A Procida l’atmosfera è magica

Si arriva dal mare, accolti dalle sue case colorate, e viene subito il desiderio di un piatto di spaghetti alla pescatora povera, con alici e peperoncini verdi, di fare una passeggiata sulle sue alture, di lasciarsi andare a un tour letterario-cinematografico. Oppure, come è successo a tanti, viene voglia d’innamorarsi. Perché a Procida l’atmosfera è magica: per noi ragazzi di Napoli era la meta ideale per veloci fughe con i primi amori. Bastava un traghetto, uno zaino e, mano nella mano, si viaggiava a chilometro zero passando qualche ora in questo posto dove la vita è ancora semplice e si respira una magia che ha sempre attirato scrittori, cantanti, protagonisti del cinema, artisti e persone che vogliono stare bene, in armonia con sé stessi e con la natura, di cui l’isola è ricca.

Non a caso, Procida è stata appena nominata Capitale italiana della Cultura per il 2022, sbaragliando città concorrenti più grandi e famose, e vedrà il suo boom definitivo il prossimo anno con 44 progetti culturali, 240 artisti coinvolti e 40 opere originali, più la rigenerazione urbana, tra gli altri, del carcere borbonico di Palazzo d’Avalos e della Chiesa di San Giacomo. In attesa di vederla tornare così vivace e splendente, scopriamola, per il momento, attraverso le sue grandi storie d’amore.

A Procida è facile innamorarsi

Procida, dicevamo, è luogo in cui è facile innamorarsi, come ha sperimentato il francese Alphonse de Lamartine. Lo scrittore, scomparso nel 1869, conobbe sull’isola una giovane per la quale perse la testa, ricambiato. Lamartine, 21enne, in Italia per il Grand Tour come si usava allora, sbarcò qui con un amico perché c’era il mare in burrasca. L’isola non era prevista come tappa del suo viaggio, ma ci restò per 14 mesi, stregato da questa ragazza con gli occhi neri e le lunghe trecce, e anche dal modo di vivere dei procidani, del quale lo colpì l’autenticità.

Poi, fu costretto a rientrare in Francia, promettendo a Graziella, come si chiamava la donna, che sarebbe tornato. Ma non lo fece. Graziella, quando seppe di essere gravemente malata, dicono per le pene d’amore, gli scrisse una lettera chiedendogli di non dimenticarla. Nella busta mise, come ultimo dono al suo amato, che lo raccontò in un suo romanzo autobiografico, una sua treccia. Oggi, a Procida, è possibile visitare la casa-museo Graziella. Una cucina, un salotto antico, una camera da letto a picco sul mare, dove visse il simbolo isolano dell’amore. Figlia di un pescatore, rimasta orfana, Graziella abitava con i nonni e con i fratelli e sognava, un giorno, di trasferirsi a Parigi.

Elsa Morante e Alberto Moravia

Per amore è arrivata sull’isola, e quei giorni avrebbero cambiato la sua carriera, anche Elsa Morante, in vacanza con l’uomo della sua vita, Alberto Moravia. Seduta all’ombra nel giardino di limoni del loro albergo, la scrittrice inventa una trama: Arturo, nato a Procida, è orfano di madre, che è morta per darlo alla luce. Il suo eroe è suo padre, che porta sull’isola la sua nuova sposa, il che dà il via a una serie di avvenimenti che determinano la crescita, la formazione del ragazzo.

Il libro si sarebbe intitolato L’isola di Arturo (Einaudi) e avrebbe dato alla Morante il Premio Strega nel 1957. «Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra i muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste tra le grandi scogliere» per citare quello che lei scrive in questo romanzo, un classico della letteratura, un mito per gli abitanti di Procida, che hanno chiamato così anche un riconoscimento letterario.

Chi ha lasciato il segno della passione sull’isola

A lasciare il segno della passione sull’isola ci hanno pensato gli scrittori e un’attrice il cui nome, Vera Vergani, era famosissimo in Italia nei primi del ’900. Milanese, nata nel 1895, sorella del giornalista e scrittore Orio Vergani,
Vera era una eroina del teatro e attrice del cinema muto stimata da Gabriele d’Annunzio e da Luigi Pirandello. L’idolo delle folle di allora conobbe su una nave, mentre andava in America per una tournée, un ufficiale di marina originario di Procida. Leonardo Pescarolo ci mise 10 anni per conquistarla, ma alla fine Vera lasciò la sua brillante carriera per restare con lui. Dopo le nozze, la donna si trasferì prima a Genova e poi a Procida, crebbe i loro 2 figli (chiamati Vera e Leonardo, proprio come i genitori), che poi avrebbero lavorato nel mondo del cinema, e aspettò sempre il ritorno di suo marito, preferendo fare la madre e la moglie di un marinaio all’essere una diva. Sull’isola tutti dimenticarono presto che Vera Vergani era stata una grande attrice e ancora oggi è ricordata semplicemente così: la moglie del capitano.

Annarita Briganti, autrice di questo articolo, è giornalista e scrittrice. Il suo nuovo libro è Coco Chanel. Una donna del nostro tempo (Cairo)