In un’epoca nella quale si discute tanto del women empowerment con lo sguardo proiettato al futuro, sarebbe bene guardare anche al passato. Ce lo ricorda Google, con il suo Doodle dedicato a Vera Gedroits, donna che ha fatto la storia.
Per la precisione, il Doodle di oggi celebra il 151° anniversario della nascita di questa pioniera che con il suo impegno, il suo talento e la sua passione per la scienza ha portato a sensibili cambiamenti nel modo in cui veniva eseguita la medicina sul campo di battaglia.
Vera Gedroits, l’infanzia e la vocazione
Vera Ignátievna Gedroits è nata il 19 aprile 1870 a Slobodishche, in Lituania. Era una Principessa: la famiglia di suo padre, infatti, aveva dei titoli nobiliari condivisi con quella che era la più famosa famiglia Radziwill.
Tuttavia, la famiglia di Vera era tutto fuorché aristocratica e inquadrata: il padre, il Principe Ignatiy Ignatievich Gedroits, partecipò alla rivolta polacca del 1863 e fuggì con tutta la sua famiglia in Russia, quando le libertà lituane furono sospese dall’autocrazia.
Vera guardava al padre come a un esempio di ribellione e al nonno materno, un capitano dell’esercito, come a un baluardo di resistenza. Sapeva che la sua vocazione era quella di essere utile a una causa più ampia, ma per comprendere qual era la sua strada dovette subire un brutto colpo.
Perse, infatti, il fratello più amato, Sergei, cui per altro ispirò il suo pseudonimo letterario. Viste le sofferenze del fratello dopo una lunga malattia, giurò che avrebbe studiato medicina e che avrebbe aiutato le persone che soffrivano per tutto il resto della sua vita.
L’indole ribelle e fuori dagli schemi
Sin da piccola, Vera Gedroits dimostrò di avere un’indole ribelle. Indomita, iniziò nella prima adolescenza a indossare abiti maschili perché, a suo parere, erano più comodi e meno mortificanti.
Iscrittasi a un ginnasio femminile, fu espulsa perché ne rifuggì le regole e venne additata come “maliziosa” e troppo “vivace” per essere una “vera signorina”.
Il padre, supportandola, decise dunque di instradarla alla medicina facendola divenire assistente di fabbrica. Grazie ai suoi progressi, venne in effetti riammessa al ginnasio, dove i suoi risultati iniziarono a contare ben più del suo atteggiamento provocatorio.
Si diplomò e si spostò a San Pietroburgo, dove non solo continuò gli studi di Medicina, ma partecipò a diversi moti rivoluzionari, al punto da venire arrestata.
L’orientamento sessuale e l’affermazione di sé
Dichiaratamente lesbica, Vera Gedroits non fece mai mistero delle sue preferenze sessuali e non le importava di cosa gli altri pensassero di lei. Prese però coscienza di non poter restare in Russia e decise di spostarsi in Svizzera, dove per altro avrebbe potuto proseguire i suoi studi.
Per farlo, giocò d’astuzia: si mise d’accordo con un amico, Nikolai Belozerov, suo confidente e compagno di viaggio, per organizzare un matrimonio di convenienza. I due erano effettivamente legati l’uno all’altra, ma vissero separatamente continuando le loro vite private.
Una volta sposata, Vera entrò all’Università di Losanna, dove si formò per diventare chirurgo ottenendo voti praticamente perfetti. Divenne ciò che aveva sempre sognato e in più trovò l’amore in una donna che andò a vivere con lei.
Tuttavia, a causa di gravi problemi familiari (la sorella morì e la madre ebbe un profondo esaurimento nervoso) dovette tornare a Slobodishche, con il cuore spezzato.
Al suo ritorno, Vera Gedroits fu immediatamente assunta presso la fabbrica di cemento della città, divenendo la principale responsabile delle esigenze mediche dei lavoratori e delle loro famiglie. La sua vocazione, però, si spinse più in là: si occupava anche degli abitanti dei villaggi che ne avevano bisogno.
Nel 1901 aveva già eseguito 248 operazioni, con un numero minimo di morti. Comprese che gran parte delle malattie era dovuta alle difficili condizioni di lavoro dei lavoratori. Riuscì a stilare un vademecum, il primo, per le pratiche di sicurezza in fabbrica.
Nel 1903, purtroppo, la sua vita ebbe una battuta d’arresto: i suoi genitori, entrambi ammalati, stavano sempre peggio e la donna che amava la lasciò. Provò dunque a suicidarsi, ma non ci riuscì. Reagì, infine, capendo che voleva essere utile dove c’era più bisogno: al fronte.
Una chirurgo donna al fronte
Vera Gedroits partì con la Croce Rossa per fornire i suoi servizi durante la guerra russo-giapponese. Nel primo mese di guerra curò 1.255 pazienti. Iniziò a identificare ed evidenziare le criticità degli ospedali di campo e lavorò alacramente per ridurle.
Anni dopo, nel 1914, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Gedroits si fece portavoce dell’esigenza di attrezzare gli ospedali e preparare il personale medico e infermieristico per la guerra.
Fu proprio grazie a lei che il suo distretto si mostrò pronto a fasciare le ferite e preparare le varie bende, medicazioni e attrezzature che sarebbero state necessarie per eventuali trattamenti chirurgici.
Periodicamente, Gedroits andava al fronte per compensare l’assenza di altri chirurghi. Nel 1916 eseguì più di 30 operazioni in tre giorni, per lo più trapianti.
I passi avanti nella medicina
Alla sua carriera affiancò una fitta produzione di rapporti e ricerche. La Gedroits sfidò, a tutti gli effetti, quelle che erano le procedure mediche consolidate dell’inizio del XX secolo.
Ideò un nuovo trattamento delle ferite addominali, quello in laparatomia, che giocò un ruolo fondamentale nel cambiamento della politica medica militare internazionale. Per i suoi lavori è ricordata ancora oggi come una pioniera.
La vita privata e la morte
Dal suo matrimonio con Nikolai Belozerov, Vera ebbe due figlie, Olga e Tatiana, che divennero le sue assistenti personali: le formò personalmente, facendole diventare delle bravissime infermiere.
Il matrimonio con Belozerov finì consensualmente e la Gedroits si legò per sempre alla contessa Maria Dmitrievna Nirod, anch’essa infermiera. Vera strinse forti legami con nobili, aristocratici e impresari. Ciò le permise di esprimere sé stessa nel modo che preferiva.
Per questa ragione, mostrò ancor più apertamente il suo orientamento sessuale e non solo: vestiva quasi esclusivamente con abiti e pantaloni da uomo e parlava con una voce profonda, fumando e chiedendo di essere chiamata al maschile.
Il suo era un tentativo palese di affermare la sua autorità come professionista in un campo dominato dagli uomini, cosa che le riuscì perfettamente.
Si spense nel 1932 all’età di 61 anni per un cancro all’utero, ma restò per sempre nella storia: fu una delle prime donne russe a lavorare come chirurgo, la prima donna a diventare Professoressa di chirurgia, la prima donna a lavorare come medico militare , e la prima donna a servire come medico nel Palazzo Imperiale.