Venerdì 13 o 17, a seconda delle superstizioni, porta sfortuna. Ma non è così in tutto il mondo. Molte sono le espressioni e curiosità legate alle superstizioni, alcune antichissime, nate millenni fa per cercare soluzioni fantasiose a fenomeni difficilmente spiegabili. Oggi molte ci sembrano inverosimili. Eppure, sono tanti i gesti e i riti scaramantici a cui ancora affidiamo i nostri eventi più importanti, come un colloquio di lavoro o un esame all’università.
Le superstizioni svelano la storia dei popoli
Le superstizioni fanno parte della cultura dei popoli e per questo hanno un grande valore storico e sociologico. «Molte società hanno sviluppato, nei secoli, un proprio inventario di superstizioni, la cui analisi può rivelare aspetti interessanti della loro storia. Lo studio di alcuni gesti scaramantici e formule propiziatorie, ad esempio, può rivelare la presenza di stratificazioni culturali altrimenti difficilmente percepibili: emergono, così, paure, nemici e visioni del mondo vari e diversificati», ha commentato Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel, che ha condotto uno studio sulle superstizioni.
Non ci resta che lasciare la razionalità e addentrarci nel mondo delle superstizioni, alla scoperta dei riti scaramantici più bizzarri di sempre (e, si spera, efficaci!).
Paese che vai, sfortuna che trovi
In (quasi) tutte le culture del mondo, è possibile individuare delle parole che, se pronunciate, porteranno sicuramente sfortuna, oppure delle azioni che è bene non compiere per non attirare su di sé la cattiva sorte. È interessante osservare come le varie culture del mondo associno la sfortuna a numeri, animali, parole e azioni diverse.
In Cina 4 uguale morte
• 四 è il carattere cinese che indica il numero 4. La sua pronuncia, però, è estremamente simile a quella della parola “morte”; da ciò deriva l’associazione, in Cina, del numero 4 a qualcosa di negativo. C’è chi parla di una vera e propria “tetrafobia”, il che spiegherebbe perché nessun edificio in Cina prevede il quarto piano.
In Spagna è martedì a portare sfortuna
• En martes ni te cases ni te embarques: se in Italia è il venerdì ad essere considerato un giorno sfortunato, nei paesi ispanofoni è, invece, il martedì. Da qui derivano espressioni come “non sposarti e non imbarcarti di martedì”: meglio evitare di compiere azioni importanti nel “giorno di Marte”, il dio della guerra, in particolare se si tratta di martedì 13 (come il nostro venerdì 17).
In Polonia lo spazzacamino porta fortuna solo si abbina al bottone
• Złap się za guzik: in Polonia gli spazzacamini sono visti come figure di buon auspicio. Ancora oggi, nonostante sia una professione quasi del tutto scomparsa, vederne uno porta fortuna, ma solamente se subito dopo si “tocca un bottone”. Al contrario, essere sprovvisti di bottoni da sfregare di fronte a uno spazzacamino significa attirare la malasorte (un po’ come, in Italia, la mancata possibilità di “toccare ferro”).
Nel Regno Unito porta sfortuna la parola Macbeth
• Macbeth: nel Regno Unito, e più in generale nei paesi anglosassoni, è severamente vietato pronunciare questa parola a teatro. In tale contesto, dire “Macbeth” significa infatti implicare che lo spettacolo in scena sia destinato al fallimento. La sfortuna legata al termine è dovuta all’enorme successo della pièce shakespeariana: ogni volta che un’opera annoiava il pubblico, la si sostituiva con il Macbeth, che avrebbe invece sicuramente attratto un elevato numero di spettatori.
Cosa dire per allontanare la sfortuna nelle varie lingue
Sono molte e varie le espressioni atte a combattere la sfortuna riscontrabili nelle diverse lingue, così come sono numerosi e diversi tra loro i riti scaramantici compiuti in giro per il mondo. «Imparare a riconoscerli – commenta ancora Gianluca Pedrotti di Babbel – permette a chi si avvicina a lingue e culture diverse dalle proprie di evitare spiacevoli fraintendimenti, favorendo così, specialmente nei contesti internazionali, la comprensione reciproca». Se è vero che la lingua è importante veicolo di superstizione, prendete nota su cosa dire per scacciare la sfortuna e attrarre la fortuna.
Πιάσε κόκκινο: in neogreco vuol dire “toccare rosso”. In Grecia è abitudine pronunciare questa frase quando due persone dicono la stessa cosa contemporaneamente: la frase e il conseguente gesto sono curiosamente necessari per far sì che la conversazione in atto non si trasformi in un litigio. Insomma, l’equivalente del nostro “toccati il naso o non ti sposi”.
• Touch wood/knock on wood: simile al nostro “toccare ferro”, questa espressione (letteralmente “tocca legno/bussa sul legno”) sembrerebbe derivare già dalla tradizione pagana quando si toccavano querce, noccioli e salici per ringraziare gli spiriti dei boschi per la protezione e l’aiuto.
• “Good morning Mister Magpie. How is your lady wife today?” è un’espressione inglese volta a scongiurare la sfortuna. Dato che solitamente le gazze sono in coppia, se per caso se ne incontra una da sola le si dovrebbe rivolgere questa domanda “Buongiorno, signor gazza, come sta oggi la sua signora moglie?”.
• Fingers crossed: incrociare le dita sembra essere un gesto e un’espressione scaramantica particolarmente diffusa in Europa, d’obbligo se si vogliono attrarre vibrazioni positive per un evento importante. L’origine di questa usanza è da ricercare nel passato, quando i primi cristiani perseguitati, per riconoscersi tra loro, inventarono dei gesti che ricordassero la croce di Gesù.
Le superstizioni dei napoletani
Si dice che il popolo napoletano sia il più superstizioso al mondo: dicerie e scaramanzia fanno da protagoniste ogni giorno nella vita dei napoletani, influenzando e incidendo spesso su decisioni importanti. “Tocca la gobba del gobbetto che porta bene”, “Non sederti nell’angolo, o non ti sposi!”, “Non possiamo farlo domani? Oggi è venerdì 17!”. Sono davvero tante le espressioni e le azioni che sarebbero in grado di allontanare la jettatura e il malocchio, cioè la capacità di alcune persone di portare sfortuna. «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male» diceva il grande Eduardo De Filippo. Oggi noi siamo d’accordo con lui e quindi, cornetto al collo: non passate sotto una scala, non aprite un ombrello in casa, non capovolgete il pane, non appoggiate il cappello sul letto e, se a tavola qualcuno fa rovesciare il sale, recitate per quindici volte il ritornello anti malocchio tanto caro a Pappagone: «Aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corna, bicorna, capa r’alice e capa r’aglio».