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Le strategie vincenti e i consigli degli esperti per tenere sotto controllo l'attacco degli UV
di Alberta Pianon Chiara Terenzi Cinzia Testa Samantha Biale
16.06.2014
PRIMI RAGGI: NON FARTI LUSINGARE
Ecco, finalmente sei distesa in spiaggia in totale relax. Non appena la pelle viene raggiunta dagli Uv, una scorta di melanina è pronta a distribuirsi in superficie. Attenzione però a non farti lusingare troppo da quel leggero colorito comparso ai primi raggi: le difese cutanee non ci sono ancora.
«Una parte di pigmento affiora subito, ma affinché questo si stabilizzi e agisca davvero come un filtro protettore occorrono circa 48 ore, e per le pelli più chiare ancora di più, anche fino a una settimana» spiega Maria Rosa Gaviglio, dermatologa. I consigli degli specialisti in questa fase a rischio? I primi giorni non rimanere al sole diretto per più di 45 minuti, evitando sempre le ore centrali (dalle 12 alle 16). Per quanto riguarda la protezione mai scendere sotto il 15 anche se la pelle è olivastra.
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Anche al mare può capitare la classica giornata uggiosa. Se il cielo è grigio però non bisogna abbassare la guardia. «I raggi ultravioletti arrivano sempre. E se un cielo molto nuvoloso può attenuare al massimo il 25 per cento della loro intensità, uno con nuvole sparse ne attenua solo il dieci per cento» avvisa il meteorologo colonnello Mario Giuliacci.
Le ragioni per cui mettere sempre la crema solare sono anche pratiche: quando il sole non picchia, si tende a stare meno sotto l’ombrellone perché non sentiamo il caldo. Risultato: assorbiamo più raggi dannosi che non a ciel sereno. Al massimo, l’unica concessione quando il meteo non è al top, può essere quella di applicare il solare meno spesso: se di solito la raccomandazione è di metterlo ogni due/tre ore, col brutto tempo puoi limitarti a farlo ogni quattro.
È scritta nei geni la possibilità di diventare color biscotto o cioccolato. Già, perché si possono anche prendere integratori o mangiare carote tutto l’anno, ma ognuna di noi ha un “tetto” di abbronzatura, ossia un limite di concentrazione di melanina oltre cui non può andare. «E questo limite dipende dal fototipo a cui si appartiene che è scritto nel proprio Dna» dice Maria Rosa Gaviglio, dermatologa.
Se, quindi, hai la pelle chiara, con lentiggini, capelli biondi e occhi azzurri (cioè sei un fototipo 1) l’espressione massima dei tuoi melanociti non ti porterà oltre un intenso beige dorato. «Ma anche all’interno del fototipo più comune, il 2, con carnagione media o chiome castane, ci possono essere variazioni determinate dai genitori o dai nonni. Se, quindi, sei castana e hai gli occhi marroni, ma nel tuo albero genealogico ci sono molti avi biondi, il tuo “tetto” sarà comunque più chiaro di quello di una con i tuoi stessi colori, ma con parenti più mediterranei.
Due milligrammi per centimetro quadrato. Questa la quantità di prodotto utilizzato in laboratorio per testare l’indice di protezione di un solare secondo i protocolli internazionali. «Ma un’indagine condotta da La Roche Posay rivela che in spiaggia tendiamo a usarne meno, quasi la metà» avvisa Giuseppina Marrapodi, titolare della farmacia Macedonio di Roma. Le statistiche dicono da 0,5 a 1 milligrammo.
«Così, se il nostro solare in partenza ha un filtro protettivo 30, una volta applicato sulla pelle scende a 20, o addirittura a 10. La dose giusta per non scottarsi? È di 30 grammi in totale, più o meno 12 cucchiaini da tè (due per le braccia, due per viso, collo e décolleté due per ogni gamba, quattro per la schiena e il torace).
Cominciamo sfatando un mito: quello dell’utilità di mettere la crema protettiva prima di andare in spiaggia. Non ci sono ragioni scientifiche che lo giustifichino, a meno che il prodotto non contenga anche un attivatore melaninico. Anzi, mettendosi la crema a casa e poi rivestendosi subito dopo si rischia che la maggior parte del prodotto venga assorbito dal vestito.
È meglio stendere la protezione appena arrivi in riva al mare e prima che il sole ti faccia sudare: la traspirazione potrebbe diluire il prodotto o impedirgli, specie se waterproof, di aderire bene all’epidermide. E non dimenticarti i piedi: sono i più bersagliati dai raggi. Soprattutto se la spiaggia è sabbiosa, spalmali subito e aspetta che la crema venga assorbita. In questo modo eviti chei granelli si appiccichino alla pelle.
Come prendi il sole? Stai distesa immobile per ore, stile lucertola, o sei sempre in movimento tra acqua, bici e beach volley?
Per l’organismo non è la stessa cosa. Se nel primo caso la pelle iper-esposta ai raggi UV ed eccessivamente surriscaldata richiede una dose extra di antiossidanti, nel secondo l’importante è contrastare la disidratazione profonda e la vasodilatazione.
Ecco cosa mangiare per salvarti la pelle!
Missione: abbronzarti senza rughe
Secondo uno studio dell’Università di Bristol, la tintarella dei vegetariani è più bella e sana rispetto a quella dei “carnivori” che, invece, hanno un’abbronzatura opaca, quasi “grigiastra” e tendono ad avere più facilmente macchie e rughe precoci. Merito di vegetali, cereali integrali, semi e frutta secca che assicurano le sostanze indispensabili per la protezione e la rigenerazione dell’epidermide. Nella pagina seguente ti diciamo che cosa portare in tavola per fare il pieno ogni giorno delle preziose vitamine antiage.
✔ Vitamina C (presente nelle fragole): è un potente antiossidante che difende la pelle dai danni profondi dei raggi UV, ma regola anche la produzione di melanina. E, soprattutto, stimola la produzione di collagene che scongiura la formazione delle rughette conseguenti alle overdose di sole.
✔ Vitamina E (nelle mandorle e nell‘avocado): protegge le membrane cellulari dal deterioramento indotto dagli ultravioletti. Aiuta a preservare le scorte cutanee di acqua e previene la comparsa di macchie solari.
✔ Licopene (nei pomodori): gli studi rivelano che sarebbe il più efficace (ancor più del betacarotene) antagonista del cosiddetto ossigeno singoletto, uno dei radicali liberi più aggressivi, indotti dalle lunghe esposizioni solari.
Missione: pelle liscia e ben idratata
Le cellule cutanee vivono e si riproducono in una matrice acquosa. Quando non bevi abbastanza (e, in più, sudi molto), la pelle è il primo organo che lo rivela diventando un ricettacolo grigio di tossine. E non finisce qui. Quando non circolano abbastanza liquidi, tutto l’organismo è in uno stato di sofferenza profonda.
Tieni poi conto che se non stai mai ferma sotto il sole, oltre all’acqua ti servono anche sostanze vasoprotettive. Nella pagina seguente trovi quello che devi mangiare per garantirti la tua dose quotidiana di amici per la pelle.
✔ Omega 3 (nel salmone e nelle noci): favoriscono i processi di autorigenerazione dell’epidermide, rafforzano le membrane cellulari, riducono le perdite d’acqua: così la pelle appare più distesa e si attenuano le microrugosità causate dall’aridità cutanea.
✔ Vitamina A (nelle albicocche e nel mango): aiuta le cellule epiteliali a rigenerarsi con regolarità e a rimanere compatte. Fondamentale se, oltre alla secchezza, fanno capolino segni di desquamazione.
✔ Bioflavonoidi (nei mirtilli): svolgono un’azione antinfiammatoria e rigenerante, proteggendo i capillari dalla vasodilatazione dovuta all’esposizione solare e allo sport.
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