Quando Elisabetta è nata principessa di York, il 21 aprile 1926, prima figlia del duca Albert – detto “Bertie” – e dell’altolocatissima Elisabetta Bowes -Lyon, nessuno poteva immaginare che un giorno sarebbe diventata non solo regina del Regno Unito e governatrice suprema della Chiesa d’Inghilterra, ma anche la sovrana più longeva su quel trono: 70 anni il 6 febbraio 2022, il Platinum Jubilee, Giubileo di platino.

Getty Images
1 di 8
La regina Elisabetta
Elisabetta II è salita al trono “grazie” all’abdicazione dello zio Edoardo per amore di Wallis Simpson. È il primo degli scandali che hanno tormentato il suo regno: dalle scappatelle di Filippo al divorzio di Carlo e Diana, dalle accuse di razzismo a corte di Harry e Meghan a quelle per violenza contro Andrea. Lei li ha affrontati tutti e ha raggiunto i 70 anni di regno più amata, e iconica, che mai.
Getty Images
2 di 8
– L’incoronazione di Elisabetta II

3 di 8
– Elisabetta II
Getty Images
4 di 8
– Carlo e Diana
Getty Images
5 di 8
– Harry e Meghan
Getty Images
6 di 8
Getty Images
7 di 8
– Lo zio Edoardo con Wallis Simpson

8 di 8

L’erede designato era Edoardo

L’erede designato era Edoardo, scavezzacollo al punto che Giorgio V pare dicesse: «Prego Dio che il mio primogenito non si sposi mai, e niente si frapponga tra Bertie, Lilibet e il trono». Viene accontentato a metà: nel 1936 Edoardo VIII abdica per sposare la divorziata Wallis Simpson, e Bertie diventa re col nome di Giorgio VI. L’imprinting di Elisabetta è inesorabile: non esiste scandalo al quale la Corona non debba sopravvivere. Il divorzio, in particolare, per l’aspirante regina è «responsabile di alcuni tra i mali più oscuri della nostra società». E il suo titanico matrimonio con Filippomorto il 9 aprile 2021 a 99 anni, 10 mesi e un numero imprecisato di scappatelle – diventerà l’emblema di quella superiore forma di amore che è la perseveranza.

Il primo scandalo per colpa di un divorzio

È in effetti per colpa di un divorzio che si consuma il primo scandalo. Davanti alle telecamere che documentano la cerimonia di incoronazione, il 2 giugno 1953, sua sorella Margaret rimuove affettuosamente un pelucco dal bavero del capitano Peter Townsend, aitante e divorziato, rivelando un’intimità inaccettabile. La Chiesa anglicana ancora proibisce ai divorziati di risposarsi, ed Elisabetta impone la rottura: un crepacuore per ragioni di Stato.

Le conseguenze di questo amore negato riverberano a lungo. Nella diffidenza di Elisabetta per la comunicazione di massa, in primo luogo: alla fine degli anni ’60, per cercare di riavvicinare i sudditi all’istituzione, Buckingham Palace consente alla Bbc di girare un documentario sulla routine quotidiana dei reali: una famiglia straordinariamente normale, o giù di lì. Si intitola Royal Family, e viene guardato da 3 inglesi su 4, ma il successo inquieta Elisabetta: senza un’aura di sovrannaturale mistero – si domanda – come potrà il suo popolo continuare a credere che la Corona sia un’emanazione divina? Fa ritirare il documentario, ma ormai la breccia è aperta.

L’inno punk God Save The Queen

Nel 1977 i Sex Pistols pubblicano l’inno punk God Save The Queen, che minaccia: «Dio salvi la regina, non è un essere umano e non abbiamo futuro». Margaret, prigioniera di nozze infelici con Antony Armstrong-Jones, si intrattiene a Mustique con l’amante: le foto dei paparazzi fanno il giro del mondo, e nel 1978 Elisabetta si convince a concederle il divorzio. Sembra una sconfitta, è una dimostrazione di forza: la Corona si evolve.

All’inizio degli anni ’80 succedono poi altre 3 cose. Un ex cadetto le spara addosso durante una parata, la regina calma il cavallo e prosegue senza scomporsi: la Corona è invulnerabile. Uno sconosciuto si introduce di notte nelle sue stanze a Buckingham Palace e la regina – secondo una versione dell’epoca – lo ascolta fino all’arrivo delle guardie: la Corona è imperturbabile. Il principe Carlo sposa la virginale Diana, che puntuale produce un erede cherubino: la Corona avanza di una generazione nel futuro.

Gli anni ’90 e Lady Diana

Negli anni ’90 la stampa inglese scarnifica senza pietà – né regole di legge – le vite private degli eredi. Sono gli anni di Lady Diana “strizzolina” e di Carlo “tampax”; di Sarah Ferguson che si fa succhiare l’alluce; delle biografie segretamente autorizzate e delle interviste confessionali in tv. Lo scollamento tra realtà e privilegio dinastico pare incolmabile, e si infiamma con la morte di Diana.

Elisabetta non condivide, ma capisce che è ancora tempo di concedere e con un cambio di passo deliberato – ancorché riluttante – accoglie il trauma di una Nazione in lutto e se ne mette a capo in quanto nonna chioccia dei principi orfanelli. William e Harry crescono, non senza inciampi, coltivando una postura umana e istituzionale adeguata al nuovo millennio. Certo, aiuta che la nuova storia d’amore di cui vanno pazzi i giornali sia quella tra William e la disciplinatissima Kate Middleton. La Corona può conciliare gossip e rispettabilità.

La regina coglie lo spirito del tempo

È in questo passo a due che la regina ha colto lo spirito del tempo. La dimensione pettegola ha contribuito a proiettare la famiglia reale nella quotidianità dei sudditi: chiacchierata, eppure indiscutibile. E in caso di necessità ha sempre potuto contare su «fonti di Palazzo» che lascino trapelare l’indiscrezione giusta. Succede quando Carlo sposa Camilla: la regina partecipa soltanto alla cerimonia religiosa, la sua lenta (ma genuina) accettazione della nuova consorte è lo specchio del sentimento popolare. Succede anche davanti alle accuse di razzismo di Harry e Meghan: Elisabetta risponde con affettuose concessioni e rettifiche sottili. È l’occasione per lavare in pubblico i retaggi dell’imperialismo, certo, ma senza mettere in discussione l’impianto costituzionale.

Andrea e il caso Epstein

La questione di Andrea è stata più complicata. Lo scorso 12 gennaio un giudice di New York autorizza il processo per la causa civile avviata da Virginia Giuffre, una delle prime a denunciare per sfruttamento e pedofilia il milionario Jeffrey Epstein e la sua amante/assistente Ghislaine Maxwell, amica di Andrea fin dai tempi della scuola (e condannata per traffico sessuale di minori). Giuffre sostiene di essere stata violentata da Andrea – «madido di sudore» – quando lei aveva 17 anni. Il principe, finché può, ignora le richieste di collaborazione dell’Fbi sfruttando la sua posizione (e il debole che Elisabetta ha da sempre per lui). Ma dopo la morte di Epstein in cella, nel 2019, decide di concedere un’intervista alla Bbc in cui la sua linea di difesa è grossomodo: «Figuriamoci: io ho smesso di sudare quando facevo l’eroe di guerra alle Falkland».

Una catastrofe umana, oltre che comunicativa. La regina lo sospende dalla vita pubblica, lo priva dei gradi militari e di ogni onorificenza – compreso il titolo di Altezza reale – e gli fa pure chiudere l’account su Twitter. Ma non può smettere di essere sua madre. Con una contromossa piuttosto azzardata, Andrea si dichiara pronto per andare a processo. Sarebbe clamoroso, rischiano di essere chiamate a testimoniare l’ex moglie Sarah, le figlie, la scorta. La sua reputazione ne uscirebbe disintegrata, e vacillante il futuro della monarchia. Ma non l’onore di Elisabetta, che dopo 70 anni sul trono era diventata, suo malgrado, più forte persino della Corona. I Sex Pistols avevano torto: la regina è stata un essere umano che ha saputo costruire il futuro imparando dagli sbagli di tutti. Davanti allo scandalo più grave della sua storia, lei era rimasta inscalfibile. A sopravvivere, stavolta, dovrà pensarci Carlo.