Una natura incontaminata accoglie chi arriva in Val Sarmento, nel cuore del parco nazionale del Pollino. Ed è qui che due borghi-gioiello, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, custodiscono una storia che merita di essere raccontata. È quella della comunità italo-albanese che li abita, discendente da un gruppo di esuli scappati nel 1534 dall’Albania e dal Peloponneso. Che cosa era successo? Dopo aver lasciato la loro terra per salvarsi dall’invasione turco-ottomana, avevano combattuto per l’imperatore Carlo V d’Asburgo, il cui regno comprendeva anche il sud Italia, ed erano stati ricompensati con dei terreni dove vivere al sicuro.
Gli arbëreshë, così si chiamano i discendenti degli albanesi italiani, sono presenti anche in altre regioni meridionali, in particolare in Calabria, e sono considerati un esempio riuscito di accoglienza e integrazione. Nei due piccoli paesi lucani si parla ancora l’antico dialetto dell’Albania del sud, si celebrano i riti religiosi di tradizione greca-bizantina, si indossano costumi tradizionali e si tramandano a voce fiabe e canti popolari. In mezzo ai due borghi, distanti tra loro 8 km, scorre il fiume Sarmento, circondato da prati e pascoli d’alta quota che invitano a un turismo lento.
I cartelli delle vie sono scritti in due lingue
Protetto da fitti boschi di pini loricati e castagni, San Costantino Albanese è un collage di tetti rossi e mura bianche che si arrampicano alle pendici della Timpa di San Nicola. Per esplorarlo parti dalla zona alta del paese che è chiamata katundi alartaz per distinguerla da quella bassa (katundi ahimaz). Ti accorgerai subito del curioso mix culturale perché vie e cartelli portano nomi scritti in due lingue, albanese e italiano.
La passeggiata inizia dalla strada principale, via Scanderbeg (Nxellikata), che prende il nome dall’antico re dell’Epiro e principe dell’Albania Giorgio Castriota Scanderbeg, eroe nazionale. Lungo il percorso fermati ad ammirare gli eleganti portoni delle case: molti sono ad arco, costruiti in legno con battenti di metallo e riccamente decorati. Non perdere i murales che colorano buona parte del nucleo abitato: li ha dipinti l’artista locale Enzo Schillizzi e raccontano la storia di San Costantino.
Nel museo c’è la collezione dei vestiti tradizionali
Per approfondire le conoscenze della comunità arbëreshë raggiungi l’Etnomuseo, in via Demostene 3, dove ti aspettano un laboratorio musicale che insegna a costruire la surdulina, una specie di zampogna, e una collezione di costumi tradizionali, alcuni preziosissimi.
Nelle sale scoprirai che il guardaroba femminile arbëreshë prevede quattro abiti diversi a seconda dell’età e dell’occasione. Fermati ad ammirare anche gli spingullat, i meravigliosi spilloni di filigrana d’argento usati per decorare i capelli: le donne del paese li hanno ereditati dalle nonne e li custodiscono gelosamente. Ancora oggi, girando per i vicoli, puoi incontrare le anziane signore che indossano camicie con pizzi e merletti, lunghe gonne coperte da un grembiule e un fazzoletto legato intorno alla testa.
Sulla piazza principale sorge la chiesa madre dedicata ai Santi Costantino ed Elena: varcata la soglia ti aspetta un viaggio tra icone bizantine e dipinti nei toni del rosso e dell’oro. Qui il rito si celebra in greco e in albanese. Se sei fortunata ti può capitare di assistere a un matrimonio tradizionale: vedere il prete che poggia sul capo degli sposi due corone bianche di fiori è un’esperienza emozionante.
Una bambolina fatta a mano come souvenir
A chi visita il minuscolo comune di San Paolo Albanese, quel nucleo di strette strade e case di pietra incastonate sul Monte Carnara, sembra un paradiso. Da qui si vede tutta la valle del Sarmento e il fitto bosco Capillo con il suo intricato labirinto di cerri che abbraccia l’abitato. Isolato nella natura più selvaggia, San Paolo Albanese è il borgo meno popoloso della regione: qui vivono poco più di 250 persone, quasi tutte anziane, perché i giovani vanno a studiare e a lavorare altrove.
Lungo i muri delle case ci sono ancora gli anelli di pietra usati per legare gli animali, mentre sulle scale d’accesso uomini e donne con gli abiti tradizionali chiacchierano in dialetto. Vale la pena scambiare con loro due parole, in genere sono felici di condividere aneddoti della loro cultura e tu puoi imparare qualche termine come mbrëma e mirë (buonasera) o haristisënj (grazie).
Il luogo d’incontro qui è la chiesa dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre nel Museo della cultura Arbëreshë (via Regina Margherita 15) si custodiscono canti popolari e gli alberi genealogici delle famiglie del posto. Non cercare negozi, qui c’è solo un emporio. Vuoi portare a casa un souvenir? Qualche signora del borgo confeziona a mano colorate bamboline vestite con il costume tipico.
Organizzati così
● Itinerari turistici, sistemazioni e ristoranti sono sui siti basilicataturisti ca.it e comune.sanpaoloalbanese.pz.it.
● Se ti piace camminare, su parcopollino.it trovi tanti sentieri per esplorare la zona della Val Sarmento e i boschi intorno ai due borghi.
● La lingua di questi luoghi ti incuriosisce? Al link sportello arberesh.kr.it puoi fare pratica con i termini essenziali per chi viaggia.
Dove dormire
Il b&b Bonci a San Costantino Albanese offre doppie arredate con cura (a 30 euro a testa a notte, boncibeb.it).
● CasArancio, a San Paolo Albanese, ha un appartamento vista montagne (via Caprera 6, 43 euro a notte, airbnb.it).
● La Conserva del Pollino è un agriturismo con camere e ristorante che prepara le specialità arbëreshë (pensione completa 80 euro, conservadelpollino.com).
L’esperienza da fare
A San Costantino Albanese puoi partecipare al Volo dell’Aquila, una planata panoramica di 900 metri a 90 km/h di velocità, da Timpa Difesa al campo sportivo del paese. A differenza del vicino Volo dell’Angelo, che va da Castelmezzano a Pietrapertosa (Pz) con imbracatura singola o doppia, qui prendi posto su una specie di deltaplano che ospita 4 persone. Prenota su volodellaquilabasilicata.it (15 euro a testa).
Dove gustare i piatti tipici
● A San Paolo Albanese il Bar Blunetti (via Smilari 17) prepara il dolce tipo crêpe chiamato shën paljit o petulla; mentre per gli shtridhelat, gli spaghetti fatti a mano, l’indirizzo giusto è al Giardino delle Rose (via Diaz).
● A San Costantino Albanese per le specialità locali si va Al Grottino, in via Enea 9, mentre il ristorante Tri Kartuçe, in piazza Unità d’Italia, ha ottimi salumi e carni alla brace.
→ Scegli la tua meta
Su Instagram con l’hashtag #donnamodernainviaggio puoi lasciarti ispirare dai nostri video e dalle foto della nostra community di viaggiatori.