In occasione della Design Week, il New York Times ha dedicato a Milano una mini guida dei monumenti da non perdere nel capoluogo lombardo. Città che negli ultimi anni ha definitivamente perso la fama di città incolore attestandosi come una delle mete più apprezzate dai turisti stranieri che visitano il Belpaese (non a caso il quotidiano americano ha inserito la città fra i “place to go” del 2025). Fra i 10 luoghi da vedere assolutamente a Milano, il NYT inserisce monumenti d’obbligo come il Duomo e il Castello Sforzesco. Ma anche edifici di grande interesse architettonico come la Torre Velasca, l’elegantissima Villa Necchi Campiglio e il rivoluzionario Bosco Verticale.

L’ascesa di Milano secondo il New York Times

«Milano – scrive il NYT – è una delle città più grandi e influenti d’Italia: fondata nel 590 a.C., divenne infine la capitale della regione Lombardia. Eppure, per secoli, è stata in parte trascurata come centro culturale; mentre Roma, Firenze e Venezia erano ampiamente considerate le culle della produzione intellettuale e artistica italiana, Milano era vista principalmente come una città grigia, poco romantica, dominata da industria e finanza».

Il New York Times ricorda tuttavia come il “miracolo economico italiano” del dopoguerra fece emergere Milano come centro del design. «Grandi aziende come Pirelli, Olivetti e Fiat – rispettivamente produttrici di pneumatici, attrezzature per ufficio e automobili – iniziarono a sostenere designer come Gio Ponti ed Ettore Sottsass, dando vita a esempi duraturi del design italiano, come il grattacielo Torre Pirelli del 1958 del primo e la macchina da scrivere Valentine del 1969 del secondo». Il quotidiano americano sottolinea infine l’ascesa del capoluogo lombardo come capitale della moda negli anni ’80: «Molti degli edifici architettonicamente significativi costruiti da allora furono commissionati e finanziati dai principali marchi della città nei settori della manifattura, dell’editoria e, soprattutto, della moda».

1. Duomo, il simbolo di Milano

Fra i 10 monumenti di Milano segnalati dal New York Times la prima tappa è naturalmente il Duomo. L’edificio è simbolo del capoluogo lombardo con le sue guglie gotiche, la Madonnina svettante e l’interno dalle enormi vetrate istoriate. La costruzione della cattedrale iniziò nel XIV secolo sotto la guida di Gian Galeazzo Visconti, ma – precisa il NYT – «i lavori continuarono a fasi alterne per secoli, anche se si registrò un importante avanzamento nei primi anni dell’800, quando Napoleone, incoronato re d’Italia proprio nel Duomo, ordinò il completamento della facciata».

2. Galleria Vittorio Emanuele, salotto di Milano

A seguire la Galleria Vittorio Emanuele, il “salotto di Milano” che collega Piazza Duomo a Piazza della Scala. Progettata in stile neorinascimentale dall’architetto emiliano Giuseppe Mengoni, fu completata nel 1877 e oggi è percorsa da orde di turisti che affollano i ristoranti storici come il Savini e si lustrano gli occhi di fronte alle vetrine dei negozi di moda, da Prada a Louis Vuitton.

3. Villa Necchi Campiglio, eleganza anni ’30

Villa Necchi Campiglio

Terza posizione per Villa Necchi Campiglio, costruita tra il 1932 e il 1935 per l’importante famiglia di industriali da cui prende il nome dall’architetto Piero Portaluppi «noto per fondere le forme geometriche del Bauhaus con materiali sontuosi — come il marmo verde giada del Prato — e le tecnologie più moderne». La dimora ha costituito il set del film Io sono l’amore (2009) di Luca Guadagnino.

4. Villa Borsani, geometria e funzionalità

A seguire Villa Borsani, a Varedo, che l’architetto Osvaldo Borsani completò per la sua famiglia nel 1945 in stile razionalista, fra forme geometriche e funzionalità. «All’interno si trovano pezzi in legno curvato e gomma industriale di Tecno, l’azienda fondata da Borsani con il fratello, e soluzioni innovative per l’epoca».

5. Castello Sforzesco, un tuffo nel passato

Il Castello Sforzesco, uno dei più grandi edifici fortificati d’Europa, non poteva mancare nell’elenco del NYT. Intitolato alla famiglia Sforza, che governò Milano nel XV e XVI secolo, fu residenza delle famiglie regnanti fino all’unificazione d’Italia nell’Ottocento. Nel 1948, dopo essere stato pesantemente danneggiato dai bombardamenti alleati, fu oggetto di un radicale restauro da parte del Comune di Milano.

6. Torre Velasca, esempio post-razionalista

La Torre Velasca, situata nei pressi di Piazza Missori, fu realizzata nel 1955 su disegno dello Studio BBPR. È un grattacielo di 26 piani, fra i pochi pochi esempi italiani di architettura post-razionalista brutalista – un razionalismo dallo stile non ben definito, ascritto sia al Neoliberty sia al Postmodernismo – e oggi ospita uffici, appartamenti e ristoranti. «Con rivestimenti in pietra scura, – scrive il quotidiano americano – finestre incassate e una sommità a forma di fungo sorretta da mensole a vista, ricorda le torri medievali».

7. Santa Maria Annunciata, la chiesa di Giò Ponti

La Chiesa di Santa Maria Annunciata, costruita da Giò Ponti tra il 1964 e il 1969 accanto all’Ospedale San Carlo Borromeo, è un edificio poco conosciuto dagli stessi milanesi. Il New York Times ne sottolinea il motivo a diamante che ispira gran parte dell’opera di Giò Ponti: «Pianta, porte, finestre e altare hanno forme ispirate ai diamanti. Persino le migliaia di piastrelle della facciata sono sfaccettate come pietre preziose».

8. Ristorante Da Giacomo, nel segno del liberty

«Con le sue boiserie verdi, tende di pizzo fatte a mano e sedie d’epoca, il ristorante Da Giacomo sembra risalire alla fine dell’Ottocento, epoca d’oro dello stile Liberty», scrive il New York Times per descrivere questo locale esteticamente pregevole, notoriamente caro ma piuttosto gettonato dai turisti.

9. Bosco Verticale, architettura e sostenibilità

Il Bosco Verticale – 111 appartamenti distribuiti in due torri di 19 e 27 piani – è fra gli edifici recenti di Milano più noti a livello internazionale. «Realizzato nel 2014 dall’architetto Stefano Boeri nel quartiere Porta Nuova, il Bosco Verticale è un esperimento di architettura sostenibile», scrive il New York Times precisando che il complesso è in grado di creare un microclima «che raffresca gli interni durante le estati afose milanesi».

10. Fondazione Prada, arte e design a Milano

Decima tappa milanese raccomandata dal New York Times è la Fondazione Prada. Situata in un’ex distilleria di gin ristrutturata dall’architetto Rem Koolhaas e dallo studio OMA, ospita mostre permanenti e temporanee con un design – scrive il quotidiano americano – «che combina materiali industriali e dettagli sorprendenti: come la schiuma metallica ignifuga usata per rivestire il Podium, o la Haunted House, interamente coperta in foglia d’oro a 20 carati».