È stato un effetto collaterale della pandemia: impossibilitate dalle misure di confino a rispettare un’agenda fitta di tinte e ritocchi, molte celebrità hanno permesso ai capelli grigi di crescere senza correttivi, e spesso – un po’ per vanità, un po’ perché in isolamento ogni pretesto era buono per far notizia – si sono fotografate a favore di social network proclamando compiuta l’emancipazione. Poi l’inverno è passato, i parrucchieri hanno riaperto e molte sono tornate al consueto ménage col colorista di fiducia. Però non tutte, lo avrete notato. Nelle foto dei paparazzi come sui red carpet, le dive che scelgono di imbiancare in pubblico non sono più una minoranza folcloristica.

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– Sarah Jessica Parker e Cynthia Nixon sul set di Sex and the City 2021.
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– Sarah Jessica Parker nel 2018.
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– Cynthia Nixon nel 2015.
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– L’attrice Andie MacDowell ha deciso di liberarsi dalle tinte durante la pandemia.
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– Andie MacDowell nel 2019.
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– L’attrice Jamie Lee Curtis, da sempre fan del taglio cortissimo e brizzolato.

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– Jamie Lee Curtis nel 2003
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– La regista Jane Campion, passata dal platino al bianco totale
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– Jane Campion nel 2003.
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– Jane Fonda oggi.
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– Jane Fonda nel 2017.
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– L’attrice Jodie Foster con la ricrescita bianca all’ultimo Festival di Cannes.
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– Jodie Foster nel 2016.
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– Helen Mirren al Festival di Venezia 2021.
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– Helen Mirren nel 2018.

Sarah Jessica Parker e Jodie Foster

Non solo il grigio non è più impensabile, ma può essere declinato in infinite sfumature. Innanzitutto, ci sono le bionde: naturali come Jodie Foster o naturalizzate come Sarah Jessica Parker (sul set del nuovo film di Sex and the City). Nel loro caso, l’avanzata del bianco è visibile solo a un occhio attento, e non comporta cambiamenti significativi nell’equilibrio cromatico. È oro che si trasforma in platino: un po’ più chiaro, un po’ più freddo. Ha bisogno di qualche aggiustamento, ma non fa certo la rivoluzione.

Anche solo rimanendo nella New York di Sex and the City, è assai più coraggioso il caschetto argento di Miranda (Cynthia Nixon) che basta da solo a raccontare l’evoluzione del personaggio. Il grigio delle bionde – intesa come categoria dello spirito – è una pacata dichiarazione d’intenti, ma anche l’estensione di un privilegio, come a dire: non ho nessun bisogno di correre ai ripari. Per quelle, invece, che nel pieno del fisiologico rigoglìo di melanina – insomma, da giovani – avevano puntato tutto sulla selvaggeria, adattarsi alle conseguenze dei primi bianchi è più sfidante.

La new entry: Andie MacDowell

Andie MacDowell era il prototipo della mora ricciolona. Quando ha smesso di tingersi, durante il lockdown, i figli si sono dichiarati entusiasti di quella ricrescita un po’ bianca e un po’ nera, e a lei piaceva l’idea di essere come George Clooney – «In fondo, perché non dovrei?» – ma i suoi manager erano contrari: non è il momento, dicevano. «Però avevano torto» ha raccontato a Vogue America. «Io ho accettato chi sono davvero, e questo mi ha reso più potente. Ed era il momento giusto, eccome, perché tra 2 anni ne avrò 65 e non potrò più essere più “sale e pepe”… Mentre io ho sempre voluto essere “sale e pepe”!». La trasformazione restituisce un’immagine molto teatrale: una donna forte, dai contrasti netti, che ha rinunciato alla morbidezza rassicurante del castano in cambio di un impatto più spiazzante, come ogni autentica affermazione di potere.

Il taglio sbarazzino di Jamie Lee Curtis

Dicono però che si debba fare attenzione: il bianco può diventare complicato da gestire, perché il red carpet non è mai la verità. E in effetti decidere di passare al lato grigio della forza solo perché non si vuole più essere «schiave del parrucchiere ogni due settimane» rischia di rivelarsi un errore di superficialità. Se siete di quelle che si sentono impresentabili con due dita di ricrescita, smettere con la tinta vi risolve un bel problema, ma poi ne rimangono mille. Il taglio, innanzitutto: quello sbarazzino di Jamie Lee Curtis a Venezia è irresistibile, ma richiede manutenzione certosina. E, in assenza di pigmenti colorati, i capelli delle comuni mortali tendono a diventare più secchi – quindi più crespi, quindi ingovernabili – e a virare verso mortificanti sfumature di giallo. Perciò bisogna cambiare tutto: routine, prodotti, abitudini di styling. E naturalmente il guardaroba, ché tutto quello che avete imparato sui vostri colori va riconsiderato alla luce della nuova chioma. Perché il grigio sia una scelta di stile, è vietato improvvisare.

Jane Fonda: «Le tinte sono una perdita di tempo»

La buona notizia è che questo approccio non è più l’unico possibile. Conosco signore genuinamente convinte di essersi fin qui tinte «per stare bene con me stessa» le quali hanno scoperto che «me stessa» sta pure meglio quando i capelli restano al naturale. Tenerli non solo grigi ma persino un po’ arruffati diventa così una scelta di campo: ci sono cose più urgenti – o più piacevoli – da fare della messa in piega. E forse è proprio questa la novità. Non è più accettabile soltanto il grigio patinato, e la conseguente determinazione a voler invecchiare come Jane Fonda, che a 83 anni ha dichiarato di aver notato i primi capelli bianchi giusto un paio di anni fa, e di essersi subito stancata di «tutto quel tempo perso, tutti quei soldi spesi, tutte quelle sostanze chimiche».

Adesso si può invecchiare da persone normali (e senza dire bugie). Quando l’anno scorso Michelle Hunziker a Striscia la notizia ha preso in giro la giornalista Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Pechino nel pieno della pandemia, colpevole di vestirsi sempre uguale e non curarsi dell’acconciatura – neanche avesse altre cose alle quali pensare – oltre che fuori luogo la battuta è sembrata anche fuori tempo: abbiamo guadagnato il diritto di sembrare vecchie signore. E vantarcene, persino.

Il bianco aristocratico di Helen Mirren

Helen Mirren, paladina storica del bianco aristocratico, a Venezia ha sfoggiato un’inedita chioma scarmigliata, abiti esagerati e tantissima voglia di divertirsi. «Le donne sono terrorizzate dai capelli bianchi» ha detto a People, «perché si sentono relegate in una specifica categoria. Ma la verità è che di fatto siamo in quella fascia anagrafica: spiace, ma è così. Tanto vale accettarlo, e godersela». La vita è troppo breve per aspettare il tempo di posa.