Chuck Bass, l’egocentrismo

Chuck Bass, l’egocentrismo

Il protagonista di “Gossip Girl” interpretato da Ed Westwick – per quanto molte di noi lo possano trovare affascinante – è il classico pallone gonfiato che non perde mai nessuna occasione per sbattere in faccia agli altri i suoi successi personali e vantarsi di quanto sia figo in modo inarrivabile. Gli uomini ego-riferiti sono purtroppo ancora una piaga sociale molto lontana dal venire sradicata: si nutrono di monologhi unidirezionali, amano più di loro stessi stare sotto il riflettore, al centro dell’attenzione, e non spartiscono la loro personale fetta di popolarità con nessuno, inclusa la loro (sfortunata) donna. Forse nemmeno Barack Obama cannibalizza in questo modo Michelle.

Gennarino Carunchio, la maleducazione

Gennarino Carunchio, la maleducazione

Intendiamoci, pochi uomini sono belli – e parliamo esclusivamente da un punto di vista estetico, sia chiaro – di Giancarlo Giannini in quel capolavoro di “Travolti da un Insolito Destino nell’Azzurro Mare d’Agosto”, ma i suoi monologhi rappresentano quanto di più raccapricciante la mente maschile possa partorire. L’educazione – troppo spesso “questa sconosciuta” – dovrebbe invece essere servita dal risveglio mattutino fino all’ultimo battito di ciglia prima di addormentarsi, eppure continuiamo a imbatterci in individui che, sia a gesti che a parole, pare vogliano fare a gara per aggiudicarsi il premio di zotico dell’anno. Evitiamo di insegnargli come si sta al mondo, e anche se ci troviamo davanti agli occhi blu del signor Carunchio, facciamo un bel respiro e andiamo avanti.

Michel Poiccard, l’insistenza

Michel Poiccard, l’insistenza

Se è vero che noi donne vogliamo sentirci desiderate, è anche sacrosanto che il corteggiamento è un’arte da maneggiare con cura, pena diventare fastidiosamente insistenti come il protagonista di “Fino All’Ultimo Respiro”, impersonato da Jean Paul Belmondo. La differenza tra spasimante e stalker è – purtroppo – spesso solo una questione etimologica, e chiunque dovrebbe imparare che essere assillanti non paga, anzi: nonostante Michel sia convinto del contrario – “Le donne amano le mezze misure: a me questo mi deprime.” – noi sappiamo benissimo che tra il bianco e il nero sceglieremo (quasi) sempre il grigio.

Dawson Leery, la paranoia

Dawson Leery, la paranoia

Il protagonista di “Dawson’s Creek” – o forse dovremmo chiamare la serie col suo vero nome, “I dolori del giovane Dawson” – è l’esempio lampante di come anche il vero amore possa soccombere di fronte alle eccessive paranoie maschili. Il povero James Van Der Beek probabilmente sarà segnato a vita dall’interpretazione del personaggio più noioso, piagnucoloso e lamentoso della storia televisiva: l’unico suo merito è (forse) quello di aver fatto aprire gli occhi alle donne che si trovavano accanto un surrogato di Werther e aver posto fine alla loro tortura auto-inflitta.

Tom Hansen, la sottomissione

Tom Hansen, la sottomissione

Nel film “500 Giorni Insieme”, Joseph Gordon-Levitt alla domanda se riuscirà mai a dimenticare l’amata Sole, replica “Non voglio dimenticarla, voglio che torni da me…”, e si auto-colloca in quel nutrito gruppo di uomini zerbino, la cui personalità risulta ancora non pervenuta. Non sono cattivi, ma hanno quel brutto vizio di annullarsi completamente fino a trasformarsi in tappetini umani su cui finiamo per pulirci le scarpe, convinte di trovarci di fronte a una nostra bella copia che dice sempre sì a tutto: il gioco manco a dirlo dura poco, e spesso arriviamo persino a rimpiangere l’ex un po’ bastardo che però riusciva almeno a esprimere una propria opinione.

Ebenezer Scrooge, la tirchieria

Ebenezer Scrooge, la tirchieria

Pensavamo – sbagliandoci – che l’avarizia maschile fosse definitivamente passata di moda, e invece. Più spesso di quanto crediamo capita di avere di fianco uomini abbastanza spilorci, esattamente come Jim Carrey nel film “A Christmas Carol”: non pretendiamo certo che ci venga offerta qualsiasi cosa decidiamo di consumare nella nostra vita, ma il minimo sindacale del drink o della cena durante i primi appuntamenti o nelle occasioni speciali, questo sì. Senza poi aggiungere che – last but not least – chi è tirchio nella vita spesso lo è anche tra le lenzuola. Donna avvisata…

Brandon Walsh, la prevedibilità

Brandon Walsh, la prevedibilità

Bravo, premuroso, affettuoso e diligente: servono altri aggettivi per descrivere il personaggio che interpretava Jason Priestley in “Beverly Hills 90210”? Brandon era così scontato da venire pure percepito come una figura drammaticamente noiosa: nessuna follia, nessun colpo di testa, nessun imprevisto e una parola buona per tutti. Evitando di cadere nell’estremo opposto, dobbiamo però riconoscere che l’aggiunta di un po’ di pepe alla vita è una conditio sine qua non per renderla più interessante, e ciò diventa impossibile se si ha di fianco la versione rivista e aggiornata del perfetto moralizzatore.

Paul Conroy, l’idiosincrasia verso il telefono

Paul Conroy, l’idiosincrasia verso il telefono

Nel film “Buried – Sepolto”, Ryan Reynolds si risvegliava appunto sepolto vivo, armato solamente di una matita e con il solo ausilio di un accendino e di un cellulare. Forse bisognerebbe usare queste maniere forti per costringere alcuni individui a rispondere o – in senso più ampio – a utilizzare quell’aggeggio infernale, fin troppe volte vissuto come un temibile ritrovato tecnologico a cui si approcciano con eccessivo timore e diffidenza. L’annosa questione del perché i nostri sms o le nostre chiamate cadano spesso nel vuoto e non ricevano alcun seguito è ancora del tutto irrisolta, come d’altronde lo è il rapporto tra moltissimi uomini e il telefono. Che si tratti forse di una problematica freudiana?

Nick Miller, l’irresponsabilità

Nick Miller, l’irresponsabilità

Il personaggio di “New Girl” interpretato da Jake Johnson rappresenta in maniera magistrale tutta quell’approssimazione, quell’incostanza e quell’irritante leggerezza nell’affrontare la vita che in un uomo all’inizio può risultare pure simpatica, ma finisce sempre col darci sui nervi. Nick non ha piani per il futuro, vive alla giornata e rifugge qualsiasi responsabilità che la sua età gli richiede – “Senti, ci sono un sacco di cose che non ti dico. Non faccio il bucato da 5 mesi.” – finendo per essere una sorta di bamboccione un po’ cresciuto alla ricerca di una figura a metà tra una fidanzata e una baby-sitter. Ovviamente non pagata.

Jon Snow, la glacialità

Jon Snow, la glacialità

Un po’ ci fa gioco il fatto che il suo nome – tradotto in italiano – suoni come “Giovanni Neve”, se poi aggiungiamo che il personaggio interpretato da Kit Harington ne “Il Trono di Spade” è il burbero per antonomasia che combatte perennemente in mezzo ai ghiacci, il quadro è completo. L’uomo caratterizzato da una freddezza di fondo viene spesso giustificato da noi donne in virtù delle sue delusioni passate, che l’hanno portato a comportarsi come uno yeti scostante e introverso che non manifesta i suoi sentimenti manco sotto tortura. Nulla di più sbagliato: non sono le esperienze pregresse ad averlo trasformato in un iceberg, lui è nato esattamente così, e qualsiasi tentativo di sciogliere le sue ritrosie è destinato a fallire, perché non esiste sole abbastanza potente da scaldarlo e far rinascere in lui l’espansività che ci manca e che vorremmo.

David Goldman, l’incoerenza

David Goldman, l’incoerenza

Il ruolo Peter Sarsgaard nel film “An Education” è quello del classico farabutto da strapazzo, che ci fa innamorare, ci conduce nella vita che avremmo sempre desiderato e ci fa salire su una giostra che continua a girare e dalla quale pare impossibile scendere, dove i colori appaiono più vividi e splendenti e non c’è spazio per la noia o la tristezza. Va tutto a gonfie vele finché non scopriamo che il delinquente in questione è fidanzato o – peggio – sposato con un’altra, dalla quale magari ha pure dei figli. La scioccante verità sconvolge gli equilibri che si erano creati, ci costringe ad azzerare i ricordi e i momenti trascorsi insieme, ormai segnati dal marchio indelebile della falsità, e soprattutto fa rimbombare prepotentemente una domanda in mente: “perché”? Non c’è risposta all’assoluta incoerenza e doppiezza di questi individui, riteniamoci piuttosto fortunate ad aver scoperto il loro gioco perverso prima che i danni collaterali divenissero irreversibili.