Faraoni, mummie, piramidi e limo ci accompagnano dalle elementari, riempiono libri, documentari e podcast. Eppure, arrivi in Egitto e rimani a bocca aperta: la sua ricchezza supera ogni immaginazione. E quest’anno il Paese è tornato fra le destinazioni più richieste da milioni di persone: scendono dalle navi da crociera negli stessi porti, affollano i siti archeologici e le sale del Museo Archeologico del Cairo con il tesoro di Tutankhamon che in futuro sarà trasferito nel nuovo Grande Museo Egizio già visitabile a Giza ma ancora in attesa dell’inaugurazione ufficiale e dell’allestimento completo (visit-gem.com/en).
Il modo alternativo per visitare l’Egitto
Un modo alternativo per visitare l’Egitto esiste. Si chiama dahabeya, la barca “dorata”, modellata su quella usata da faraoni e antichi Romani, dalla spedizione di Napoleone e dai primi viaggiatori dell’800. Due vele triangolari issate quando il vento è a favore (altrimenti è trainata da un piccolo rimorchiatore), poche cabine (con servizi), un ponte su cui si trascorre il tempo navigando a ritmo lento.
Nel deserto di Fayyum
Insieme a Cheope, Kefren e Micerino, l’enigmatico sorriso del leone dal volto umano si intrufola in migliaia di selfie. Pochi chilometri più a sud della Sfinge, però, si scopre che le tre piramidi di Giza hanno rivali altrettanto imponenti e prive di folla. In quella romboidale di Snefru una scala di legno porta al cunicolo di accesso alla sala sepolcrale: è emozionante come quella di Cheope & Co ma è gratis e non si fa la coda. E la piramide a gradoni di Maidum supera in grandezza la più nota Saqqara. Risale all’Antico Regno, di cui è l’ultima testimone: dopo di lei nessun’altra fu costruita in questo stile. Siamo a ridosso del deserto di Fayyum, dove ai safari in jeep sulle dune altissime si alternano le soste su inattesi specchi d’acqua come il lago Qurun, gremito di donne con bambini che giocano e ragazzi che cercano refrigerio sotto la cascata. Nelle botteghe di Tunis, il villaggio dei vasai, gli uomini realizzano molti degli oggetti venduti nel resto dell’Egitto e di sera aprono le porte ai rarissimi turisti. Più vicina al Nilo, la necropoli di Bani Hassan conserva tombe principesche di una bellezza sorprendente. Si conquista con un sentiero in salita che ripaga con una vista mozzafiato sul fiume capace di spezzare l’universo ocra dipingendolo di blu e di verde. A poca distanza, Minya è la cittadina da cui può iniziare la navigazione in dahabeya.
L’Egitto navigando in dahabeya
Il profumo del caffè che si sprigiona dalla moka è il buongiorno speciale per gli ospiti italiani. Si aggiunge al delizioso buffet sul ponte dove ci si gode la navigazione fra una tappa e l’altra. Lungo il percorso si attracca su una spiaggetta delimitata da un boschetto di manghi e perfetta per un tuffo nel Nilo. Questa esperienza è uno dei privilegi della dahabeya, che può fermarsi anche fuori dai porti affollati. Così i principali siti archeologici si visitano nelle ore migliori e durante il resto della navigazione si può scoprire la vita quotidiana di persone che raramente incontrano stranieri. A Basaw si scende per una passeggiata fra le case color pastello intervallate da piccoli orti. Mentre le donne preparano il pane per la settimana, gli uomini invitano a unirsi a loro per la pesca. Dispongono le barche in cerchio e battono sull’acqua con un bastone per spingere i pesci verso le reti. Di sera, attorno al fuoco, i bastoni diventano protagonisti di una danza tradizionale nubiana ritmata dal tamburo. Per raggiungere il tempio di Horus dedicato al sole si attraversa Edfu in carrozzella, fra bancarelle con cesti di datteri, frutta e verdura. Un paio di giorni a settimana, il villaggio nubiano di Daraw diventa un enorme mercato di cammelli che arrivano dal Sudan. Negli altri, è una carrellata di vita locale: ci sono i sarti che cuciono davanti a minuscole botteghe, c’è il bar dell’angolo con il miglior caffè della zona, ci sono le sedie per il cinema all’aperto che in realtà è una stanza con un televisore acceso a pagamento.
L’Egitto di Luxor
La città sul Nilo è il punto di partenza o di arrivo di quasi tutte le crociere e perciò è sempre affollata. Ma ci si può dimenticare dei turisti se si sceglie un hotel con vista sulla Valle dei Re, dove puntare la sveglia all’alba per godersi lo spettacolo delle mongolfiere che si alzano in volo davanti alla finestra. Poi, durante il giorno, regalarsi un drink nello storico Winter Palace, un gioiellino in stile vittoriano immerso in un giardino secolare (per cenare nell’ottimo 1886 Restaurant è richiesto un dress code piuttosto rigido). Venne costruito da un italiano e ospitò anche Howard Carter, l’archeologo che scoprì la tomba di Tutankhamon, e Agatha Christie, che qui scrisse Assassinio sul Nilo. Quanto al tempio di Luxor, il consiglio è di visitarlo nel tardo pomeriggio, aspettando il tramonto. È molto suggestivo ed è più economico del classico spettacolo di “suoni e luci” offerto ai turisti. Una visita così non si dimenticherà mai! Se poi c’è ancora tempo, l’ideale è dedicare un giorno ad Abydos e Dendera, due dei templi più belli dell’Egitto. Il primo era un antichissimo centro religioso divenuto meta di pellegrinaggio: gli Egizi ritenevano che vi si trovasse la tomba del dio Osiride; nel secondo ti aspettano soffitti eccezionali. E spingendosi, infine, anche ad Akhmim si potrà vedere la rarissima statua di Meret Amun, figlia (e moglie) di Ramses II, il Grande.
L’itinerario
Per l’Egitto serve il passaporto o la carta d’identità (con due fototessera). Il visto si ottiene all’arrivo. Il periodo migliore va da aprile a giugno e da settembre a novembre.
La navigazione più classica in dahabeya dura 4 o 5 giorni e va da Luxor ad Assuan o viceversa. Avendo più tempo a disposizione, si può partire da una città a ridosso del deserto o immediatamente a sud del Cairo e risalire tutto il Nilo fino al lago Nasser.
L’operatore con cui partire
Il tour di 14 giorni proposto dall’operatore All That World (allthatworld.it) abbina la navigazione alla visita del Cairo con la zona archeologica di Giza, alla necropoli di Luxor, al deserto e alle oasi di Fayyum.