette che avete messo speranzosi nella ciotola. Potrebbe addirittura pensare che si tratti di un nuovo gioco e iniziare, quindi, a spingerlo con la zampetta per capire di cosa si tratti. In questa fase sconsigliamo vivamente di forzarlo a mangiare: suggeriamo, di contro, di lasciargli il cibo a disposizione per un massimo di 30 minuti, al termine dei quali, se non ha mostrato l’interesse auspicato, potremo riportarlo da mamma gatta senza farci troppe domande.

4/6 – Gli errori da non commettere durante lo svezzamento

Svezzare un cucciolo di gatto non è un’operazione che s’improvvisa dalla sera alla mattina confidando nella buona sorte. Bisogna bensì prestare la massima attenzione ad ogni singolo comportamento del nostro piccolo amico a quattro zampe, se si desidera che impari ad essere autonomo sin dalla più tenera età. Se c’è una cosa da evitare durante lo svezzamento è proprio costringerlo a mangiare quel che evidentemente non attira ancora la sua attenzione: spingere il suo muso nella scodella è quanto di più sbagliato si possa fare, perché così facendo il micio avrà un pessimo e traumatico ricordo del primo approccio con il cibo. A volte gli shock sono così intensi che gli animali si rifiuteranno a lungo tempo di mangiare, andando inevitabilmente incontro a gravi problemi di salute ed anche di natura comportamentale.

5/6 – Come affrontare la fase finale dello svezzamento

Al compimento delle sei settimane di età, se tutto è filato liscio il piccolo micio dovrebbe già essere in grado di mangiare il cibo secco o umido ammorbidito con del latte. A questo punto potremo dunque modificare le sue abitudini, riducendo il quantitativo di liquidi e aumentando, contemporaneamente, quello di cibo solido. Tra le otto e le dieci settimane, infine, i tempi saranno maturi per smettere definitivamente di mescolare il cibo con qualcosa di liquido. Il cucciolo sarà finalmente svezzato e pronto ad affrontare la sua nuova vita da gatto emancipato.

6/6 – Come favorire lo svezzamento dei cuccioli orfani

Un discorso diverso va fatto nel caso in cui si abbia a che fare con dei cuccioli orfani che non possono purtroppo essere nutriti con il latte di mamma gatta. Lo svezzamento, nel loro caso, sarà ancora più difficile: il passaggio in questo caso avverrà dal biberon al cibo solido, per cui nella prima fase sarà utile preparare delle pappine a base di latte e cibo umido per abituarlo gradualmente alla nuova alimentazione. Si sconsiglia di fare ricorso al latte di mucca, particolarmente pericoloso per i gatti perché potrebbe provocare diarrea e problemi allo stomaco.