Salendo su un mezzo pubblico il colpo d’occhio è inevitabile: quasi tutte le persone hanno la testa china sullo schermo del proprio smartphone. Idem al bar o in qualunque altro luogo che, in teoria, potrebbe prevedere interazioni reali tra presenti. E il paradosso è che se si sbirciasse sul dispositivo di ognuno, con ogni probabilità si troverebbe attivo un social network: strumento nato appunto, per interagire, se pur virtualmente.
Se quello appena descritto ti sembra uno scenario eccessivo pensaci un attimo e rispondi a queste semplici domande: qual è la prima cosa che fai al mattino appena sveglia? E quante volte al giorno controlli i tuoi account? Se le risposte sono quelle più ovvie il motivo è molto semplice: i social network creano dipendenza, anche se non tutti lo fanno alla stessa maniera e con uguale intensità.
Come i social network ci inchiodano a loro
Che la vita di oggi sia scandita per buona parte da dispositivi elettronici è una certezza ormai granitica ma a renderci in qualche modo legati in maniera quasi indissolubile al nostro smartphone sono principalmente i social network, che da semplice passatempi stanno diventando una parte sempre più rilevante delle interazioni sociali di ognuno.
Ovviamente non per tutti è così e non allo stesso livello, ma se hai la sensazione di non riuscire a stare troppe ore lontana da loro, o se l’impossibilità di accedere alla home per un po’ ti rende anche solo minimamente nervosa è perché i social network sono progettati esattamente per questo scopo.
Come spiega perfettamente il documentario The Social Dilemma, questi strumenti fanno leva su alcuni meccanismi inconsci del cervello e rendono dipendenti, spesso in modo inconsapevole.
Il potere dei like
Ad alimentare tale stato d’animo sono soprattutto i celebri like e i commenti.
Ogni volta che postiamo qualcosa su un social network, infatti, ci mettiamo inconsciamente o meno in attesa che qualcosa accada, e nello specifico che quante più persone possibili vedano quello che abbiamo pubblicato, lo apprezzino e clicchino sul loro device per regalarci l’approvazione. Un’approvazione virtuale che però il cervello tramuta immediatamente in un appagamento reale, determinato da una scarica di dopamina.
Questo meccanismo determina una sensazione di piacere che non si vorrebbe mai abbandonare e che spinge a postare sempre più, sperando di beneficiare ancora una volta dello stato di grazia.
Cos’è la FOMO
La dipendenza da social network però non è determinata solo dalle possibili e auspicabili reazioni positive alle azioni individuali, ma anche dalla voglia di sapere sempre quello che stanno facendo gli altri.
Questa necessità, che in alcuni casi si fa davvero impellente tanto da essere spesso riconosciuta come vera e propria ansia social, ha un nome ben preciso: FOMO, acronimo dell’espressione inglese Fear of Missing Out, ovvero “paura di essere tagliati fuori”.
Già perché la FOMO altro non è se non il terrore che, stando troppo tempo non connessi, si possa perdere qualcosa, rimanere esclusi dall’ultimo trend o evento o non conoscere la news del giorno.
Questo fenomeno colpisce soprattutto i giovani ma nessuno è escluso e quando sfugge al controllo può portare a un isolamento sociale ancora più intenso.
Paradossalmente, più cerchiamo di non perderci nulla nella vita virtuale, più rischiamo di rimanere fuori da quella reale. Inoltre, seguire le esistenze degli altri crea spesso l’illusione che siano meglio della nostra, e questo genera insicurezza e frustrazione.
Da quali social network siamo più dipendenti
I meccanismi fin qui descritti sono universali e non riguardano un social network in particolare ma tutti, anche se ognuno fa leva su meccanismi differenti per agganciare il nostro cervello e non lasciarlo andare mai più.
Per questo è legittimo chiedersi se esistano social network più pericolosi di altri. A rispondere a questa domanda ci ha provato nel 2017 la società britannica Royal Society for Public Health, svolgendo un sondaggio tra circa 1500 ragazzi tra i 14 e 24 anni. Quello che è emerso dalla ricerca è che il social network che creerebbe maggior dipendenza sarebbe Instagram, seguito da Snapchat, Facebook, Twitter e YouTube.
Nonostante lo studio sia di alcuni anni fa, e oggi nel ventaglio di offerte social si sia inserito l’altro super colosso TikTok, tutt’ora la percezione è che in questa gara in cui il vincitore ha ben poco di cui vantarsi, Instagram ne esca trionfante.
La piattaforma della famiglia di Mark Zuckerberg, che con la nascita di Facebook ormai oltre 20 anni fa ha intuito prima di tutti il potenziale della scommessa, è infatti basato su meccanismi ad alto rischio dipendenza, primo tra tutti l’impossibilità di vedere il numero di like che il post di un’altra persona riceve.
Una delle ansie maggiori quando si pubblica qualcosa online, infatti, è che a pochi interessi e che tutti notino il nostro scarso successo. Il fatto che non possano più farlo elimina l’ansia da prestazione e induce a postare, e quindi a rimanere connessi, sempre di più.