Zoom: fino a qualche tempo fa, questa parola non faceva parte della nostra quotidianità. Dal primo lockdown, invece, le cose sono cambiate e la piattaforma di videoconferenze online creata da Eric Yuan ha superato i 300 milioni di utenti giornalieri. A dicembre 2019 erano 10 milioni, pensa un po’. Ciò però significa che sempre più persone si ritrovano a fare i conti con lo stress da Zoom.
Le videochiamate, cioè, soprattutto se frequenti causano una profonda e strana stanchezza unita a un senso d’ansia. Gli esperti hanno ribattezzato quest’effetto Zoom fatigue, ma in realtà è riconducibile anche a Skype, FaceTime, insomma a tutti gli altri strumenti simili che consentono videocall.
Una questione di cervello
Le videocall sono un mezzo tecnologico piuttosto recente. La prima in assoluto risale al 1970, ma da allora è trascorso parecchio tempo prima che questa modalità fosse alla portata di tutti. Ed è qui che entra in gioco il nostro cervello. Nel corso dei millenni si è evoluto sotto ogni punto di vista; anche in riferimento alla comunicazione, naturalmente. Per quanto riguarda quella de visu, ha raggiunto la massima abilità. Con la comunicazione soltanto orale se la cava molto bene. Ma è di gran lunga meno abile nell’elaborare le videochiamate. Non gli sono ancora familiari, mettiamola così. Ti domanderai: “ma io vedo e sento una o più persone, quindi perché il mio cervello dovrebbe avere difficoltà?”. Perché bisogna considerare anche altri fattori.
Non si può contare sul linguaggio non verbale
Una componente fondamentale della comunicazione è il linguaggio non verbale. Quando parliamo di persona con qualcuno, cioè, il nostro cervello si concentra anche sugli occhi dell’interlocutore, sui gesti, l’espressione, sul suo modo di respirare, sulle posizioni che assume. Ecco, durante una videochiamata questi elementi diventano poco chiari, se non vengono a mancare del tutto: basti pensare all’inquadratura classica, dal petto o dalle spalle in su. E quando la qualità del video lascia a desiderare, anche la visione della mimica facciale risulta compromessa. Inconsciamente cerchiamo comunque le suddette informazioni e questo ci richiede un grande dispendio di energia.
Gli altri ostacoli
Utilizzando Zoom e le piattaforme simili non ci si limita a guardare gli interlocutori, ad ascoltarli e a rispondere. Nello stesso momento in cui facciamo queste 3 cose, infatti, pensiamo anche a ciò che diremo dopo, cerchiamo di individuare il momento migliore per intervenire, inconsciamente ci sforziamo di fare bella figura. Tutto questo, davanti allo schermo del pc. Non solo. Come spiega Philip Smith, che gestisce il Vision and Attention Laboratory presso l’Università di Melbourne, anche quando la connessione è ottimale “abbiamo a che fare con un segnale vocale qualitativamente inferiore rispetto al parlato faccia a faccia, quindi il carico cognitivo richiesto per elaborarlo o decodificarlo è maggiore”.
I fattori esterni
Ma lo stress da Zoom è causato anche da fattori esterni, per esempio la connessione che va e viene, i ritardi audio, i rumori in sottofondo e distrazioni varie. Hai presente quando sei in videochiamata con il tuo capo o un collega e vedi passare davanti al video qualcuno, magari un suo familiare? Ecco, sembrano sciocchezze ma, sommate a tutto il resto, diventano invece ulteriori motivi di stanchezza. Così come gli improvvisi momenti di silenzio che mettono subito a disagio.
Rimedi contro la Zoom fatigue
Insomma, se stai sperimentando lo stress da Zoom, adesso sai di essere in buona compagnia. E sai pure che non c’è nulla di strano. Vogliamo adesso svelarti dei trucchi per alleviare questa stanchezza. Innanzi tutto, organizzati in modo da fare una pausa fra una videochiamata e l’altra e, quando arriva il momento, allontanati dallo schermo. Alzati, stiracchiati, se c’è tempo fai un po’ di stretching e bevi qualcosa: un tè, un succo, una spremuta.
E ancora, visto che secondo gli studiosi il fatto di vedere la nostra stessa immagine sullo schermo, in una finestra piccola, può crearci insicurezze, scegli un outfit che ti faccia sentire bene sotto ogni punto di vista: lo stile athflow, nuova tendenza del 2021, è un’interessante fonte d’ispirazione. Ma in ogni caso, dedicati al look con calma, non cinque minuti prima della videocall.
Altra cosa importante: anche se gli altri interlocutori non ti vedono, durante il meeting virtuale evita di controllare l’agenda, leggere mail, aprire un’altra pagina web o un altro programma. Infine, se possibile limita la durata del collegamento a 30 minuti, massimo 45.
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