Il monastero di Sabiona a Chiusa
Può darsi che a Chiusa finora non ci siate mai stati, ma di questa cittadina che si trova fra Bolzano e Bressanone, conoscete sicuramente uno dei suoi punti d’attrazione. È il monastero benedettino di Sabiona, con una cappella e due chiese, che svetta sulla valle ed è raggiungibile in meno di un’ora di cammino dal centro. Lo si vede sulla via del Brennero, salendo o scendendo. Si offre così, quasi un richiamo per fare una deviazione e andare a visitare uno dei borghi più belli d’Italia.
Chiusa, nel borgo degli artisti
Chiusa non è solo un bellissimo borgo con un centro di impronta medioevale in cui si passa, nel giro di un chilometro, da una chiesa a una torre, da un palazzo vescovile a uno nobiliare (qui un tempo passavano merci e gente diretta a sud) e a a Castel Branzoli, altro emblema della città. Fa parte anche delle Colonie artistiche europee (euroart.eu) per il suo legame con l’arte. Fin dal Medioevo attirò scrittori e ricercatori, seguiti da pittori e scultori che diedero vita a una comunità di artisti. E quel legame non è mai venuto meno, continua ancora oggi, con inviti a personalità nel campo dell’arte ed esibizioni come quella di “Arte nel centro storico” che dura fino a metà settembre. Il posto ideale per una vacanza o un long weekend in ogni stagione.
Un giro in cantina per il vino
A settembre, come dicono in Valle Isarco, inizia la “quinta stagione”. Significa che comincia il Törggelen, appuntamento della tradizione con le castagnate, le degustazioni nei masi e nei locali per assaggiare prodotti tipici (lo speck) e specialità (minestre d’orzo, le mezze lune ripiene di spinaci e ricotta, i krapfen) accompagnati dal vino. La valle, caratterizzata da prati e boschi, ha versanti ricoperti da vigneti e un’ottima produzione vinicola, in particolare di vini bianchi, da gustare e acquistare alla Cantina Valle Isarco, la più giovane cooperativa vitivinicola dell’Alto Adige.
Le cantine di Chiusa da visitare
Tra le altre cantine da visitare ci sono le Tenute Taschlerhof, Dorfmann, Garlider, la Radoar, Zöhlhof e quella della Tenuta e Hotel Spitalerhof, con ristorante aperto al pubblico. Si trova all’ingresso del paese e Michele Oberpertinger, il proprietario e anima del posto, gli ha dato un’impronta particolare. Lo definisce «l’albergo del buongustaio» e il vino qui fa sentire la sua presenza non solo a tavola. Ci sono la sala dove Michele propone le degustazioni fra cui il Muga, che è poi il suo soprannome, maturato in botti di rovere sui lieviti, e un’altra dove si cena: i loro soffitti sono ricoperti di sabbia o sassi e il lampadario è un insieme di rami intrecciati.
Tutto questo materiale è stato raccolto in vigna, lavorato e incastonato qui per gli ospiti. All’esterno, invece, sopraelevate rispetto alla piscina, ci sono due botti pensate per chi vuole trascorrere una notte speciale: si dorme avvolti nelle forme dove matura il vino, due camere dotate di ogni comfort (spitalerhof.it, doppia da 80 euro). Un’altra cantina da visitare è Röck, dove Carmen Augschölls ha innovato partendo dalla tradizione. La tenuta, nata dalla passione dei genitori, ha cambiato la tipologia di coltivazione da convenzionale a biologica, un percorso di studio e lavoro da parte di Carmen e il fratello Hannes che, dopo aver fatto esperienza in giro per il mondo, seguono la produzioni di vini che fermentano naturalmente in cantina (https://www.roeck.bz/).
Lungo il Sentiero del castagno a Velturno
A dominare l’autunno è anche la castagna e Velturno, a 6 km da Chiusa, è il paese delle castagne, con oltre oltre 3mila castagni censiti che danno vita all’avventuroso Sentiero del castagno (Keschtnweg): parte dall’Abbazia di Novacella e raggiunge Terlano. Una delle tappe di questo percorso è il paese di Villandro. Sulla carta è il mio paese ideale: un mini negozio tabacchi, l’efficiente ufficio turistico, il supermercato, le Poste. Tutto a pochi passi, con i boschi a pochi metri. L’acciottolato che porta alle chiese di S. Stefano e di San Michele, accostate e vicine, e alla fontana con intagliato nel legno il doppio campanile, fa fare un salto nel tempo.
A Villandro
Paese a misura d’uomo, Villandro ha come “piazza” la bellissima terrazza di Castel Steinbock. Si viene qui per un aperitivo o una cena e, per chi si ferma, l’accoglienza di Elisabeth Rabensteiner, la proprietaria, è tale che ci vuole un attimo per sentirsi parte di una storia di famiglia. Fra le antiche mura, il design ha ridisegnato le suite, mentre nelle stube in legno di cirmolo l’atmosfera raccolta incanta chi scende a colazione e chi siede al tavolo del ristorante. In cucina c’è Tomek Kinder, cuoco premiato da Gault Millau, mentre Sonja e Bastian suggeriscono i vini. Tutto scorre come un meccanismo prezioso di cui ci si chiede il segreto, una semplicità raffinata che non si ferma qui, ma prosegue nella malga di proprietà sull’Alpe di Villandro (ansitzsteinbock.com, tariffe a partire da 260 euro con la prima colazione royal).
Altopiani con vista sulle Dolomiti
L’Alpe di Villandro, a poco più di 2000 m, è l’altopiano più esteso dell’Alto Adige dopo quello di Susi. Si sale fra masi, chiese, campi coltivati, fieno raccolto in abbondanza quest’anno, per scegliere quale sentiero percorrere, in quale malga fare una sosta. La vista è incomparabile: il gruppo Odle, del Sella, il Sasso Lungo e il Sasso Piatto. Attraverso i prati e risalendo fin quasi alla Val Sarentino si arriva alla Chiesetta dei morti e al lago. Prima di fare quest’ultimo strappo in salita (o scendendo) si può fare una sosta da Pfroder Alm, la malga dove gustare piatti tipici fatti a regola d’arte: io ho assaggiato i canederli con la carne di capra. E poi ci sono le sedie, con i ceppi a fianco, dove sedersi e ammirare il panorama in completa beatitudine. Più su ci sono solo le nuvole (http://www.villandereralm.com/). Bisogna immaginarselo d’inverno questo altopiano, ricoperto di neve, da attraversare con le ciaspole e gli sci da fondo o con lo slittino per far divertire i più piccoli.
La carta di Chiusa per spostarsi
E per chi ama il turismo slow ci sono gli autobus per raggiungerlo: utilizzando la carta di Chiusa, si viaggia gratis dappertutto. Anche gli uffici turistici, a Chiusa e a Villandro, sono una miniera di informazioni dove trovare di tutto: dalle malghe e alberghi per i soggiorni alla pubblicazione che informa su negozi, taxi e, soprattutto, il programma delle escursioni settimanali che portano sugli alpeggi: sono gratuite per chi soggiorna in valle.
L’alpe di Velturno
L’altro alpeggio su questo versante è l’alpe di Velturno da dove si prosegue per andare al rifugio Chiusa. E poi ci sono Barbiano con le cascate e le famose Tre chiese che si raggiungono solo a piedi, tre graziose cappelle gotiche, poste una accanto all’altra, e il Sentiero Pino Mugo con la sua distilleria dove testare e acquistare le essenze dall’aroma intenso e dagli effetti benefici.
Un’oasi di benessere
Sull’altro versante, invece, c’è Gudon, un paese da cartolina, da dove partire per risalire il bosco e raggiungere quota 1.160 dove si trova lo Gnollhof Hotel, un’oasi di benessere di proprietà della famiglia Verginer da quattro generazioni (gnollhof.it, da euro 120 per persona con la pensione ¾, utilizzo del centro benessere e del campo da tennis). Margit Verginer e la figlia mi raccontano la storia di questo albergo-paradiso: «In questa zona, nella seconda metà dell’Ottocento, c’erano i bagni Froy e la famiglia ai tempi aveva un maso. Qualcuno ha cominciato a chiedere se avevamo una stanza da affittare e a poco a poco è iniziata l’attività alberghiera della famiglia». Una realtà che, a vedere la nazionità degli ospiti, è oggi internazionale: Margit ne ha contate, per un periodo, 18 diverse! L’hotel è garanzia di ospitalità ma anche di libertà. Liberi di riposare, di passare del tempo nel centro benessere con saune e bagno turco, di sciogliere le tensioni nella piscina a sfioro con vista sulla valle, in quella interna o nell’idromassaggio all’aperto che dà sui prati, gli stessi che si vedono da molte camere. Un paesaggio di verde e silenzio, con il bosco alle spalle dove fare forest bathing, andare in bici o camminare per raggiungere, per esempio, il paese di Laion. O, raccomanda Margit, andare al Rescesa dove la vista si apre verso la Val Gardena, la Valle d’Isarco, lo Sciliar ed il Gruppo del Sassolungo. A meno di non voler perdere il fantastico buffet dei dolci che attende gli ospiti ogni pomeriggio, appuntamento a cui è difficile resistere se si rimane in albergo. La sera, si cena nel ristorante tutto vetri che dà sulle montagne. Si è lontani da tutto, non dalla natura e dal silenzio. Il respiro del bosco si sente, viene proprio da salutarlo rendendogli omaggio quando si scende di quota, grati di tanto benessere.
Giorni di festa a settembre
Fino al 17 settembre, in occasione delle settimane della Prugna di Barbiano, i ristoranti propongono piatti con nuove interpretazioni del frutto, mentre nei negozi si trovano pane e marmellata alle prugne. Non mancano le escursioni guidate con visita alle fattorie.
Dal 15 al 17 settembre festa del Törggelen a Chiusa, un invito a degustare vino novello, castagne appena arrostite e piatti tipici fra le bellissime vie della cittadina.
Dal 18 settembre appuntamento gastronomico a Verdignes, con i piatti della cucina contadina dell’Alto Adige dedicati alla farina di pere.
I siti da consultare: www.klausen.it e www.suedtirol.info