Il mio primo viaggio in Giappone? Un classicone, o quasi: Tokyo, Kyoto, con una puntata sul monte Koya e a Kanazawa, la città dei samurai. Ma il carattere di questo Paese, impenetrabile e accogliente allo stesso tempo, aveva già fatto centro. Il desiderio di tornare si è mantenuto vivo per qualche anno finché, pochi mesi fa, sono finalmente riuscita a programmare una nuova partenza. Questa volta con un intento diverso. Toccare con mano la sua anima meno turistica e più autentica. Che per me significa scoprire le realtà extraurbane, dove le esperienze umane diventano memorabili. Itinerari alternativi per sentirsi parte, anche solo per qualche attimo, di una quotidianità dal sapore zen.
Si parte da Osaka, la capitale dello street food
L’arrivo, naturalmente, doveva prevedere il passaggio nell’aeroporto di una grande città: la scelta è ricaduta su Osaka, che nel primo viaggio avevamo bypassato senza rimorsi. Questa volta la sua posizione si è rivelata ideale per spostarsi poi verso altre destinazioni del cuore. Ci siamo fermati giusto un giorno e mezzo, per riprenderci dal volo e assaggiare qualche prelibatezza. Al primo posto? L’okonomiyaki, una frittella salata a base di cavolo. Osaka è la capitale del cibo di strada: troppo caotica per i miei gusti (di sera, passeggiare lungo il canale di Dotonbori può essere un’esperienza straniante, con la sua fiumana di gente), ma comunque capace di regalare momenti di serenità.
Quando meno te lo aspetti, ti imbatti in un tempio qualsiasi, nascosto in mezzo ai grattacieli, dove genitori e bambini fanno tappa la mattina presto prima di andare a scuola e al lavoro. Era proprio questo il Giappone che volevo scoprire stavolta. Andando ancora più in profondità. E, nel giro di dieci giorni, passare, in treno, dall’oceano alle montagne, con in tasca un Japan Rail Pass regionale (jrailpass.com).
In bici tra le isole del Mare di Seto
Mai avrei pensato di saltare in sella a una bici elettrica per scoprire il Giappone! E ringrazio la casualità con cui, mentre stavamo pianificando le tappe, abbiamo scoperto la Shimanami Kaido, o Blue Line, la pista ciclabile che parte da Onomichi, una cittadina deliziosa arroccata sulle colline, e arriva a Imabari, famosa per la produzione di asciugamani, unendo, attraverso ponti avveniristici, sei isole nel Mare interno di Seto (visitshimanami.com). È stata costruita alla fine degli anni Settanta ed è lunga circa 60 chilometri.
Noi l’abbiamo percorsa in due giorni, spezzando l’itinerario più o meno a metà, sull’isola di Omishima. A posteriori, avrebbe meritato un po’ più di tempo: non tanto per la distanza, fattibilissima in bici pur non essendo noi dei ciclisti provetti (e comunque le isole sono ben collegate anche da una rete di autobus, ed è tutto a misura di ciclista: dalle aree di sosta e riparazioni fino al trasporto bagagli), ma per la moltitudine di bellezza così variegata. Con il vento in faccia, tra salite e discese, abbiamo attraversato agrumeti, paesini di agricoltori, punti panoramici dove gli anziani pescatori della zona si incontrano la mattina presto per chiacchierare, altari e templi shintoisti e buddisti, spiagge, tanto verde. Certo, essendo sulla costa, anche alcuni cantieri di cittadine portuali. Ma c’era sempre qualcosa di autentico da osservare anche lì.
Nel distretto del denim
Nel settore moda dici jeans artigianali e di alta qualità, e pensi al Giappone. La curiosità di indagare meglio questa connessione ci ha portati a Kurashiki e a Kojima in particolare, una zona periferica (circa 30 minuti di autobus dal centro) famosa per la produzione del denim. Qui ci siamo dedicati a un po’ di shopping e qui io ho comprato i miei primi “banana trousers”, un modello a vita alta con taglio ampio che poi si restringe sul fondo (a detta della commessa, molto di moda tra le giapponesi). Immagina una strada, intervallata da giardini e residenze storiche, dove tutti i negozi vendono jeans, e anche la limonata è blu indaco. Non ci è sembrata una meta troppo conosciuta, oppure siamo stati fortunati a trovarla poco affollata.
A differenza del quartiere storico e pittoresco di Bikan a Kurashiki, più turistico ma di un fascino speciale soprattutto by night, con le sue botteghe di sakè, tè, case tradizionali, magazzini del riso risalenti al periodo Edo (1603-1868) e Meiji (1868-1912), che costeggiano il fiume attraversato da scenografici ponticelli in pietra.
Lungo il Kumano Kodo
Patrimonio Unesco, il Kumano Kodo è una via di pellegrinaggio, composta da una rete di sentieri millenari e gemellata con quella di Santiago di Compostela, che attraversa le montagne sacre della penisola di Kii, a sud di Osaka e Kyoto, sull’isola di Honshu. Non è l’unica in Giappone, ma tra le più venerate. Noi abbiamo fatto a piedi solo un tratto, che fa parte della Nakahechi Route, o rotta imperiale, percorsa come rito di purificazione da intere corti in marcia. Due giorni di cammino, zaino in spalla (le valigie depositate in un locker alla stazione di Tanabe), con un debutto, a Takijiri Oji, un po’ ripido e impegnativo fatto di gradini rocciosi. Che però ti ripaga con foreste di cedri, villaggi di montagna, risaie e santuari, come il Kumano Hongu Taisha affiancato dalla porta torii più grande del Paese.
A Yunomine Onsen, la tappa finale, abbiamo avuto l’impressione di trovarci in un angolo del Giappone davvero autentico, circondati dai vapori della stazione termale (là si chiama onsen) dove rilassarsi la sera dalle fatiche della camminata. Il bello è anche poter dormire nelle minshuku, case private lungo il sentiero che ospitano i pellegrini. Un’opportunità unica per sedersi a tavola con la gente del posto e gustare, come è successo a noi, un inaspettato barbecue alla giapponese.
Viaggio alternativo in Giappone: le info utili
Dove dormire
Percorrendo in bici la Shimanami Kaido, ci siamo fermati sull’isola di Omishima per una notte e abbiamo pernottato in una delle tende a igloo, con vista sull’oceano, di Wakka (wakka.site/en). È un glamping bike-friendly dal design nordico, che offre anche il servizio di cycle taxi se ti stanchi di pedalare. A Kurashiki, invece, la nostra scelta è ricaduta sull’hotel Ivy Square (ivysquare.co.jp), in ottima posizione, ricavato in un ex cotonificio dai mattoni rossi, con grande nota di merito per il bagno pubblico (chiamato sento) interno.
Dove mangiare
Se vuoi mangiare dell’ottimo sashimi o una hot pot calda a base di riso e orata freschissima, sull’isola di Omishima fermati da Kuroshio (@kuroshio9) gestito da una famiglia di pescatori. Da provare il polipo, quando disponibile. A Kurashiki, la bottega Shisui merita una tappa per gustare cocktail a base di tè tostato hojicha e onigiri alla griglia (@shisui_kurashiki).
Shopping
Nel distretto del denim di Kojima, fermati nel negozio del brand artigianale Momotaro. Compreso nel prezzo c’è anche il servizio di sartoria per accorciare i jeans sul momento (momotaro-jeans.com).
Per informazioni
japan.travel, il sito dell’Ente del turismo del Giappone; kumano-travel.com per prenotare i pernottamenti lungo il pellegrinaggio del Kumano Kodo.